La link building è morta… come la SEO?
Ogni tanto ci si ritrova ancora a parlare di link buinding, dopo anni in cui si sente nominare link baiting e link earning, sia con altri professionisti del settore, sia con clienti che dopo aver raccolto informazioni e letto ebook o manuali vogliono approfondire la spinosa questione… spinosa, sì, perchè la link building così come se ne parlava nel 2000 è cambiata! è cambiato così come cambia il web, così come cambia la fruizione delle informazioni da parte delle persone, così come cambia la gestione delle risposte alle nostre interrogazioni da parte dei motori di ricerca.
E parliamo pure di Google, perchè, nella maggior parte dei casi, parlando di SEO e di link building, parliamo di posizionamento su Google.
Voglio posizionarmi in prima pagina: creo tanti link con anchor text corrispondente alla parola chiave per cui voglio posizinarmi
Sembra una fuffata colossale, eppure anni e anni fa (nel triassico del web) si faceva così: si creavano una serie di link assolutamente artificiali con testi di ancoraggio assolutamente forzati, per influenza il posizionamento sui motori di ricerca.
Funziona ancora la creazione di link taroccati?
Google nel 2004 si era già rotto le scatole quanto bastava!
Ecco perchè fa entrare in scena il rel=”nofollow”, che inizialmente si usava in tutti i link di una pagina per far sì che il motore non li seguisse, e che adesso si usa solitamente su singoli link specifici (soprattutto dopo il momento di panico da scambio link o creazione di link farlocchi da parte di molti SEO).
ah io i link nel mio sito/blog non li metto più, perchè poi Google mi penalizza
- se sono link utili , se sono link di approfondimento, se portano a risorse interessanti per le persone, perchè Google dovrebbe penalizzarti?
- se sono link sponsorizzati, pubblicitari e simili, inseriscili e non farli seguire e dichiarando chiaramente che non sono risorse utili!
Con il rel=”nofollow” infatti Google sa di non dover seguire uno specifico link e non passa page rank: problema risolto alla radice.
Dove è meglio usare rel=”nofollow”?
E’ consigliato usarlo con:
- guest post di bassa qualità con link
- article marketing con anchor troppo spinta
- stesso contenuto su più articoli con stessa anchor
APPROFONDIMENTO: Utilizzo di rel=”nofollow” per link specifici
Negli anni si è sempre più andati nella direzione che mira alla creazione di contenuti utili, interessanti, curiosi, in modo da far generare quanti più link spontanei possibile. In questo modo non si creano link, si creano risorse (testi, immagini, infografiche, video, ecc) e le persone che fruiscono di tali risorse e le considerano importanti creano i link.
Google premia sicuramente i siti di alta qualità senza link forzati, che propongono risorse che ottengono link e apprezzamenti spontanei (e che gestiscono in modo coerente il rel=”nofollow” per link artificiali).
Ma allora ha ancora senso parlare di link building, article marketing, guest posting…?
Si, perchè per non rischiare di cadere nelle grinfie di penguin o di qualsiasi altro algoritmo di Google basta seguire il buon senso oltre che le regole.
Basta che non ci fossilizziamo su possibili keyword stuffing (non chiedetemi “scrivimi un articolo di 500 parole in cui la parola X sia ripetuta almeno 20 volte” altrimenti rischiate una rispostaccia), basta che non cadiamo in vecchi schemi di link (“mi dai un link in home che te ne do uno anch’io”… io ho anche le figurine, se vuoi scambiamo anche quelle) o almeno stiamo attenti con l’uso di anchor text troppo precise o tecniche, che san ben poco di naturale!
E se fino ad ora non ho fatto attenzione a queste cose?
Teniamo sempre sotto controllo Google Search Console: Google non è così cattivo, e notifica l’eventuale presenza di link innaturali (cui si può porre rimedio con il disavow).
APPROFONDIMENTO: Disavow e rifiuto dei backlink