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Link  Building

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Cos’è la
link building?

Link building: prima di parlarne è bene presentare il contesto nel quale questa tecnica opera.

Link building: prima di parlarne è bene presentare il contesto nel quale questa tecnica opera.

Quando si avvia un sito web, gli aspetti più critici si presentano sempre dopo la sua messa online: visibilità e traffico.

Tempo fa qualcuno ebbe a dire che “il posto migliore dove nascondere un cadavere è nella seconda pagina di Google”. All’epoca era sicuramente vero. La prima pagina della Serp di Google era tutto. Oggi le cose sono cambiate perché nella generalità dei casi l’utente trova quello che cerca già nei primi 4 o 5 risultati e quindi, spesso, per non farsi trovare basta nascondere il cadavere al fondo della prima pagina.

Questa consapevolezza porta il proprietario dei sito ad affrontare un calvario, cimentandosi con il glossario tecnico di settore, fatto di acronimi, termini e concetti decisamente specifici, con i quali occorre prendere confidenza per capire come aumentare la visibilità del proprio blog o sito web. Non fosse altro che per valutare le proposte dei consulenti Seo la cui funzione è l’elaborazione delle strategie di posizionamento.

Il primo termine con cui si viene a contatto è “SEO”, letteralmente “Search Engine Optimization” ovvero “Ottimizzazione per i Motori di Ricerca” ed indica un insieme di tecniche utilizzate innanzitutto nella progettazione e realizzazione del sito e nel suo popolamento con testi idonei.

Inizialmente “fare SEO” era abbastanza semplice perché semplici erano i motori. Oggi la SEO richiede competenze sempre più estese: semantica, intenti di ricerche, User Experience e molto altro ancora, sono fattori di posizionamento di importanza primaria.

Nell’ambito della “Seo Off Page”, quindi nell’ambito delle strategie di posizionamento che non riguardano il sito, i suoi testi, la sua struttura, il posizionamento è possibile migliorarlo con l’ausilio di altre tecniche, prima fra tutte la Link Building.

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#01

Link Building
in breve

Wikipedia definisce la “link building“ come una tecnica SEO volta ad incrementare il numero di link in ingresso verso un sito web. Lo scopo di questa pratica, in sostanza, è quello di far crescere la popolarità del sito in questione, con lo scopo di aumentarne l’autorità ed il trust.

La varietà di strategie che si possono applicare per realizzarla sono molteplici e sono molti i blog più o meno autorevoli che suggeriscono metodi anche fantasiosi per acquisire i link.

La citazione delle fonti è sicuramente uno dei metodi più utilizzati per la link building perché di fatto è uno strumento veloce, non ha particolari controindicazioni e fornisce autorevolezza al sito (in questo caso Wikipedia non ne avrebbe certo bisogno, ma essere una delle fonti più citate ha aiutato negli scorsi anni questa enciclopedia a posizionarsi in ottime posizioni sui motori di ricerca).

Chiaramente Wikipedia è un esempio quasi unico nel suo genere visto e considerato che può guadagnare citazioni in ogni ambito della blogosfera. Nel caso di siti web molto più piccoli, e/o di attività commerciali, ottenere dei link in entrata è molto più difficile a causa di vari aspetti.

La link building palesemente forzata può essere controproducente perché Google non vede di buon occhio i siti web che tentano la scalata nei motori di ricerca grazie a trucchetti e tecniche manipolative di vario genere. Non a caso, periodicamente, la società di Mountain View modifica l’algoritmo che si occupa dell’indicizzazione e i “furbetti” spesso si ritrovano a sparire da Google Search.

#02

Cos’è la
“link baiting”?

Quando si parla di link building si finisce spesso per incontrare un altro termine strano: “link baiting”. Questo è un termine che poche persone conoscono anche se in realtà sono partecipi di questa tecnica a loro insaputa.

Ebbene si, ogni volta che un utente decide di condividere un contenuto, sia esso un articolo, un’infografica, un’immagine o un video, sta partecipando alla “link baiting” di un sito web.

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Gli esperti di indicizzazione SEO hanno dibattuto per anni sulla questione: c’è chi ritiene la condivisione sui social network uno strumento utile per l’indicizzazione e chi è convinto che non influisca minimamente. La verità probabilmente sta nel mezzo: in passato era uno strumento molto utile, ora molto meno.

Qualche anno fa, infatti, Google assegnava ad ogni sito web indicizzato un valore di page rank (da 0 a 10). I siti web che superavano il valore 8 erano i siti di primaria importanza come Google, Facebook, Twitter, Wikipedia ecc. e per un sito web era fondamentale superare il valore “0” ed accedere almeno a un “3” o un “4” per migliorare il suo posizionamento sui motori di ricerca. I social network potevano accelerare questo passaggio. Per un periodo, ad esempio, Google ha tenuto conto di Google+ per l’indicizzazione dei contenuti. Ora questo strumento è stato addirittura chiuso e questo fa capire come Google riveda spesso gli algoritmi di indicizzazione.

Attualmente, invece, la condivisione sui social è diventata una tecnica così diffusa che potrebbe essere fuorviante per un motore di ricerca. Dopotutto, l’articolo più condiviso su una determinata materia potrebbe non corrispondere all’articolo più utile per l’utente.

Ma al di là delle congetture da esperti SEO o pseudo tali, non si può negare che una condivisione sui social può rendere un determinato contenuto “virale” e questo porta comunque moltissimo traffico che, in funzione delle finalità del sito, potrebbe essere di grande valore.

#03

Cos’è la
“link earning”?

Si tratta della capacità di un sito di guadagnare backlink in maniera naturale. Si basa quindi sulla pubblicazione di contenuti di qualità che possono suscitare l’interesse ed esser reputati meritevoli di un link da parte di altri siti.

Si tratta di una tecnica di tipo meritocratica e presuppone che il sito smetta di pensare ad indicizzazione e posizionamento e si preoccupi di generare contenuti utili ed interessanti.

Dopotutto ci sono siti web che scrivono per Google e altri che scrivono per i lettori. Il principio alla base della link earning è quindi molto semplice: se un contenuto è davvero valido, gli utenti che lo leggono si sentiranno spinti a condividerlo senza che qualcuno chieda loro di farlo.

Guadagnare link in entrata in questo modo è una soluzione naturale molto apprezzata da Google ma che richiede molto tempo e competenze. Per acquisire autorevolezza potrebbero essere necessari mesi, o addirittura anni, e non basta certo un unico contenuto di qualità per creare un pubblico di utenti “fedeli” che salvi il nostro sito nei preferiti e che non veda l’ora di leggerne e segnalarne i contenuti.

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# 1 — Guest Post

Il guest posting è una tecnica molto utilizzata e, se ben attuata, spesso l’utente non si rende conto di leggere un articolo costruito ad arte per piazzarci un link. Generalmente il guest posting viene utilizzato dalla aziende che vogliono promuovere la propria attività o un determinato servizio.

Blog tematici di vario genere ospitano quindi articoli che trattano di argomenti attinenti e promuovono più o meno esplicitamente un sito, un’azienda, un prodotto o un evento.

Si tratta di una delle tecniche di link building più sicure a patto di sapere cosa si fa.

Ma come dicevamo nei paragrafi precedenti, il metodo migliore per ottenere visibilità è quello di offrire contenuti efficaci ed utili per i lettori. E qui entra in gioco un nuovo termine:

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# 2 — Search Intent

Cos’è il “search intent”?

Letteralmente significa “intento di ricerca”. Si tratta di una delle “rivoluzioni” di Google che nel 2013 ha fatto un grosso passo avanti nel concetto di Web Semantico (e quindi di Seo Semantica) e come tale il search intent merita un approfondimento più accurato.

Il search intent in breve.

Sostenendo che “fare seo” era più semplice, ci si riferisce in particolar modo alle innovazioni introdotte con Hummingbird 2013.

Nell’era pre-Hummingbird le query di ricerca erano focalizzate sulle keyword. Tralasciando concetti come keyword stuffing e keyword density, era la presenza delle keyword a qualificare il testo e, soprattutto nella prima fase, più la keyword era ripetuta, meglio ci si posizionava.

Con l’update Hummingbird, Google non tratta le query come una serie di termini disgiunti, impegnandosi a riconoscerle come query discorsive, per fornire risultati pertinenti all’intera frase cercata grazie all’analisi l’intero contenuto della pagina.

Due anni dopo Google lancia RankBrain e poi ancora Bert. L’obiettivo è l’autoapprendimento: esaminando il contenuto, le query ed altri fattori, Google, sempre più, interpreta le intenzioni di ricerca dell’utente.

Cosa sono nel concreto gli intenti di ricerca?

Facciamo un esempio:

Ricerca 1 – Cos’è la SEO?

Ricerca 2 – Dove trovo un consulente SEO?

Ricerca 3 – Seo Agency Web Net

Queste tre ricerche, se eseguite in era pre-Hummingbirg, avrebbero condotto alla stessa serp o comunque a serp molto simili.

Oggi restituiscono tre diverse serp perché Google identifica l’intento che sta alla base della ricerca:

Intento INFORMAZIONALE – Cos’è la SEO?

Intento TRANSAZIONALE – Dove trovo un consulente SEO?

Intento NAVIGAZIONALE – Seo Agency Web Net

 

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Sintetizzando possiamo affermare in tutta serenità che la Link Building è una tecnica di grande potenza ma anche estremamente delicata da maneggiare.

Google modifica continuamente il suo algoritmo di indicizzazione e posizionamento con l’intento di fornire risultati di ricerca sempre più pertinenti.

I link in ingresso sono sempre un fattore di grande importanza ma il contesto in cui vengono pubblicati e le modalità utilizzate nel linkare rivestono un’importanza strategica per ottimizzare l’intera strategia.


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