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SEO ranking: come funziona e quali sono i nuovi fattori SEO del 2021

Con il termine ranking nella SEO si intende la classifica di tutti i risultati che Google restituisce all’utente per una determinata query, in base alla pertinenza e alla rilevanza. Quando, infatti, digitiamo una ricerca su Google il motore di ricerca ci restituisce una serie di risultati organizzati secondo un principio di gerarchia stabilito dal Page Rank, ovvero un sistema che assegna un valore (da 0 a 10) per ogni pagina di un sito web. L’algoritmo del  Page Rank è molto complesso e si basa sui link ricevuti e su altri centinaia di valori (la maggior parte dei quali segreti). Si tratta dei cosiddetti fattori SEO. Vediamo insieme quali sono i più importanti e in che modo determinano il posizionamento di una pagina in Serp.

Fattori SEO: quali sono i principali?

I fattori di ranking su Google sono tantissimi (oltre 200) e determinano il posizionamento di una pagina per una specifica query. Volendo fare una semplificazione, possiamo dire che i fattori SEO riguardano principalmente:
  • Il dominio: anzianità, costanza dei contenuti nel tempo, anno di registrazione, dominio di primo livello geograficamente coerente con il target nazionale, ecc…
  • I fattori di seo on-page: ottimizzazione dei meta tag (title, url, meta description), ottimizzazione degli heading tag (h1,h2,h3,ecc…), keyword density, esaustività dei contenuti, utilizzo di parole chiave correlate, velocità di caricamento, ottimizzazione delle immagini, ecc…
  • I fattori di seo on-site: protocollo HTTPS, unicità dei contenuti (no alle pagine duplicate), frequenza di aggiornamento dei contenuti, quantità di pagine indicizzate, presenza della sitemap, breadcrumb, ottimizzazione mobile, dati strutturati, link bulding interna, velocità del sito, ecc…
  • I fattori di seo off-site: questi si riferiscono principalmente al numero e alla qualità di backlinks (cioè i link esterni che arrivano sul nostro sito. Oltre alla quantità, il valore dei backlinks è determinato anche dalla verticalità del sito, dalla pertinenza del settore, dalla quantità di link da IP differenti, e dall’ancora utilizzata per linkare.
  • I fattori seo collegati alla UX (user experience): CTR , traffico diretto, bounce rate, ecc…

Nuovi fattori di ranking su Google: I Core Web Vitals

Oltre a quelli sopra citati, che rappresentano una parte dei fattori SEO più conosciuti, a maggio dello scorso anno Google ha annunciato dei nuovi fattori di ranking che, a partire dalla primavera 2021, dovrebbero contribuire a determinare il posizionamento di una pagina su Google. Si tratta dei Core Web Vitals, metriche che appartengono ai più generici google web vitals, cioè dei parametri utilizzati dal motore di ricerca per valutare la qualità di navigazione dell’utente su un sito web. Nello specifico i Core Web Vitals sono 3:
  1. LCPLargest Contentful Paint: misura il tempo di caricamento dell’elemento più grande (largest) visibile nella schermata dell’utente;
  2. FIDFirst Input Delay: valuta il tempo intercorso tra l’interazione con un elemento della pagina e la relativa risposta, ad esempio nel caso in cui l’utente clicca su un link misura il tempo di apertura della nuova finestra;
  3. CLSCumlative Layout Shift: valuta lo spostamento imprevisto nel layout di uno o più elementi di una pagina dopo il suo caricamento.
Come per gli altri fattori di ranking, Google non ha chiarito in che misura i Core Web Vitals influenzeranno il posizionamento. Secondo le parole del colosso di Mountain View, il contenuto resterà comunque l’elemento che incide maggiormente sul posizionamento del sito web. L’introduzione di queste nuove metriche, tuttavia, sembra confermare il sempre crescente interesse di Google per l’esperienza utente e ci ricorda, ancora una volta, che l’obiettivo principale è creare siti facili e veloci da navigare, soprattutto da mobile.

Amazon Business: acquisti centralizzati per aziende e professionisti

Il mondo dell’e-commerce sta profondamente cambiando ed Amazon Business rappresenta la risposta alle domande di aziende e professionisti alla ricerca di servizi su misura. Tramite il servizio del colosso di Jeff Bezos, i clienti possono accedere ad un’offerta pressoché infinita di prodotti ed usufruire di una serie di vantaggi, sia economici che pratici, durante il processo di acquisto. Per piccole, medie e grandi aziende acquistare attrezzature professionali o prodotti per il lavoro può richiedere un investimento importante in termini di tempo, soldi ed energia. Amazon Business consente invece di bypassare diversi step, trovando in poco tempo il prodotto più idoneo alle proprie necessità ed al miglior prezzo. Inoltre i clienti possono scegliere le modalità di pagamento preferito senza perdite di tempo, così da potersi concentrare sul core business della propria attività.
 

Come funziona Amazon Business?

Amazon Business è il negozio online studiato appositamente per le aziende ed offre ai suoi clienti scelta, convenienza e valore. Tra le tante funzionalità utili messe a disposizione delle aziende si possono indicare: visualizzazione dei prezzi al netto dell’IVA, download delle fatture, approvazione degli ordini, strumenti di gestione delle spese ecc. I venditori possono vendere i loro articoli gestiti a magazzini, i cosiddetti SKU, ai termini più vantaggiosi per i clienti. Si tratta di una sorta di asta al contrario, dove i clienti possono acquistare il prodotto desiderato al prezzo migliore ed in breve tempo.
Amazon Business funge da ponte tra venditori ed acquirenti, aiutando i clienti a individuare, confrontare e scegliere rapidamente i prodotti di cui hanno bisogno. Le consegne sono molto veloci e le condizioni di pagamento sono flessibili e personalizzabili.
A beneficio dei clienti, Amazon Business propone strumenti di acquisto molto utili ed efficaci, che consentono di effettuare solo gli acquisti autorizzati, oltre a tools da integrare nel sistema di acquisti. Altre funzionalità invece effettuano un’analisi dettagliata degli acquisti, migliorando la “user experience”, per garantire acquisti sicuri e certificati. Aprire un account Amazon Business è totalmente gratuito, un bel vantaggio per le aziende che hanno in organico più di un responsabile acquisti. Tutti gli utenti registrati sotto quell’account possono infatti effettuare le ricerche tra i milioni di prodotti Amazon, scegliendo quelli più vantaggiosi offerti dai vari venditori.

Amazon Buisiness: i vantaggi per le aziende

Amazon Business offre dei report personalizzati che tracciano, supervisionano ed analizzano tutte le spese, così da poterle ottimizzare ed ottenere importanti risparmi sul budget aziendale. L’analisi degli acquisti usa dei filtri e delle colonne per offrire una panoramica ampia e completa di tutte le attività dell’account, tra cui anche resi, rimborsi ed ordini. La gestione del catalogo consente di stilare una sorta di regolamento da seguire per gli acquisti aziendali, indicando le preferenze per prodotti e venditori  e limitando specifiche categorie. Tale funzione consente anche di individuare acquisti effettuati senza alcun permesso. L’account multiutente è un grande vantaggio per le aziende, che possono aggiungere diversi profili all’account Amazon Business. È inoltre possibile personalizzare le approvazioni degli ordini, stabilire limiti di spese e gestire gli acquisti. Il marketplace consente di creare dei gruppi con diversi utenti, che agendo in aree differenziate possono effettuare gli acquisti in totale libertà.
 

Amazon Business: la fatturazione semplificata

Per una perfetta gestione delle fatture, Amazon Business mette a disposizione la fatturazione elettronica, emessa in automatico in formato XML-PA per gli ordini sui prodotti venduti e spediti da Amazon. Tutte le fatture elettroniche vanno poi inviate tramite il Sistema di Interscambio alla casella di PEC indicata. Presso “I miei ordini” e nella sezione “Analisi acquisti” è possibile stampare, per tutti gli ordini con fattura elettronica, la ricevuta dell’acquisto oppure una copia leggibile della fattura in formato XML-PA. In alternativa, per quegli ordini che non richiedono la fattura elettronica, basta scaricare le fatture in formato PDF. A tal proposito è possibile attivare le politiche di fatturazione IVA che indicano in automatico quei prodotti che non richiedono una fattura. Per effettuare in tranquillità i pagamenti si possono ricevere fatture dettagliate con i numeri degli ordini di acquisto e tanti altri campi personalizzati.  

Amazon Business FAQ – Domande frequenti

In gran parte abbiamo analizzato le principali funzionalità ed offerte di Amazon Business, ma per avere una panoramica ancora più ampia analizziamo le domande più frequenti e quelle potenziali.  

Perché registrarsi ad Amazon Business?

Acquistare su Amazon Business consente di individuare immediatamente le offerte più vantaggiose disponibili sul mercato, tenendo allo stesso modo traccia degli acquisti e velocizzando anche l’aspetto burocratico.

Ci sono offerte particolari per i clienti Amazon Business?

I clienti Amazon Business possono accedere alle nuove offerte ogni giorno. In particolare imprenditori ed aziende possono usufruire di sconti sulle quantità, sui prezzi e su tanto altro.

Come attivare la promozione?

Entro 3 giorni dall’iscrizione e dalla verifica dell’account aziendale, viene inviata un’email con il codice promozionale da usare per beneficiare dell’offerta. Per accertarsi che il cliente riceva la promozione, bisogna accertarsi di usare il formato di link indicato.

Chi può creare un account Amazon Business?

Amazon Business è destinato ad aziende e professionisti, quindi per creare un account è necessario fornire l’indirizzo, il numero di partita IVA o il numero di identificazione aziendale, la ragione sociale e qualsiasi altra informazione utile sulla propria azienda o sugli utenti per garantire un servizio sicuro ed affidabile. Amazon potrebbe controllare la veridicità delle informazioni rilasciate anche tramite terze parti e si riserva la facoltà di accettare o negare la richiesta di apertura di un account.

Quanto tempo è necessario per registrarsi?

La registrazione viene completata entro 5 minuti, ma potrebbero volerci 3 giorni per la conferma dell’account.

È possibile convertire l’account Amazon in account Amazon Business?

La risposta è sì, purché gli acquisti effettuati siano effettivamente a beneficio dell’azienda. Ad ogni modo è opportuno assicurarsi che l’indirizzo associato all’account sia anche quello aziendale. In tal caso la stessa iscrizione Prime in automatico passa all’account Amazon Business, potendo quindi beneficiare ancora dei vantaggi di Amazon Prime. Cosa fare se l’email lavorativa è già associata ad un account Amazon privato? In tal caso bisogna cambiare l’email dell’account Amazon con un indirizzo personale (la modifica va fatta nella sezione “Accesso e impostazioni di sicurezza nell’area “Il mio account). Dopo aver aggiornato l’indirizzo email, è possibile creare un account Amazon Business usando l’indirizzo email lavorativo.

Come funziona la fatturazione elettronica?

Per ricevere la fattura elettronica è sufficiente fornire il numero corretto di partita IVA durante la registrazione ad Amazon Business, aggiornare i dati di fatturazione ed inserire il codice destinatario e l’indirizzo PEC. Le fatture emesse da Amazon vengono trasmesse tramite il Sistema di Interscambio che trasmette l’originale al cliente. In base alle proprie necessità è possibile ricevere le fatturazioni elettroniche ed in PDF. Un’altra funzione importante è il filtro fattura che consente di identificare in breve tempo i prodotti dotati di fattura con IVA e confrontare in automatico i prezzi al netto dell’IVA.

Melascrivi: la piattaforma di autori online

L’attività SEO è fatta di metriche, analisi, link, contenuti e scrittura. Il mantra “content is king”, ereditato dal mondo del marketing, fa capire come la stesura di contenuti ottimizzati giochi un ruolo di indiscutibile importanza strategica sempre maggiore, sia per il posizionamento sui motori di ricerca sia per un effettivo ed efficacie coinvolgimento del lettore che, tradotto in soldoni, vuol dire aumentare le conversioni, fine ultimo di qualunque strategia di comunicazione. Qual quindi è il contributo che una piattaforma di autori come Melascrivi.com può dare a una strategia SEO?
 

Cos’è Melascrivi?

Per chi non la conoscesse, Melascrivi.com è un marketplace al quale possono iscriversi autori, copywriter, ghostwriter, giornalisti, e in generale tutti coloro che vogliono guadagnare scrivendo articoli o traducendo.   Melascrivi raccoglie ordini da aziende e web agency e seo agency che necessitano di contenuti o traduzioni per la propria strategia digital, offrendo una gamma completa di servizi per la stesura e la promozione di contenuti,
Con il termine generico “contenuti” intendiamo: articoli per siti e blog, schede prodotto per siti e-commerce, testi per landing page, recensioni, tutorial, comunicati stampa e chi più ne ha più ne metta, il cui utilizzo non è necessariamente finalizzato al digital.  
Vediamo allora perché nella SEO, l’aspetto qualitativo (in particolare articoli, guest post o traduzioni) è così importante per strutturare efficacemente le proprie azioni di marketing online.  

Content is King

Da sempre Google ha come obiettivo quello di fornire agli utenti i risultati migliori per ogni ricerca. Per essere ritenuto di qualità, il contenuto di una pagina web deve risultare completo, esaustivo, ben strutturato e pertinente rispetto a ciò che l’utente ha ricercato tramite il motore di ricerca.   Sono queste le caratteristiche che rendono un testo facilmente fruibile da chi lo legge e apprezzato da Google, che mira a restituire risultati che possano rispondere efficacemente ai bisogni degli utenti. La qualità dei contenuti è quindi il fattore che maggiormente può influenzare il successo di una strategia digitale.  

Ma qual è “il contenuto migliore”?

Il concetto di “migliore” è sicuramente un concetto soggettivo quando il giudice è un essere umano. Nel momento in cui il giudice è un algoritmo, invece, il discorso cambia. Un buon contenuto in grado di posizionarsi bene su Google è un testo che deve affrontare l’argomento in maniera esauriente e professionale.  
Un articolo dedicato al tè verde, per esempio, non può riportare un titolo generico, come “Il tè verde”, e poi limitarsi a dire che questa bevanda fa bene alla salute. Un testo esaustivo, in funzione delle sue finalità, dovrà parlare di radicali liberi, catechine, coltivazione, ritenzione idrica, teina, caffeina, té matcha, benefici, controindicazioni e tutti gli altri aspetti che sono legati a questo tema e che potrebbero risultare interessanti per il lettore.
  Per capire se un argomento è esaurito, occorre analizzare la parola chiave principale, individuare tutte le correlate, gli interessi, gli intenti di ricerca e le tendenze e fare in modo di redigere un articolo che tocchi tutti gli argomenti utili alle finalità dell’articolo, anche valutando il modo in cui lo stesso tema viene affrontato da competitor o altri siti che si occupano dell’argomento.  

A chi far scrivere “l’articolo migliore”?

Ecco che entriamo nel vivo del nostro articolo. Tralasciando il classico “chi fa da sé fa per tre”, è bene che ognuno di noi faccia il suo lavoro delegando a terzi le attività in cui non eccelle. Un buon consulente SEO sa svolgere analisi dettagliate su domini e parole chiave, su “cosa” serve per un contenuto che concorra nei posizionamenti e “cosa” non funziona nella struttura di un sito. Al tempo stesso potrebbe non avere la facilità di scrittura di un giornalista o di un copywriter professionista.   Ecco che Melascrivi diventa una risorsa importante, in quanto mette a disposizione dei clienti un gran numero di autori di varia preparazione, ognuno versato su specifici argomenti, in grado di scrivere con competenza e professionalità in merito al tema di nostro interesse, valorizzando gli aspetti che ci interessano maggiormente e legando fluidamente tra loro questi vari aspetti.  

Come funziona Melascrivi?

Iscrivendosi in piattaforma potrai creare un account personale da gestire in autonomia come:
  • Cliente: per richiedere contenuti in italiano o lingue straniere e traduzioni, oppure per richiedere servizi di promozione tramite campagne social o Digital Pr.
  • Autore e/o Traduttore: per lavorare come copywriter e prendere in carico la scrittura di contenuti che vengono commissionati dai Clienti.
  Se ti iscrivi come Cliente potrai procedere tramite il tuo account alla richiesta dei contenuti in piattaforma, fornendo agli Autori delle linee guida che li aiutino a stendere un contenuto conforme alle tue aspettative.   Una volta indicati il tono e lo stile richiesti, eventuali fonti da cui prendere spunto, la struttura del contenuto e il numero di parole (Melascrivi non conteggia le stopword, cioè parole molto comuni di meno di 3 lettere), potrai anche richiedere eventuali servizi aggiuntivi:
  • Redazione, per filtrare autori più affini alle tue necessità e settare una data di scadenza personalizzata.
  • Proofreading, per affidare a un autore esperto e particolarmente meritevole una prima revisione del contenuto.
  • Formattazione, per far sì che l’autore possa inserire grassetti o titolazioni ottimizzate in ottica SEO (H1, H2, H3, etc) e il contenuto sia già pronto per la pubblicazione.
  • Immagini, per arricchire ulteriormente il contenuto.
Il plus di Melascrivi sta nel poter settare il livello di qualità dei contenuti più adatto alle tue esigenze e al tuo budget. La qualità dei contenuti viene indicata con una scala da 1 a 4 stelle e a ciascun autore presente in piattaforma viene assegnato un livello in base alla qualità del lavoro svolto.   Più alto è il livello dell’autore, maggiore sarà il costo a parola. Per esempio, per un contenuto di 400 parole in qualità massima (4 stelle) il costo totale per il Cliente sarà di circa 7€, variabile in base ai servizi aggiuntivi richiesti. Per progetti creativi particolarmente complessi o testi che richiedono una qualità professionale, potrai inoltre affidare i contenuti a una redazione di giornalisti, esperti della scrittura selezionati dallo Staff per poter offrire un servizio di qualità eccellente. Gli autori – che siano giornalisti o copywriter freelance – possono visualizzare attraverso il proprio account gli ordini richiesti dai clienti e procedere con la scrittura entro la scadenza settata.   Talvolta può capitare che, a causa dell’elevata concorrenza tra autori, tutti gli ordini risultino evasi prima che vengano inoltrate nuove richieste dai clienti. Si tratta comunque di una situazione momentanea e variabile nel tempo. Nuovi ordini vengono richiesti costantemente e quindi non mancano per gli autori le possibilità di lavorare. Per ogni contenuto scritto come autore accumulerai in piattaforma il credito corrispondente e il pagamento del credito maturato ti verrà poi fornito tramite PayPal una volta a settimana. Qualora un contenuto redatto non sia conforme alle aspettative, il cliente non è tenuto ad accettarlo immediatamente ma può scegliere di richiedere delle correzioni o rifiutarlo. In questo secondo caso, l’autore perde l’ordine e non riceve l’accredito dell’importo corrispondente.   Può succedere che alcuni Clienti poco scrupolosi o pazienti decidano di rifiutare in tronco un contenuto, senza dare all’autore una seconda possibilità di migliorarlo. Si tratta in realtà di alcuni casi isolati e lo Staff si premura di intervenire sempre tempestivamente per chiarire eventuali fraintendimenti. Questo permette però di capire come la piattaforma sia molto attenta alle richieste dei clienti e come un autore non possa prendere questo lavoro con superficialità: devi impegnarti per lavorare al meglio per soddisfare le richieste dei Clienti seguendo con attenzione il brief fornito.  

Come sfruttare al meglio Melascrivi?

L’utilizzo corretto di un marketplace è una pratica che nasconde insidie e genera talvolta insoddisfazione perché i risultati non sono conformi alle aspettative. Dando per assodato che non tutti gli autori hanno le stesse competenze, è fondamentale conoscere bene la piattaforma per ottenere dai copywriter il massimo di quello che sono in grado di dare, evitando di lasciarsi allettare solo dal prezzo più basso. Se un autore è classificato con 1 stella, non possiamo certo aspettarci che scriva un trattato medico da pubblicarsi su una rivista scientifica. Per un contenuto del genere sarebbe meglio affidarsi a un autore 4 stelle o, ancora meglio, a un giornalista con esperienza pregressa in campo medico se non addirittura ad un medico a cui piace scrivere.   Lo stesso vale per la compilazione delle linee guida: se ti occorrono elementi specifici all’interno del testo che stai richiedendo, indicali. Più saranno i dettagli che inserirai, maggiore sarà l’aderenza del contenuto alle tue necessità. Un committente dovrebbe ben sapere che un articolo scritto nel contesto di una strategia di link building è differente da un articolo pillar progettato per portare traffico targettizzato ad un sito ed entrambe sono evidentemente diversi da un comunicato stampa. Queste differenze devono necessariamente concretizzarsi in linee guida chiare e ben dettagliate.   Se sei un cliente, quindi, devi avere l’accortezza di vagliare prima tutte le possibilità e trovare quella più adatta alle tue esigenze (il servizio offerto da Melascrivi.com è davvero variegato!), mettendoti nei panni degli autori e mostrandoti in grado di andare incontro alle loro necessità.  

A un autore conviene scrivere per Melascrivi?

In un mondo in cui nessuno regala nulla, indubbiamente sì. In questo modo, gli autori non rischiano di farsi spennare in trattative dirette con agenzie squalo che chiedono sempre sconti quantità e non mettono a rischio l’incasso. Non devono sottostare a richieste last minute che, se non soddisfatte, ti fanno perdere il cliente. Gli autori ricevono da Melascrivi gli ordini, decidono se accettarli e sanno che Melascrivi è garante del pagamento.  

Perchè affidarsi a Melascrivi

Melascrivi è il marketplace più conosciuto in Italia per quanto riguarda la scrittura di contenuti, le schede prodotto e le traduzioni. Come ogni piattaforma, può essere utilizzato con profitto sia dal committente che dall’autore. Ottenere il massimo è possibile se si sa cosa si vuole ottenere e se si sa trasmettere agli autori la giusta dose di informazioni, magari anche coinvolgendoli emotivamente e premiandoli con un buon rating o un commento positivo in fase di accettazione. L’errore che spesso si fa è non considerare che dall’altra parte ci sono persone in carne ed ossa, che il più delle volte lavorano con passione e per i quali le gratificazioni non sono solo d’ordine economico. Certo che il massimo lo raggiungete selezionando nel tempo i vostri autori per formare una redazione in cui avviare progetti che prevedano dei premi in denaro.  

Bando Export Lombardia, contributi fondo perduto per l’e-commerce

E-commerce: il sostegno di Regione Lombardia all’export

La pandemia da Covid-19 ha avuto un impatto devastante su tutti i settori della penisola, colpendo in modo particolare la Lombardia, vera e propria locomotiva dell’economia italiana. Le MPMI, cioè le microimprese e piccole e medie imprese sono state quelle più danneggiate, perciò Unioncamere Lombardia e Regione Lombardia hanno stanziato un fondo di 2,6 milioni di euro per sostenere queste attività con un contributo a fondo perduto pari al 70% delle spese ammissibili, con un contributo massimo di 10.000 euro ed un investimento minimo di 4.000 euro. Il bando Regione Lombardia è destinato a tutte le micro, piccole e medie imprese lombarde.  

Cos’è il bando export Lombardia?

I contributi della regione Lombardia destinati all’e-commerce 2020 rappresentano una misura destinata alle MPMI che vogliono consolidare la loro presenza digitale sui mercati nazionali ed internazionali, implementando l’accesso alle piattaforme cross border (B2B e/o B2C) e/o sistemi e-commerce proprietari, come siti ed app mobile. L’obiettivo è internazionalizzare le imprese lombarde che vogliono raggiungere mercati esteri ed estendere i loro confini.  

Come funziona il finanziamento e quali sono le finalità?

I contributi a fondo perduto per l’ecommerce consistono in un fondo perduto di massimo 10.000 euro a parziale copertura delle spese sostenute, al netto dell’IVA, con un investimento di almeno 4.000 euro nel limite del 70% delle spese sostenibili. Obiettivo principale è sostenere l’export attraverso l’e-commerce e ridare slancio alle micro, piccole e medie imprese lombarde che intendono implementare i loro servizi digitali, come realizzazione di siti e-commerce e portali multilingue, campagne di marketing ecc. In un contesto di grande difficoltà scaturito dalla crisi epidemiologica da Covid-19, dove la partecipazione fisica alle manifestazioni fieristiche è limitata se non del tutto inibita, è necessario trovare canali alternativi per assicurare alle imprese lombarde uno sbocco commerciale non limitato esclusivamente al mercato domestico.  

Modalità di accesso alla domanda per il bando export Lombardia

Le domande per accedere al bando per l’internazionalizzazione delle imprese lombarde vanno presentate esclusivamente in modalità telematica con la firma digitale sul sito http://webtelemaco.infocamere.it, dalle ore 10:00 del 25 giugno fino alle ore 12:00 dell’11 settembre 2020. Per l’invio telematico bisogna prima registrarsi ai servizi di consultazione ed invio pratiche di Telemaco, seguendo le procedure indicate all’indirizzo www.registroimprese.it. La registrazione deve essere effettuata almeno 48 ore prima della chiusura della domanda di contributo. Per ricevere informazioni è possibile inviare un’email all’indirizzo imprese@lom.camcom.it presso l’Area Servizi per le imprese- Assistenza e sviluppo PMI, oppure telefonare al numero 02-6079601. Per risolvere problemi di natura informatica, bisogna invece contattare il Contact Center di Infocamere al numero 0492015215.  

Quali sono i requisiti per poter accedere al bando?

Possono accedere ai benefici finanziari del bando della Regione Lombardia le attività in possesso dei seguenti requisiti:
  • essere micro, piccole o medie imprese in riferimento all’allegato I del Regolamento UE 651/2014 del 17 giugno 2014;
  • avere almeno una sede operativa in Lombardia al momento dell’erogazione del contributo;
  • avere la sede operativa iscritta e regolarmente attiva al Registro Imprese delle Camere di Commercio della Lombardia al momento dell’erogazione del contributo;
  • non aver ricevuto alcun tipo di finanziamento a fondo perduto ed agevolazione fiscale su bandi regionali o camerali per le stesse spese;
  • essere in regola con il pagamento del diritto camerale annuale;
  • non essere in uno stato di fallimento, liquidazione anche volontaria, amministrazione controllata, concordato preventivo o qualsiasi altra condizione simile secondo la normativa vigente;
  • non essere in difficoltà ai sensi dell’articolo 2, punto 18 del Reg. UE n. 615/2014 della Commissione, al 31 dicembre 2019;
  • avere legali rappresentanti, amministratori, soci e tutti i soggetti indicati all’articolo 85 del D. lgs. 06/09/2011, n. 159, per i quali non siano presenti cause di divieto, decadenza e sospensione previste dall’articolo 67 dello stesso D. Lgs. 06/09/2011, n. 159;
  • essere in regola con tutti i versamenti contributivi, che saranno sottoposti a verifica tramite DURC;
  • non avere forniture in essere con una delle Camere di Commercio lombarde, ai sensi dell’articolo 4, comma 6, del D. L. 95 del 6 luglio 2012, successivamente convertito nella L. 7 agosto 2012, n. 135.
  • Le imprese che non hanno ancora una sede operativa nella circoscrizione territoriale della Camera, al momento della domanda, possono comunque accedere ai finanziamenti per MPMI purché si impegnino ad ottenere tale condizione prima della liquidazione del contributo.

Quali sono i servizi finanziabili?

Il bando e-commerce 2020 punta a rafforzare la presenza digitale sul web di piccole e medie imprese, quindi tra i servizi finanziabili rientra la realizzazione degli e-commerce. Queste piattaforme sono imprescindibili per le attività che intendono raggiungere la loro clientela tramite canali alternativi, affiancando alla vendita offline anche quella online per approdare su altri mercati. In un mondo sempre più globalizzato altro servizio indispensabile è la traduzione. I siti e-commerce, che intendono espandersi nei mercati internazionali, hanno bisogno di validi servizi di traduzione per offrire ai loro clienti piattaforme multilingue fruibili potenzialmente da ogni angolo del mondo. Oltre ai prodotti ed ai servizi proposti nelle vetrine online, diverse aziende ampliano i loro siti con una sezione blog dove inserire articoli, tutorial, approfondimenti ecc. Anche l’area blog ha bisogno di servizi di traduzione per garantire a tutti i clienti gli stessi vantaggi e benefici. Nella fruizione di un e-commerce o di un sito web, bisogna prestare molta attenzione ai sistemi di pagamento online. La percentuale del cosiddetto tasso di abbandono del carrello tende ad innalzarsi soprattutto in presenza di sistemi di pagamento online complessi o poco trasparenti. Per questo motivo il bando e-commerce 2020 della Regione Lombardia comprende anche questo servizio tra quelli finanziabili, assicurando alle piccole e medie imprese le risorse necessarie per implementare le prestazioni del sito web in tale ottica. Infine tra i servizi finanziabili rientrano le campagne di marketing Google Ads, Facebook ADS, link building, pubbliredazionali in lingua estera, studi di fattibilità e formazione. La visibilità a livello social è di fondamentale importanza, perciò le aziende devono effettuare studi, analisi e campagne pubblicitarie sui vari social network e stilare strategie di posizionamento SEO per conquistare i primi posti della serp, risultare competitivi in un mercato sempre più saturo e globalizzato e differenziarsi dai competitor.  

Come possiamo aiutarti

Se vuoi proporti sui mercati esteri, o se già ti proponi e vuoi migliorare le tue performance, contattaci. Potremo aiutarti ad individuare i margini di sfruttamento del bando e nella realizzazione dei tuoi progetti.

Il consenso al trattamento dei dati sui siti internet

Ogni qualvolta si visita un sito internet appare un banner dedicato ai cookie, ovvero alla raccolta di dati che verranno trattati dal proprietario della pagina web e dagli inserzionisti pubblicitari. Fornire il consenso spetta al visitatore, ma non sempre la procedura è semplice. Anzi, talvolta, mentre l'utente è intento a leggere e decidere se dare o meno il consenso, la finestra sparisce e non si ha più la possibilità di concedere o negare l'autorizzazione. Nascono così molti dubbi che ora trovano chiarimenti nelle linee guida rilasciate dal Garante Europeo della privacy.

 

L'utilizzo dei cookies nei siti web

La riservatezza dei dati è importante per le persone che hanno diritto alla tutela. Tali informazioni diventano essenziali anche per blogger e aziende che posso trarre beneficio e profitto raccogliendo notizie sui visitatori dei siti, proponendo loro pubblicità mirate e mettere in evidenza contenuti specifici. Per dare il consenso al trattamento dei dati chi accede al sito deve solitamente spuntare alcune caselle in relazione ai singoli utilizzi descritti. Il Garante Europeo afferma che non consentire all'utente di concedere o rifiutare il consenso viola il Regolamento. Inoltre tale articolato sarà il riferimento della nuova direttiva ePrivacy, di cui si attende un aggiornamento da tempo.

 

Cosa prevede il Regolamento europeo

Lo stesso Garante chiarisce gli aspetti principali per far valere il consenso al trattamento dei dati. I principi di riferimento sono la trasparenza dell'informazione, la libertà di dare o meno il consenso, la totale libertà dell'utente e l'espressione della propria volontà attraverso una dichiarazione o un'azione positiva. L'autorità preposta esprime le indicazioni in maniera esaustiva, sottolineando soprattutto che non vi devono essere pregiudizi su chi rifiuta il consenso tali da impedire l'utilizzo del sito. Inoltre le persone hanno diritto a cambiare idea e revocare il consenso in modo facile e rapido. Quindi alcune pratiche messe in atto sui siti sono scorrette e sono soggette alle sanzioni.

 

Le linee guida dell'Unione Europea

Il primo aspetto che viene messo in evidenza riguarda la libertà di dare o negare il consenso al trattamento dei dati. La scelta va garantita in entrambi i casi e tale decisione non deve pregiudicare la fruizione del sito internet. Non può essere tollerata l'accettazione passiva. A volte nei banner si trova il tasto con la scritta "accetta i cookie", come se fosse l'unico modo per visionare i contenuti. Tale azione è una palese violazione. Altrettanto inaccettabile è l'azione di "scroll" sul monitor dei dispositivi mobili perché non è sufficiente a registrare la volontà dell'utente circa il consenso verso i cookie. Sono moltissime le pratiche ingannevoli adottate dai diversi siti e rilevate dal Garante.

 

L'attenzione dell'autorità

In materia di consenso al trattamento dei dati sui siti internet, il Garante precisa che l'attenzione viene mantenuta a livello alto. Da un lato sono state diffuse precisazioni sulle linee guida appositamente inviate a sviluppatori e webmaster. Mentre dall'altro vengono intensificate le verifiche a tutela degli utenti. Ci si concentra anche sui pixel tag, ovvero quelle stringhe invisibili pensate per tracciare e raccogliere informazioni circa la navigazioni sui siti o sull'apertura delle email da parte delle persone. In questo caso non si possono fare azioni di alcun tipo e bloccare il tracciamento. Quindi il Garante punta a intervenire contro tali pratiche che violano le norme.

 

Conclusioni

Il singolo utente deve tenere alta l'attenzione, ma trova nell'Unione Europea un alleato che, grazie alle nuove linee guida, prevede di proteggerlo da quelle azioni passive che non gli permettono di negare il trattamento dei dati. Si tratta anche di un monito che dovranno seguire i proprietari dei siti internet e i loro sviluppatori. Non verranno più tollerate informazioni ingannevoli o procedure che non consentono la libera espressione del visitatore. Si possono registrare le abitudini di navigazione delle persone esclusivamente con un'autorizzazione ottenuta secondo le regole.

La Lombardia riparte con il Restart Digitale 2020

La Lombardia ha pagato un prezzo elevatissimo al dramma del Coronavirus, in termini sociali, sanitari e anche economici. La crisi che seguirà la lenta guarigione potrebbe segnare ancor più profondamente una delle regioni più produttive d’Italia. A questo scopo la Camera di Commercio di Milano Monza Brianza e Lodi ha deciso di sostenere la rinascita delle imprese del territorio stanziando oltre un milione di Euro. Bando Restart Digitale 2020, infatti, prevede il finanziamento di 1.500.000 Euro in forma di voucher e agevolazioni alle imprese che ripartono dopo il brutale stop dei mesi scorsi. In particolare mira a fornire tecnologie, strumenti e programmi digitali per favorire anche il lavoro da casa, per i primi tempi. Incrementare la produzione, espandere e rinascere in piena sicurezza. restart digitale   A chi è rivolto il bando I beneficiari dell’iniziativa saranno tutte le piccole e medie imprese – fatto salvo per quelle elencate nei codici ATECO – presenti nel territorio ferito di Milano e Monza Brianza. Per avere accesso alle agevolazioni le aziende devono: essere in regola con l’iscrizione al Registro Imprese, avere legali rappresentanti non interdetti o impediti da circostanze particolari, non devono essere insolventi, non devono avere forniture in essere con Camera di Commercio. Devono infine essere in regola con le normative di sicurezza. Cosa si può acquistare I voucher dell’iniziativa Restart Digitale 2020 devono essere utilizzati per l’acquisto di notebook, pendrive, portali USB, cavi, accessori per computer o tablet. Spese per nuovi computer o tablet. Spese per configurazione di reti e strumenti digitali. Spese per acquisto servizi, domini, software, per consulenze informatiche, per accessori come videocamere, microfoni, auricolari e simili. Le spese ammissibili dovranno rientrare nell’ambito di intervento di cui al precedente punto 2 di cui l’impresa fornirà una sintetica descrizione (inserire un richiamo al documento descrittivo del progetto) A titolo esemplificativo, non esaustivo, il riferimento è alle seguenti spese ammissibili o altre spese assimilabili:
  1. spese per acquisto di notebook, pendrive USB, stampanti, scanner purchè finalizzati al lavoro a distanza (es. ),
  2. spese per acquisto di accessori(es. docking station, cavi, adattatori, )
  3. spese per l’acquisto di apparati orientati alla telematizzazione delle attività: webcam, microfono, altoparlanti, sistemi integrati per la videoconferenza;
  4. spese per l’acquisto di tecnologie e servizi in cloud in grado di garantire forme di collaborazione a distanza (es. sharing di documenti, spazio di archiviazione in cloud, meeting virtuali )
  5. spese per acquisto e installazione VPN, VoiP, sistemi di Backup / ripristino dei dati Sicurezza di rete
  6. spese per la configurazione delle reti e degli strumenti per il lavoro a
  7. spese per software per servizi all’utenza (es. siti web, app, integrazioni con provider servizi di pagamento ecc.)
  8. spese e contratti per abbonamento a servizi in cloud per gestione business in cloud in modalità software as a service (solo a titolo esemplificativo: servizi pacchetto Office 365, suite servizi Google business, suite Adobe, Autocad, Prezi, o prodotti analoghi)
  9. spese per acquisto di strumentazione e servizi per la connettività (es. smartphone, modem e router Wi-Fi, switch, antenne, )
  10. Spese di consulenza e di formazione strettamente connesse agli investimenti
  11. Altre spese assimilabili
L’elenco completo si può visionare sull’apposita pagina. Qui invece potete scaricare il bando nella versione ultima a noi conosciuta: Bando Lombardia Restart Digitale

Se sei interessato a sfruttare questa opportunità per migliorare il tuo sito web e la tua presenza digitale in modo da essere pronto per le sfide ce verranno, contattaci senza perdere tempo:

Tel. +39.335.6408081 – Skype: webnet30 – mail: info@webent30.com

Come procedere per partecipare Cosa devono fare quindi le aziende della zona di Milano e Monza Brianza per accedere al bando di Restart Digitale 2020? Per prima cosa compilare la domanda. Quindi attendere i tempi delle dovute valutazioni, che avverranno seguendo un ordine cronologico di ricezione delle domande stesse. Una volta terminate le valutazioni si formeranno le graduatorie finali, anche esse in base all’ordine cronologico ricevuto. Infine, una volta ottenuto il via libera, si potrà spendere la cifra prevista in forma di voucher acquisto e agevolazioni varie.  Per inviare la domanda c’è tempo fino al mezzogiorno del  30 giugno 2020, collegandosi al sito  https://webtelemaco.infocamere.it. Per ulteriori indicazioni, il riferimento è  www.milomb.camcom.it/bando-restart-digitale. L’unica modalità per la partecipazione al bando è per via digitale, le domande pervenute in maniera diversa non verranno considerate.

Ottimizzazione dei siti e-commerce: l’importanza delle categorie

Secondo una ricerca presentata all’SMX West 2020 le pagine della categoria e-commerce, rispetto alle pagine dei dettagli e di descrizione del prodotto, offrono maggiori opportunità per ottimizzare e veicolare il traffico di ricerca organico. Nella maggior parte degli Stati Uniti i siti di e-commerce si classificano per oltre 25 miliardi di parole chiave grazie alle pagine delle categorie, assicurando una notevole ottimizzazione del sito e mostrando un potenziale ancora maggiore per acquisire ulteriore traffico con i dovuti accorgimenti. I dati, forniti da JumpFly e seoClarity secondo le classifiche di Google negli Stati Uniti, evidenziano il ruolo sempre più centrale che le pagine di categoria svolgono in tema di marketing per canalizzare il traffico e aumentare la “brand awareness” di un marchio, una naturale conseguenza della conquista dei primi posti nei motori di ricerca. Questa tendenza diventa ancora più evidente dando uno sguardo alle pagine di categoria degli e-commerce (all’interno delle quali sono comprese le categorie principali, le sottocategorie, le pagine della griglia dei prodotti ecc.), che mediamente si classificano per il 19% in più di parole chiave rispetto alle pagine dei dettagli dei prodotti. Le parole chiave aggiuntive classificate hanno generato un traffico stimato del 413% in più, in base alla ricerca delle parole chiave ed al posizionamento delle pagine. Con un’ulteriore ottimizzazione le pagine delle categorie hanno mostrato un aumento potenziale del traffico pari al 32%.  

Tendenze del settore e-commerce

La tendenza delle pagine di categoria è stata più evidente in tutti i settori che mirano naturalmente a parole chiave più generiche. Ad esempio i siti che vendevano trapani a percussione a batteria, lampade da tavolo e stivali da cowboy hanno migliorato le prestazioni con le pagine delle categorie tra cui moda, articoli per la casa e bricolage, nonché siti di grandi magazzini. È interessante notare che i risultati variavano soprattutto per uno dei settori testati: l’elettronica. Un probabile motivo per cui le pagine dei dettagli dei prodotti hanno un rendimento più elevato in questo settore potrebbe essere che i temi delle parole chiave dell’elettronica tendono a contenere attributi di prodotto più concreti rispetto a quelli di altri settori del commercio elettronico. Ad esempio le ricerche sulle TV comuni includono specifiche quali dimensioni, tecnologia del display, risoluzione, marchio e se sono “smart” o meno. I nomi dei prodotti per l’elettronica tendono anche a contenere alcuni di questi attributi per differenziare i vari prodotti simili disponibili. Pertanto, la pertinenza tra una query di ricerca dettagliata e i dettagli nel nome del prodotto è superiore a quella che sarebbe per altri settori. Indipendentemente dal settore, tuttavia, lo spazio diretto al consumatore ha generato i risultati di pagine di categoria più forti, con le pagine delle categorie classificate per il 356% in più di parole chiave rispetto alle pagine dei dettagli del prodotto. Questi produttori di marchi che vendono i propri prodotti sui loro siti – come Apple, IKEA, The Gap e Nike – hanno generato un traffico stimato del 202% in più con le pagine delle categorie e hanno il potenziale per aumentare il traffico del 233%.  

Marlekplace ed aste online

Nessuna storia di e-commerce può dirsi completa senza uno sguardo ai mercati e alle aste online. Sfortunatamente, non c’era un forte consenso tra i siti di entrambi i gruppi. Amazon contrasta la tendenza con le pagine dei dettagli del prodotto in classifica per un incredibile 21.847% in più di parole chiave: 34 milioni di parole chiave rispetto alle scarse 155.000 parole chiave per le quali sono classificate le pagine della categoria. Le pagine dei dettagli dei prodotti di Amazon hanno inoltre generato un traffico stimato pari a 57,5 ​​volte in più e hanno avuto il potenziale di generare un traffico di 275,7 volte maggiore. Questo ha un certo senso soprattutto se si considera la forza di Amazon nelle vendite di media. Entrambi i settori sono maggiormente focalizzati sulle parole chiave più forti delle pagine di dettaglio del prodotto, come appunto i titoli di libri e di film. Una delle pratiche che ha concesso ad Amazon di diventare la più grande azienda di commercio elettronico sul web è stata quella di inserire quanti più attributi possibili nei nomi dei prodotti, con un range di parole che va da 50 fino a 250 caratteri. Al contrario i nomi dei prodotti, e di conseguenza i tag del titolo che in genere si basano su di essi, tendono ad essere molto brevi e vaghi nella maggior parte dei siti di e-commerce. Il sistema di marketplace di Walmart era più piccolo ma si comportava in modo simile ad Amazon con le pagine dei dettagli del prodotto che si posizionavano in modo più efficace. Sul lato dell’asta online eBay ha agito più come un grande magazzino con pagine di categoria leggermente più forti, mentre Etsy ha guidato più classifiche con le sue pagine di dettaglio del prodotto.  

Perché è importante conoscere queste dinamiche?

Questa ricerca suggerisce che l’ottimizzazione della pagina delle categorie è una risorsa preziosa per stabilire quali priorità seguire per aumentare il posizionamento e il traffico delle ricerche organiche. Le pagine delle categorie costituiscono la spina dorsale di un sito e-commerce. Ogni pagina di categoria ha come target una serie di parole chiave che formano un percorso attraverso la canalizzazione. La parola chiave si trova alla bocca dell’imbuto, mentre i temi correlati e più dettagliati si trovano più in basso per formare il busto che si sposta verso la punta dell’imbuto. Tradizionalmente le parole chiave del prodotto si trovano all’estremità dell’imbuto, aumentando il tasso di conversione. Ad esempio un sito e-commerce che vende abbigliamento potrebbe avere il seguente percorso di clic che attraversa cinque pagine di categoria: abbigliamento donna> abiti> abiti lunghi> abiti lunghi neri> abiti lunghi neri XL. Ognuna di queste cinque pagine ha come target un tema di parole chiave unico con un posto ben identificato nella canalizzazione di vendita. L’ottimizzazione delle pagine delle categorie consente di “catturare” i clienti che effettuano ricerche mentre esplorano le loro opzioni di acquisto.

Featured Snippets: la guida rapida

Featured Snippets, questi sconosciuti. Quando si digitano parole su Google per richiedere notizie in merito ad un determinato argomento, il motore di ricerca oltre che mostrare le pagine SERP dei risultati, propone anche delle piccole finestre che riportano informazioni inerenti la tua richiesta, ma ponendole in modo più evidente. Questi sono i Featured Snippets. Sono utili perché mettono in risalto risposte che hanno chiara attinenza con quanto domandato e soprattutto divengono determinanti quando Google viene interpellato vocalmente. La risposta del sistema inizia proprio proponendo i Featured Snippets.

Cosa sono i Featured Snippets?

Tecnicamente si definiscono Featured Snippet quelle caselle che si trovano nelle pagine SERP del motore di ricerca che forniscono una risposta, esclusivamente di tipo organico, alle richieste degli utenti.
Questa viene mostrata sullo schermo in modo sintetico e riassuntivo e comprendente una serie di informazioni che vengono giudicate utili ai fini di fornire un valido ed esaustivo risultato alla richiesta effettuata. Nello specifico, gli snippets possono essere indicati sotto forma di testo, di tabelle, di elenchi ed essere accompagnati da immagini o video a supporto. Un altro modo per indicare gli snippets deriva dal fatto che questi sono posizionati solitamente in alto alla pagine SERP: per questo vengono anche definiti come risultati in posizione zero (“posizione 0”). Un vantaggio è che la presenza degli snippets in prima pagina non fa scalare alcun risultato in seconda, mantenendo dunque il normale posizionamento dei siti internet contenuti nelle pagine SERP. Anche gli snippets possono rientrare all’interno di una precisa strategia SEO e favorire un posizionamento migliore di un sito rispetto ad un altro. Lo scopo dei box snippets è quello di facilitare la vita all’utente, risparmiandogli alcuni passaggi e alcuni click per ricevere le risposte alle domande in forma sintetica e immediata. Sicuramente questi strumenti troveranno ulteriore spazio e verranno ulteriormente sviluppati, ma già fin da ora possono arricchire la strategia, fino a diventare, in futuro, parte integrante della SEO e non solo. Anche perché, è bene ricordarlo, una casella snippets che appare in posizione zero è più facile derivi direttamente da una delle url proposte nella prima pagina SERP dei risultati. Statisticamente è appurato che il 70% delle Featured Snippets deriva da siti posizionati nelle prime venti posizioni delle pagine dei risultati visualizzati dal motore di ricerca. Questo genera senza alcun dubbio più interazione e invita al click l’utente, a discapito di altri indirizzi web.

Come aumentare la possibilità di ottenere Featured Snippets?

Un consiglio valido in materia è molto semplice: bisogna osservare gli snippets esistenti per capire quali sono i migliori contenuti che nel periodo stanno riscontrando l’interesse della gente e il favorevole posizionamento di Google. Se poi si volesse fare un lavoro diverso e più meticoloso, uno sguardo ai box posizionati nelle retrovie aiuta a cogliere gli errori e gli aspetti migliorabili.
Di solito uno snippet fatto bene, in maniera efficace, presenta una buona disposizione, una completezza di informazioni, come ad esempio l’indirizzo ben visibile del sito internet, qualche riga di testo che viene considerata immediatamente informativa e alcune indicazioni che possono rilasciare subito delle risposte dirette, E’ come se ci si trovasse davanti ad una pagina web ben formattata, con contenuti di qualità ed esaustivi. E’ Google che decide se un determinato snippet merita la posizione zero oppure no. Questo comporta, talvolta, delle scelte apparentemente incomprensibili, al punto che si possono vedere box premiati con la posizione di favore senza che l’argomento abbia grandi richieste oppure che sia solo parzialmente affine ma non propriamente il medesimo ricercato. Ciò avviene perché lo snippet viene generato dal motore di ricerca secondo le sue regole ottimali e non dall’uomo. Ad esempio, l’algoritmo di Google potrebbe interpretare e trasformare una richiesta di “riso cotto” in “riso cucinato”, oppure con “riso cuoco”, semplificando, di fatto, l’argomento e la risposta alla domanda. Il motore di ricerca si prende lo sfizio di raccogliere ipotetiche richieste differenti ma tra loco congiunte comunque da un legame logico. Chi mastica il linguaggio internet sa bene che non esistono meccanismi e strumenti capaci di stabilire con precisione quali pagine di un sito web vengano poste in rilievo all’interno dei Featured Snippets, ma certamente è possibile capire le tendenze agendo sulle query di Google in maniera manuale. Questo è importante anche perché gli snippets non sono tutti uguali, ma possono seguire logiche di orario, geolocalizzazione e device, in base alla richieste e al luogo in cui queste vengono effettuate. Per ottenere dunque degli snippets precisi e degni di nota, è utile seguire determinate regole che prevedono innanzitutto la redazione di contenuti completi e di qualità all’interno del sito internet di riferimento. Scrivere in modo semplice senza tralasciare informazioni preziose è già un valido punto di partenza. Solitamente gli snippets appaiono quando un utente scrive una domanda completa nella stringa del motore di ricerca. E’ bene quindi che il testo della pagina web preveda al suo interno una formattazione chiara e ordinata, che non prolunghi troppo il testo senza fornire informazioni e che il sito sia di tipo responsive (gli snippets compaiono anche su tablet e telefonini).

Come scrivere i contenuti con finalità di Featured Snippets

Il segreto per avere snippets in primo piano dipende da come vengono redatti i contenuti del sito e abbiamo visto come queste caselle vengono poste in posizione zero con il preciso scopo di rispondere a determinate domande.
I contenuti dovrebbero quindi essere capaci di fornire le risposte alle domande (query) che gli utenti scrivono quando effettuano la ricerca.    
    • Qual’è? Quali sono?
    • Cos’è? Cosa sono?
    • Come si fa? Come fare?
  Solitamente le richieste vengono proposte dagli utenti sotto forma di quesiti che iniziano con le parole sopra indicate e i contenuti dai quali Google estrapola la risposta devono essere scritti in modo da poter fornire una risposta immediata e diretta, semplificando le operazioni all’utente. Chi scrive una pagina web, se vuole sperare che questa sia la fonte giusta dalla quale il motore di ricerca attinge affinché possa procedere alla creazione di uno snippet, deve stendere il testo pensando alle domande con le quali determinate informazioni potrebbero venire richieste. Una tendenza efficace e moderna del content è la scrittura in stile FAQ, ossia domanda e risposta. Oltre a generare uno stile di scrittura fresco e dinamico, rende molto ordinata la stesura del testo e lo prepara all’utilizzo per le vetrine snippets. L’uso di paragrafi è certamente apprezzato da Google, così come una formattazione precisa e la possibilità di attingere informazioni da un elenco puntato o numerato, oltre che di corredare la pagina con delle immagini o grafici esplicativi.

Le categorie dei Featured Snippets

Sono diversi i tipi di snippets che esistono.
    • Testo: i Text Snippets sono piccoli box contenenti un testo che fornisce informazioni. Se si domanda, ad esempio, “Chi è Giuseppe Garibaldi?”, uscirà un box, generato presumibilmente con le informazioni tratte da Wikipedia (ad esempio), con le prime notizie capaci di fornire la risposta immediata e precisa alla domanda posta sul personaggio in questione. Questo genere di snippets interessa almeno il 75% dei casi ed è in tendenza a salire.
    • Video: i Video Snippets si hanno quando nel box viene inserito un video (estrapolato ad esempio da You Tube). Interessano la minoranza degli snippets se proposti tali e quali, mentre la percentuale sale in caso di supporto ad un testo.
    • Tabelle e Liste: i Table e List Snippets sono comodi e pratici quando a Google vengono poste richieste che possono essere esaudite semplicemente mostrando una tabella. Basti pensare alla richiesta di una ricetta oppure agli ingredienti per una impasto. Tabelle e liste (elenchi puntati e numerati) si spartiscono il 18% circa degli snippets.
 

Conclusione

I Featured Snippets sono speciali box informativi creati da Google attraverso una analisi meticolosa delle pagine internet presenti nei risultati SERP che il motore di ricerca propone in seguito ad una domanda posta dagli utenti. L’uomo non ha alcun potere decisionale sulla collocazione dello snippet, in quanto non sono vetrine a pagamento. Questi vengono posizionati da Google in posizione zero, ovvero prima dei risultati organici. Lo scopo degli snippets è fornire una risposta immediata e quanto più precisa possibile a coloro i quali chiedono informazioni relativamente ad un dato argomento che possa prevedere una risposta ad una domanda. Ad esempio: quali sono gli ingredienti per lo strudel? Dopo aver premuto “cerca” o “invio”, per cercare la risposta probabilmente non è nemmeno necessario scorrere tra i risultati proposti, perché è molto probabile che Google, già nella pagina SERP che mostra, in includa un box con l’elenco degli ingredienti richiesti, rispondendo così brevemente alla domanda. L’approfondimento è ammesso cliccando sul sito indicato oppure sugli altri siti classificati in ordine di posizionamento. Per avere uno snippet valido ed efficace è necessario scrivere nelle proprie pagine web dei testi che possano essere esaustivi, precisi, informativi e soprattutto organizzati per fornire una risposta breve. Inoltre la formattazione è sempre molto considerata poiché anche un solo elenco puntato o numerato può essere proposto dal motore di ricerca come risposta ad una specifica richiesta. La chiave di tutto sono i contenuti, i quali possono però essere supportati da immagini, meglio se indicanti la parola chiave corrispondente alla richiesta. Così facendo i Featured Snippets rientrano a pieno diritto in una strategia di Content Marketing e SEO in quanto forniscono ancor più visibilità premiando contenuti di qualità, precisi e completi, senza penalizzare pagine web concorrenti.

Nomi di dominio: un sodalizio con la link building

Un buon posizionamento SEO dipende da molte concause.

Certamente un posizionamento naturale richiede moltissimo lavoro e lunghi tempi di attesa. Un sito di recente costruzione ha bisogno di tempo per affermarsi sul web, crearsi degli “amici” raccomandabili che lo referenzino, farsi conoscere e accedere alla popolarità necessaria per posizionarsi in cima ai motori di ricerca.

Qualunque sia la strategia SEO che preferite adottare, c’è però una verità che dovete tenere a mente sempre:

“I link sono i fattori di rank più importanti”. Parola di Craig Campbell.

Per questa ragione la Link building resta una delle migliori soluzioni utilizzate dai professionisti per velocizzare la scalata dei motori di ricerca, come è ben spiegato in questo articolo di SeoLuxury.com.

Come può un nome di dominio inserirsi in questa strategia per farvi risparmiare tempo e denaro?

Un nome di dominio scaduto, una piccola cosa piena di link

Ogni mese si liberano, solo per la tld .it, circa 30.000 nomi di dominio. I motivi di una liberazione possono essere diversi, vanno dalla semplice svista del titolare al momento del rinnovo, a una cessata attività, ad esempio.

Si tratta comunque di una cifra enorme che alimenta un mercato della “rottamazione” niente male, dove si possono recuperare davvero ottimi e utili affari.

Un nome di dominio è come un terreno in affitto di cui siamo solo titolari e mai proprietari.  Su di esso si può costruire la propria casa: il sito web. La casa può essere distrutta e sostituita, ma il terreno resterà, come resteranno tutti gli indirizzi utili per raggiungerlo, specie se la “casa” che ospitava era molto visitata.

Se il dominio albergava un sito presente sul web da una decina d’anni,  ad esempio, con un fattore di rank autorevole e siti referenti di un certo livello, appropriandosi del dominio, si avrà accesso a tutto questo “storico”.

Un nome di dominio per la SEO?

Un nome di dominio scaduto non vale nulla se non è parte di una strategia di marketing digitale.

Ogni dominio deve avere un obiettivo preciso. Solo così si potrà sfruttare il suo traffico organico, inserendolo in una strategia pianificata a monte.

Un buon posizionamento SEO si raggiunge lavorando On-Site e Off-site.

I nomi di dominio fanno parte di una strategia Off-site di Link building. L’idea è di trasferire il traffico maturato negli anni della permanenza del dominio sul web a un nuovo sito, che magari ancora non ha alcuno storico.

Vediamo come, con qualche esempio concreto.

Il dominio fainotizia.it ospitava un ottimo sito di cronaca (è possibile controllare su web.archives.org per vederne lo storico) che ancora racconta di sé attraverso il numero enorme di link referenti e un Moz Authority che è davvero raro incontrare.

La prima regola è: rispettarne la tematica.

I link sono come i segnali stradali. Non potete mettere un’indicazione “Roma” sulla strada per Bombei, così come non è possibile mettere un sito di veterinaria su un dominio che per anni ha albergato un sito di abbigliamento.  Il tasso di rebond di quelli che cercano un veterinario penalizzerebbe, in questo caso, immediatamente il vostro sito di vestiti.

Fainotizia.it sarebbe perfetto per ospitare ad esempio un sito di cronaca o un blog d’attualità che potrebbe accedere a tutto il traffico da esso ancora generato, in perfetta coerenza con le tematiche del dominio che potete controllare nel “Topical Trust Flow”. A lato di ogni topic potete vedere un numero che indica, con un indice che va da 0 a 100, quanto quella tematica è importante rispetto alle altre.

Le ancore di testo

Se riuscite a trovare un dominio che ha ancore di testo corrispondenti alle parole chiave che volete classificare come anchor text sarebbe perfetto, perché il tutto avrebbe un aspetto molto naturale.

Ma perché sembri ancora più naturale sarà necessario dosare in modo corretto ancore di testo con corrispondenze esatte ad ancore di testo che utilizzano sinonimi. Con Youdot è possibile esplorare le anchor text accedendo ai dettagli del dominio.

Qual è la giusta percentuale tra sinonimi e corrispondenze esatte? Difficile stabilirlo. In generale, per i settori di nicchia, Google è disposto ad accettare più corrispondenze precise e meno sinonimi.

Potete usare anche ancore di testo straniere, nessuno sarà penalizzato per aver ricevuto link da siti esteri.

Fate attenzione a non generare modelli di anchor text che Google possa identificare e penalizzare. Per saperne di più sugli algoritmi di Google che penalizzano le keyword fasulle vi rimando a questo articolo di SeoLuxury.com .

 Le Metriche di riferimento

Per essere sicuri di non acquistare una cantonata è necessario fare affidamento alle metriche del dominio.  Youdot ha istituito una metrica specifica, il DotRank: una media di tutti i valori raccolti sul dominio grazie ai dati di Moz e Majestic. L’aggiornamento dei dati è indicato sotto al nome di dominio stesso (in questo caso i dati sono stati raccolti il 22 febbraio).

Il numero di backlink entranti e il Majestic Trust Flow sono due indici che è utile guardare. Molti backlink associati a un basso “livello di fiducia” sul web (inferiore a 10 ad esempio), indicano che siamo di fronte a “spam”. Youdot ha un algoritmo che esclude i domini penalizzati, ma se qualcosa sfuggisse alle maglie dei controlli esiste una garanzia soddisfatti o rimborsati a cui fare appello.

Il Moz Authority indicherà invece la forza del dominio nei confronti dei motori di ricerca.

 Indirizza il traffico di un dominio per la SEO

Avete scelto il vostro dominio, grazie ad un’accurata analisi?

Ci sono diversi modi di indirizzarne il traffico e di utilizzarne appieno il cosiddetto juice SEO.

Per prima cosa: siate veloci! Il potenziale SEO si disperde rapidamente se il dominio viene lasciato per troppo tempo alla deriva.

Avete più di un’opzione per sfruttarlo al meglio.

La prima, e più semplice, è quella di fare un redirect 301 o spostamento permanente. Questo comando dirà di redirezionare utenti e spider dei motori di ricerca da un vecchio indirizzo a uno nuovo, senza compromettere il valore di posizionamento della vecchia URL e portandosi dietro l’eredità del page rank.

La seconda opzione è quella di cablare nuovi DNS. In questo caso si evita di redirezionare il traffico, cosa questa che in genere i motori di ricerca non preferiscono. Per conoscere la soluzione migliore però, non esitate a rivolgervi a SeoLuxury.com, chiedere consigli a  un esperto SEO farà la differenza tra competenza e “fai da te”.

Sebbene tutto questo appaia complicato per chi è alle prime armi, sulla piattaforma Youdot si può gestire in autonomia il proprio dominio, direttamente dalla pagina “amministrazione domini”.

Ben inteso, un dominio non farà miracoli, per poter sfruttarne il traffico è necessario lavorare sul nuovo sito di destinazione perché quest’ultimo risulti all’altezza di quello che sostituisce e a cui il traffico è dovuto (lavoro on-site). Ma se sapete fare le cose per bene, non sarà difficile trasformare il traffico acquisito in una superba occasione di monetizzazione.

Compiti e struttura di un’agenzia web

Che cos’è un’agenzia web

 

 

Un’agenzia web è specializzata nella realizzazione di siti internet completi e ben strutturati per conto di altre società oppure di professionisti: in questo modo si ottiene una presenza seria e affidabile sul web, così da avere una maggiore e migliore visibilità da parte degli utenti. Per costruire un sito web efficace nel comunicare informazioni, suscitare l’attenzione del pubblico e ottenere ottimi risultati è necessario valutare diversi aspetti. Tra questi si ricordano quelli esecutivi, tecnici, strategici, realizzativi ed economici, che si combinano in maniera differente e che influiscono in maniera notevole sul risultato finale. Al tempo stesso bisogna distinguere tra la fase di progettazione, quella di costruzione effettiva del sito web e quella di monitoraggio post messa in rete e di valutazione dei risultati. Proprio per questo motivo in genere il team è composto da numerose figure, tra i quali un esperto SEO per il posizionamento del sito internet, un copywriter che realizza i testi, un grafico che cura visivamente il sito, un tecnico responsabile delle applicazioni e del codice di programmazione e un web master che si occupa di creare una soluzione d’insieme piacevole ed equilibrata. Inoltre si deve tenere a mente che questi membri del team possono sormontarsi tra loro e svolgere compiti variabili.

Quali sono i compiti di un’agenzia web

Perché è importante avere un partner affidabile

Proprio per i compiti che deve svolgere un’agenzia web e per il fatto che le competenze svolte dai membri del team devono essere integrate a livello profondo e in maniera armonica è fondamentale optare per un partner affidabile e con una buona esperienza del settore. I risultati migliori si ottengono quando la web agency si configura come un vero e proprio punto di riferimento dell’impresa in modo da curare l’aspetto di comunicazione digitale nel dettaglio, integrandolo con la mission aziendale. Infatti il sito internet realizzato deve essere parte integrante della realtà aziendale e professionale che si propone agli utenti, tuttavia viene realizzato da elementi esterni alla ditta stessa. Per scegliere la soluzione migliore per le proprie esigenze si consiglia di fare un confronto non solo tra i servizi offerti, ma anche tra le varie agenzie web in quanto possono avere approcci diversi. Innanzitutto si deve valutare quale sia il proprio obiettivo, richiedendo anche una consulenza per mettere a punto le basi del progetto e le fasi che lo compongono. Infatti un prospetto serve per evidenziare quali siano i passi da intraprendere, come e i costi del servizio. Non bisogna scegliere la soluzione più economica perché le azioni online per supportare la visibilità dell’azienda nel mondo digitale devono essere in progress ed effettuate da esperti in base a scadenze e obiettivi.

Il webmaster freelance: la figura adatta per il successo di un progetto web

Chiunque decida di trasformare il proprio negozio in uno shop 2.0 si trova inevitabilmente di fronte a un quesito: quale piattaforma scelgo?
Le risposte, da Prestashop a Joomla a WordPress, possono essere le più disparate.
Bisogna quindi individuare i nostri bisogni e obiettivi, e di conseguenza capire quale content management system fa al caso nostro.

Ogni buon webmaster sa che avere un sito che mostri le competenze e le particolarità di un’azienda è tanto importante quando allestire con cura la vetrina di un negozio: è questo che spingerà un potenziale cliente a interessarsi a noi e, eventualmente, ad acquistare.

La piattaforma WordPress è molto flessibile e offre la possibilità di ospitare siti web istituzionali ed e-commerce grazie al suo plug-in WooCommerce.

I vantaggi di WordPress:

WordPress è la piattaforma più diffusa e amata e ospita i contenuti di un pubblico vastissimo: dai piccoli blog emergenti a siti importanti e ben avviati come il sito dei Rolling Stones o della CNN.
Questo è già di per sé un vantaggio: la community di WordPress è molto attiva e i supporti sono pressoché infiniti, tra plug-in e templates, ce n’è davvero per tutti i gusti.

WordPress è:

• E’ open source, ovvero i suoi creatori lasciano la fonte libera, così che programmatori o webmaster freelance possano modificare ed estendere il codice sorgente
• E’ altamente personalizzabile: dispone di un’infinità di temi che si adattano ad ogni esigenza
• E’ orientato alla SEO, ovvero all’indicizzazione nei motori di ricerca
• E’ un’ottima piattaforma per e-commerce: con WooCommerce permette di gestire con facilità i vari aspetti della compravendita online, e dispone di numerosi plug-in gratuiti per implementarne le funzioni.

WordPress, però, nasconde anche qualche insidia.
Essendo in continuo aggiornamento può essere difficile per un neofita stare dietro alla manutenzione del proprio sito, ed è qui che entra in gioco una figura professionale sempre più richiesta: il webmaster freelance.

Il Webmaster Freelance: l’asso nella manica per la riuscita del tuo progetto

Il webmaster è una figura professionale che si sta affermando sempre di più nel panorama odierno del web, non è semplicemente un creatore di siti: le sue conoscenze e competenze trasversali spaziano dai linguaggi di programmazione al web marketing, passando per grafica e consulenza.
Il mix di competenze che possiede lo rende una vera e propria risorsa.

Per capirci, il webmaster freelance è quell’individuo che da sè sa progettare, costruire e gestire i contenuti web sui quali navighiamo quotidianamente tenendo conto di strategie di marketing e posizionamento, indispensabili per la buona riuscita di un sito.

Perché affidarsi a un webmaster freelance?

E’ vero, WordPress e WooCommerce sono strumenti che, con un po’ di pratica, possono essere padroneggiati dalla maggior parte degli utenti… Ma ricordate che siamo sul web: il web è uno strumento molto democratico ma non perdona.

Su internet ognuno può ritagliarsi un proprio spazio e, con le mosse giuste, ampliarne i confini fino a praticamente il mondo intero, ma il contro di questa simultaneità senza frontiere è proprio la simultaneità stessa: sul web un piccolo errore può diventare grande, essendo esposto in tempo reale a migliaia di utenti.

Ed è qui che entra in gioco la competenza del webmaster freelance.

Lui lo sa quanto la reputazione sul web sia lunga da costruire ma basti una disattenzione a rovinarla, e la concorrenza è così vasta che spesso quanto perso è difficile da recuperare.
Ma, cosa più importante, un webmaster sa quali sono le giuste tecniche per seguire con cura e con le giuste strategie il tuo progetto in ogni sua fase, dalla nascita all’espansione.

Così l’azienda o l’imprenditore possono concentrarsi sul core business della propria impresa, lasciando la propria vetrina virtuale nelle mani di un professionista.

Inoltre il fatto che sia un libero professionista lo rende capo di se stesso e responsabile a tuttotondo del proprio lavoro, e questo porta dei vantaggi al cliente in termini di flessibilità, tempo e costi.

Quanto tempo ci vuole perché la strategia di link building abbia effetto sui motori di ricerca?

Chi lavora nel campo del SEO sa benissimo che, quando si propone la link building ad un cliente, una delle prime domande che vengono poste è quella relativa al tempo che impiegherà questa strategia a dare i suoi primi frutti. A questa domanda non è possibile dare una risposta univoca perché sono troppi i fattori che entrano in gioco e influenzano la questione. La dura verità è che questo tipo di strategia non porta effetti immediati al posizionamento di un sito all’interno dei motori di ricerca perché sono tante le pagine che quotidianamente vengono modificate quindi i primi risultati potrebbero essere visibili dopo un certo lasso di tempo, anche piuttosto lungo.

Alcuni esperti di settore hanno voluto fare un esperimento per riuscire a capire non solo quale può essere il tempo medio di miglioramento del ranking dopo un’azione di link building ma anche quali possono essere i fattori che influenzano maggiormente questo tipo di risultato. Per ottenere queste risposte si sono dovuti fare, ovviamente, numerosi esperimenti e procedere per deduzione. Il primo esperimento ha riguardato siti con link ad altri siti tutti simili nel contenuto e con pochi aggiornamenti significativi negli ultimi sei mesi. In questa situazione, un sito ha impiegato circa dieci settimane, in media, per migliorare di una sola posizione il proprio ranking. Con altri tipi di link, però, l’effetto è più immediato. Il collegamento a siti più popolari, infatti, ha portato nel lasso di tempo che varia da 5 a 10 settimane un miglioramento del ranking dalla nona alla quinta posizione. Sembra, dunque, che ogni link abbia un piccolo effetto iniziale ma che la sua efficacia aumenti nel tempo, soprattutto in una visione a lungo raggio. Se si aggiungono più link contemporaneamente non solo si raggiungerà l’obiettivo della popolarità sui motori di ricerca più velocemente ma si otterranno anche risultati migliori e duraturi nel tempo.

Questo esperimento – effettuato, però, su un gruppo abbastanza ristretto di siti, per cui è necessaria una futura verifica con un campione di ricerca più ampio – ha aiutato a stabilire una serie di assiomi che possono aiutare a sfruttare al meglio la tecnica della link building. Il primo di questi, ad esempio, ci dimostra che più basso è il ranking del sito oggetto della strategia, tanto più grande sarà l’effetto della link building. Durante l’esperimento, infatti, si è evidenziato che i siti e le relative pagine che già in precedenza erano in prima linea per i risultati relativi ad una determinata parola chiave hanno aumentato il loro posizionamento di appena un livello e hanno impiegato addirittura 22 settimane per riuscirci. Al contrario, i siti che originariamente erano presenti dalla seconda pagina di ricerca in poi, hanno ottenuto buoni risultati già in 8 o 9 settimane.

Ottimo verrebbe da dire! Dunque il segreto per apparire primi nei motori di ricerca è quello di mettersi al lavoro duramente e collegarsi con quanti più link è possibile ai siti amici. In realtà non è proprio così semplice. Infatti, ci vuole un pochino di tempo perché i link ottenuti da una campagna di link building diano il loro effetto perché i motori di ricerca impiegano tempo per valutare tutte le modifiche effettuate alle pagine presenti nel world wide web. Ecco, allora, una serie di passi fondamentali che occorre fare per rendere davvero efficace questa strategia di web marketing, il link building.

Individuare le risorse necessarie

Il primo passo da compiere è quello di individuare il soggetto (o i soggetti) che si occuperà della realizzazione della strategia di link building. In questo caso, ci sono tre possibili strade da percorrere: affidarsi ad un’agenzia seo esterna specializzata nel web marketing, assumere del personale qualificato e contrattualizzarlo internamente oppure affidarsi ad una risorsa interna alla propria azienda, ad esempio l’ufficio comunicazione, per risparmiare tempo e denaro. Ognuna di queste soluzioni, infatti, comporta un dispendio economico, di tempo e di energie estremamente diverso. Soprattutto a livello internazionale occorre attuare strategie opportune e collocare link su siti nella lingua del paese dove si vuole acquisire visibilità. Consigliabile quindi rivolgersi ad un’agenzia esperta in link building internazionale.

Trovare un’agenzia di settore (da 1 a 3 mesi)

La strada più facile, soprattutto all’inizio, è quella di assumere un’agenzia specializzata nel web marketing che si occupi di ogni aspetto. In questo modo, infatti, si potrà avere a disposizione immediatamente un team di esperti già formati che sapranno consigliare le strategie migliori da applicare in base agli obiettivi che si vogliono raggiungere con la link building. Di solito per scegliere il partner giusto occorrono almeno da uno a tre mesi, qualcuno in più se si tratta di una grande azienda con processi decisionali abbastanza complessi e burocratizzati, dove sono necessarie molte autorizzazioni prima di scegliere un fornitore. Una volta selezionata l’agenzia, occorrono ancora un paio di settimane per divenire davvero operativi e iniziare il lavoro di team building.

Assumere una risorsa esperta in link building (da 1 a 2 mesi)

Se non si è interessati ad affidarsi ad un’agenzia specializzata, l’alternativa può essere quella di assumere un esperto di team building. Il candidato migliore ha già lavorato nel settore oppure è un blogger che è riuscito a crearsi da solo un certo seguito grazie alla link building. In questo caso ci vogliono circa 23 giorni per individuare la risorsa giusta e includerla nel nostro organico. Infatti, è necessario pubblicare gli annunci sui principali siti di ricerca di lavoro, fare uno screening dei cv pervenuti, convocare quelli più interessanti per un colloquio e, infine, decidere quello che per caratteristiche e professionalità è più adatto ad essere inserito in azienda.

Lavorare con il proprio ufficio comunicazione e pr (immediato)

L’alternativa più economica e veloce può essere quella di individuare una risorsa interna all’azienda che si occuperà di portare avanti la link building anche facendo affidamento sull’ufficio comunicazione e sui rapporti che questo dipartimento può avere con altre aziende e realtà on line e ottenere, così, link ad altri siti. Va specificato, però, che è difficile che un’azienda si affidi esclusivamente a questa strategia perché dipende troppo dalla disponibilità dell’ufficio comunicazione. Di solito, quindi, questo tipo di strategia viene affiancato ad altre per amplificare i risultati.

Impostare una strategia di link building

(da 2 settimane a 1 mese)

Una volta che sono state individuate le risorse umane che dovranno occuparsi della link building, è importante iniziare finalmente a delineare la strategia da adottare. La prima cosa da fare è riuscire a capire perché un’azienda dovrebbe accettare di collegarsi alla vostra azienda. Riuscire, infatti, a costruire un messaggio efficace da inviare alle aziende e trovare delle leve vincenti per persuadere i destinatari, è il primo passo verso il successo della strategia. In base a quale tipo di messaggio (e strategia) vogliamo utilizzare cambiano anche i tempi di attuazione, che possono dilatarsi oppure abbreviarsi. Ad esempio, questi alcuni dei messaggi che le aziende possono utilizzare:

  • proporre la vostra azienda come risorsa indispensabile (1 settimana): un primo modo per ottenere link è quello di sponsorizzare il vostro sito su siti e portali che vendono nello stesso settore di vostra competenza;
  • proporre la vostra esperienza come risorsa (da 2 settimane a 1 mese): se la vostra azienda offre servizi utili è possibile convincere altri siti aziendali a proporre il vostro link condividendo informazioni importanti per i lettori oppure l’opportunità di usufruire di alcuni servizi gratuiti;
  • proporre la vostra azienda come infografica (da 1 a 3 mesi): l’utilizzo delle immagini e di infografiche che puntano direttamente al vostro sito è un buon modo per convincere altre aziende a pubblicare il link al vostro sito. Infatti, se le immagini realizzate sono carine, accattivanti ed efficaci, tutti vorranno pubblicarle. Ovviamente, per realizzare questa strategia è indispensabile il coinvolgimento di esperti di grafica multimediale;
  • creare contenuti approfonditi (da 1 a 3 mesi): se si pubblicano sul proprio sito contenuti ben ideati, ricchi di informazione e di notizie, è molto probabile che le altre aziende decidano di sponsorizzare la pagina in questione e il vostro sito più in generale. I contenuti ben studiati, infatti, sono una delle leve più importanti ed efficaci per attirare lettori e, di conseguenza, aziende che vogliono condividerli.

La fase esecutiva

(da 2 settimane a 1 mese)

Una volta che sono state decise e stabilite le strategie da attuare per creare un’ottimo profilo di backlink link, inizia la fase esecutiva, quella in cui si deve mettere in pratica quanto fino a quel momento è stato stabilito. Sarà un periodo molto frenetico, nel quale l’addetto all’attuazione della link building lavorerà a stretto contatto con email e telefono per riuscire a convincere le aziende a sponsorizzare il proprio link. Potrà essere un periodo molto stressante, è meglio dirlo subito. Infatti, con un po’ di fortuna e tanta buona volontà, sarà anche possibile riuscire ad ottenere immediatamente qualche buon risultato ma si tratterà davvero di un colpo di fortuna. L’importante, infatti, è ricordare che le aziende che contatterete non ricevono alcun pagamento per sponsorizzare il vostro link quindi non bisogna mai essere troppo pressanti nè aspettarsi grandi risultati da subito poiché la questione del link è in fondo alle priorità delle aziende che contatterete quindi è probabile che non daranno subito la risposta attesa o che questa potrà non essere positiva.

Volendo ricapitolare la situazione, se siete intenzionati a intraprendere una campagna di link building, ci sono da fare una serie di passi indispensabili da attuare che sono:

  • trovare un’agenzia di link building oppure decidere di assumere un esperto o affidarsi al proprio ufficio di comunicazione. La decisione andrà presa in base al tempo e al budget che si ha a disposizione
  • decidere la migliore strategia da adottare, in particolare individuando i potenziali prospect da contattare per la sponsorizzazione del vostro link e stabilendo quali argomenti utilizzare per convincerli ad effettuare link building
  • passare velocemente alla fase esecutiva. In questa condizione è necessario concentrarsi su un grande lavoro di pubbliche relazioni, elaborando efficaci testi personalizzati per ognuna delle aziende che si intende contattare, così da ottenere il massimo risultato con il minimo sforzo
  • saper attendere senza farsi prendere dal panico. E’ importante, infatti, ricordare che i primi risultati apprezzabili di un’operazione di link building sono attesi almeno dopo dieci settimane dall’inizio dell’attività, quindi è fondamentale saper attendere senza lasciarsi scoraggiare se non si ottengono velocemente riscontri positivi.

Questa complessa strategia porterà via complessivamente dai sei ai dodici mesi ma, tutto sommato, è un periodo di tempo ragionevole soprattutto se si pensa a quanto possono possono essere importanti i risultati ottenuti in cambio. La SEO, infatti, deve essere considerato come un investimento che sicuramente richiede un impiego di tempo ed energie notevoli ma ciò che si può ottenere in cambio in termini di visibilità, reputazione e, di conseguenza, vendite è davvero impagabile quando si riesce ad ottenere i primi posti nei motori di ricerca.

liberamente tratto da: https://moz.com/blog/how-long-does-link-building-take-influence-rankings

E’ arrivato Penguin 4.0: cosa cambierà per SEO e link building?

Alla fine è accaduto sul serio quello che da mesi si vociferava negli ambienti del web. Google ha rilasciato la versione 4.0 del nuovo algoritmo Penguin e ora, dunque, i processi di valutazione avvengono in tempo reale ed entrano a far parte a pieno titolo della classifica dei risultati di Google. Ma questa novità come può influire sul lavoro dei SEO e, in particolare, sulla tecnica di link building? Come cambieranno da questo momento in poi i risultati di ricerca del motore più utilizzato al mondo? Cerchiamo di scoprirlo con questa piccola guida che segue.

L’annuncio che a breve Google avrebbe rilasciato la versione 4.0 di Penguin aveva gettato non poco scompiglio nella comunità di esperti di web marketing e, soprattutto, di quelli che fino ad ora avevano giocato sporco, usando trucchetti per arrivare primi nei motori di ricerca. E finalmente quel giorno è arrivato e Google, il più importante motore di ricerca del web nonché vero padrone del destino di tanti siti che ogni giorno cercano di risultare primi nelle sue classifiche, qualche settimana fa ha pubblicato un annuncio sul suo blog aziendale per dare il benvenuto a questa importante novità.

L’annuncio dell’introduzione di Penguin 4.0 è stato basato soprattutto sue due punti chiave. Da un lato, infatti, l’aggiornamento di questo algoritmo è stato davvero una brutta notizia per tutti coloro che fino a questo momento avevano usato i cosiddetti bad link per riuscire a posizionarsi in cima alle classifiche del motore di ricerca, per le keywords di proprio interesse. Poiché Pingue valuta i link in tempo reale, invece, queste tecniche poco pulite non avranno più motivo di essere messe in pratica in quanto verranno facilmente scoperte dall’algoritmo stesso che – almeno così ha promesso Google – non lascerà scampo a chi non gioca pulito. La giusta punizione, quindi, per tutte quelle web agency scadenti che fino ad ora avevano vissuto lucrando sulle spalle dei clienti ignari di tutto. La seconda novità è che Penguin sarà più ” granulare“: è proprio questo il termine utilizzato dai vertici del colosso di Internet. Ciò vuol dire, in pratica, che sarà molto più selettivo e in presenza di un bad link non colpirà più l’intero sito, come fino ad ora accadeva, ma si limiterà a punire solo la pagina. Ancora non è ben chiaro quali potranno essere le conseguenze di questa novità ma tutti gli esperti di settore sono pronti a giurare che rappresenta un netto miglioramento per quei professionisti che hanno sempre lavorato rispettando le regole.

Sarà anche importante verificare come questa novità impatterà sugli altri algoritmi, quelli già noti agli esperti, che interferiscono nei risultati di ricerca. Infatti, ora che Penguin 4.0 è entrato a pieno regime, insieme al già conosciuto Panda, è molto probabile che gli algoritmi già noti inizino a pesare in maniera differente sui risultati delle ricerche di Google. Purtroppo è ancora troppo presto per riuscire a quantificare questa interferenza e a classificarla, ma è chiara la tendenza che il motore di ricerca intende intraprendere. Altra novità molto importante è che, dopo aver annunciato l’inizio delle attività di Penguin, il colosso di Mountain View ha deciso tassativamente che gli utenti non verranno informati di successivi aggiornamenti che l’algoritmo subirà. Questa decisione è stata presa soprattutto in considerazione del fatto che i SEO devono fare il loro lavoro e cercare di farlo al meglio, senza preoccuparsi che il motore di ricerca possa da un momento all’altro modificare i suoi algoritmi di verifica. Inutile dire che, invece, fra gli esperti di settore è già partita la gara a chi individuerà per primo qualche informazione utile per capire quali saranno i primi aggiornamenti del nuovo algoritmo.

ANCHE CON PENGUIN I LINK SARANNO ANCORA IMPORTANTI
E’ fondamentale specificare che l’introduzione di questa novità nel sistema di Google non significa assolutamente la scomparsa dei link nè la loro improvvisa perdita di importanza. A chiarirlo è stato non solo lo stesso Google più di una volta ma anche esperti di settore come John Mueller, Matt Cutts e Gary Illyes, tutti nomi noti nel panorama SEO internazionale. Tutti hanno tenuto a precisare questo aspetto esortando i SEO alle prime armi o anche quelli più famosi ad implementare sempre di più le strategie di web marketing e di link building in quanto saranno ancora – e sempre di più – questi gli elementi che faranno salire un sito piuttosto che un altro ai vertici delle classifiche di ricerca. Ovviamente, il link building avrà però senso solo se appoggiato da una serie di fattori fondamentali come contenuti innovativi e pagine interessanti. Per questo sono finiti i tempi di chi cercava di raggiungere risultati percorrendo la strada più breve, magari proprio quella di acquistare collegamenti su altri siti. Ad esempio, se un sito di sole 5 pagine possiede oltre 5mila collegamenti, viene da domandarsi che cosa le persone trovino di così interessante nel sito da sponsorizzarlo con tutti questi link. Un po’ troppi ed ingiustificati per non cadere nelle grinfie di Penguin 4.0. Ha molto più senso, invece, che un sito con un centinaio di pagine, contenuti interessanti e aggiornamenti frequenti abbia più di 500 connessioni ad altri siti. Ovviamente, in questo caso tutto appare perfettamente normale e il sito non sarà penalizzato dal nuovo algoritmo di Google. E’ ora, dunque, di investire sicuramente in pubbliche relazioni ma anche e soprattutto in contenuti di qualità, in informazione e in duro lavoro e provare a tracciare una vera e propria linea editoriale come chiave di business di successo. Quindi i collegamenti continueranno ad essere una voce importante, estremamente tenuta in considerazione da Google. Ma da soli, ovviamente, non possono più bastare. Forse è il caso di iniziare a ragionare un po’ meno da SEO e un po’ più da uomini di marketing per provare a capire cosa il nostro lettore veramente vuole leggere, su quali argomenti vuole informazioni, contenuti, servizi utili. Solo così, accontentando le esigenze della nostra platea di lettori, sarà possibile vincere la sfida competitiva che Google sta prepotentemente lanciando con l’introduzione di Penguin 4.0

COSA VUOLE VERAMENTE GOOGLE
Un ottimo suggerimento per capire cosa veramente il motore di ricerca voglia dai siti che indicizza può essere quello di leggere attentamente i comunicati stampa e le informazioni che Google fa trasparire dalle pagine del suo blog e dalle selezionate interviste che il suo management rilascia. Sembrerebbe un inutile esercizio di stile, una perdita di tempo che un impegnato SEO non può permettersi ma non si deve sottovalutare l’importanza di questa attività. Spesso, infatti, le informazioni più importanti e preziose per capire come si muove il motore di ricerca si trovano proprio in queste fonti così sottovalutate.
Ad esempio, quando è stato annunciato l’ingresso dell’algoritmo Penguin 4.0, nel comunicato stampa ufficiale era anche rivolto un invito a tutti i tecnici di settore a creare siti stupefacenti e davvero innovativi. In un altro post del blog, invece, i realizzatori di siti vengono esortati con insistenza a realizzare contenuti interessanti per il proprio sito web. Infatti, viene sottolineato come i link siano da considerarsi dei veri e propri voti editoriali che gli altri siti ci danno e, quindi, per fare una buona politica di link building è fondamentale riuscire a creare contenuti testuali di ottimo livello che contengano informazioni importanti. Più è utile il contenuto che si propone, maggiore è la possibilità che altri siti decidano di condividere il nostro link e la popolarità del nostro sito aumenti in modo esponenziale. Ma i suggerimenti di Google non si esauriscono qui. Ancora, infatti, nelle linee guida per i webmaster si legge che è necessario pensare a cosa rende davvero unico il nostro sito, prezioso e coinvolgente. Una volta individuato questo aspetto, il nostro plus distintivo, va assolutamente potenziato per far sì che il proprio sito si differenzi da tutti gli altri dello stesso settore che affollano il web e ci ruba i visitatori. In qualsiasi modo lo si voglia leggere, è chiaro dunque che Google vuole puntare alla qualità. Poco importa che sia qualità del sito, dei contenuti proposti o dei link che puntano al sito: è fondamentale che si crei del vero e proprio valore e il motore di ricerca ha tutta l’intenzione di premiare questo altissimo livello di qualità che pretende.

La qualità, dunque, sembra essere la preoccupazione fondamentale di Google. Il problema, piuttosto, può essere invece quello di un eccessivo ottimismo da parte del motore di ricerca più utilizzato al mondo. Infatti, creare contenuti di qualità non è affatto un’operazione semplice come Google lascia intendere. Ci vuole competenza, creatività, costanza e tanto tempo da dedicare a questa attività. E queste sono tutte caratteristiche che è difficile da trovare insieme, in una stessa persona o in una stessa azienda. Inoltre, la creazione di contenuti di livello qualitativo ottimale da sola non è sufficiente per garantire un buon posizionamento del proprio sito. Infatti, occorre anche creare delle buone e proficue relazioni con persone influenti nel mondo del web che siano interessate a quello che noi abbiamo da dire. E’ necessario scovare blogger, portali di informazione oppure personaggi famosi che hanno un proprio sito on line: saranno loro il nostro target privilegiato. Queste buone relazioni porteranno, poi, nel corso del tempo, ad aumentare il numero di link di qualità che sono quelli che Google apprezza e valuta per portare in alto un sito nei suoi risultati di ricerca. E’ necessario, quindi, invertire completamente il punto di vista. Infatti, mentre fino ad ora si riteneva necessario collegarsi a siti di alta qualità e di grande seguito, oggi invece il principio – almeno secondo Google e quindi anche secondo noi – deve essere esattamente quello opposto. Deve essere il nostro sito ad avere alto impatto e grande qualità di contenuti, in modo tale che saranno gli altri che naturalmente tenderanno a promuovere il link al nostro sito.

LE MIGLIORI TATTICHE DI LINK BUILDING
In base a quanto fino a questo momento abbiamo stabilito, è possibile delineare qualche tecnica di link building che ha ancora senso attuare e che ha ragione di esistere anche in presenza del nuovo algoritmo di Google, Penguin 4.0. Ovviamente si tratta di suggerimenti. Sta poi alla sensibilità e coscienza dei singoli gestori di siti decidere quale è eventualmente meglio applicare al proprio caso.

Una delle tecniche di link building internazionale che si può provare ad attuare è quella di fare una ricerca per individuare le directory che sono maggiormente rilevanti per il settore di appartenenza della nostra azienda e del nostro sito. Questa ricerca può essere effettuata utilizzando delle query avanzate che prevedono l’inserimento nella mascherina di ricerca della seguente sequenza “parole chiave + risorse + link + directory”. In questo modo sarà molto facile individuare i siti che hanno contenuti simili al nostro o affine al nostro campo e si potrà contattarli per proporre uno scambio di link. E’ importante ricordare che l’attività che richiediamo a questi siti non è compensata, quindi non bisogna essere insistenti e si deve trovare la chiave di comunicazione giusta per riuscire ad essere persuasivi.

Un altro metodo molto utilizzato per riuscire a raggiungere lo stesso obiettivo è quello di effettuare un’attenta analisi dei siti che sono nostri concorrenti. In questo modo, infatti, sarà possibile scovare quei portali web che già sponsorizzano i nostri concorrenti e che potranno essere interessati a fare lo stesso anche con noi. Ovviamente, anche in questo caso per persuadere questi siti a sponsorizzare pure il nostro sarà indispensabile offrire contenuti di qualità e individuare le motivazioni per le quali il sito potrebbe voler promuovere il nostro link: queste motivazioni, poi, saranno illustrate in un testo ben fatto che invieremo tramite mail come richiesta di contatto. Creatività, simpatia e un pizzico di furbizia potranno essere le nostre armi in più per riuscire ad essere davvero convincenti.

Anche i guest post sono uno dei modi migliori che al momento si possono utilizzare per ottenere molti link di buona qualità al proprio sito. L’ideale sarebbe quello di inserire il richiamo al nostro sito all’interno di un articolo interessante su argomenti molto gettonati, da far pubblicare su siti dal seguito eccezionale. Questo tipo di approccio può essere più lungo e può dare risultati in tempi più lunghi ma è sicuramente la strada migliore, soprattutto se si cerca di accontentare i dettami che ci vengono forniti da Google che predica la qualità sotto ogni punto di vista.

Anche la campagna di sensibilizzazione è una tecnica ancora in voga che, almeno per i prossimi anni, non passerà di moda. Ovviamente in questo caso è necessario utilizzare una certa sensibilità non solo per individuare i siti da contattare per richiedere la pubblicazione del nostro link ma anche le parole giuste per essere persuasivi senza essere troppo invasivi ma sempre efficaci.

Anche le organizzazioni locali possono rivelarsi un ottimo partner per promuovere il nostro link. Infatti, ci sono molti portali che promuovono su posizione geografica i link di aziende di diverso settore che si trovano in una determinata area. In questo modo è possibile trovare ristoranti, locali o attività di altro genere che magari possono essere interessati a sponsorizzare il nostro sito in cambio di un collegamento del loro logo su una delle nostre pagine. In questo modo sarà possibile stringere connessioni di sicuro interesse e anche molto utili soprattutto agli occhi di Google.

Infine, un’ottima tecnica da utilizzare per riuscire a creare un buon link building è quello di sfruttare le competenze del proprio ufficio stampa o dell’ufficio comunicazione. Infatti, se il nostro sito effettivamente offre contenuti di qualità e servizi utili, sarà più facile per il nostro ufficio stampa riuscire a promuovere articoli che contengano il nostro link e che siano poi lanciati da molte testate on line. In questo modo si genereranno link di qualità che daranno il loro sicuro contributo per migliorare il posizionamento del nostro sito nel ranking di Google in relazione alle parole chiave che ci interessano maggiormente.

Ovviamente questo elenco appena fatto non ha la pretesa si essere esaustivo ma contiene solo alcune buone indicazioni per ottenere ottimi risultati con la strategia di link building. Occorre sempre ricordare, però, che richiedere ad altri siti genericamente la possibilità di sponsorizzare il nostro link senza avere una chiara strategia in testa è non solo inutile ma anche dannoso perché non porta da nessuna parte. Inoltre, non tutte le strategie possono andar bene per ogni situazione. Infatti, le esigenze di un sito possono non essere quelle di un altro e quindi è necessario individuare la strategia più adeguata in base alle specifiche necessità.

CONCLUSIONI
Da tutto ciò che è stato fin qui detto, si possono trarre delle brevi conclusioni che possono essere delle utili indicazioni per il futuro. Innanzitutto, appare chiaro che il vecchio metodo di promuovere i link di un sito, facendo quel lavoro sporco che fino ad ora aveva premiato i più furbi, non avrà vita lunga. Infatti, il nuovo algoritmo di Google noto come Penguin 4.0 è stato pensato proprio per evitare che siti con moltissimi link non di qualità possano apparire in ottima posizione nei risultati di ricerca. Si fa, dunque, sempre più pressante la necessità di rendere il nostro sito appetibile affinché altri siti decidano di pubblicare sulle proprie pagine il nostro link. Un ottimo modo per ottenere questo obiettivo può essere quello di iniziare a pubblicare solo contenuti di qualità, con frequenti aggiornamenti e informazioni davvero utili per i lettori. Così non ci sarà più bisogno di spingere per avere link ma saranno i siti a scegliere, in modo molto naturale, di collegarsi a noi.
Probabilmente, per riuscire ad essere davvero un deterrente per quei siti che si affidano al bad link Penguin avrà bisogno ancora di qualche aggiornamento e messa a punto prima di diventare operativo al 100%. Le Agenzie SEO che hanno sempre svolto con professionalità e serietà il proprio lavoro si augurano che questa svolta possa arrivare il prima possibile per vedere il loro lavoro premiato e i furbi finalmente puniti. In attesa che questo accade, non resta che attendere e vedere quali saranno i veri cambiamenti che l’introduzione del nuovo algoritmo porterà con sè.

liberamente tratto da: https://searchengineland.com/authority-link-building-real-time-penguin-259584

Ecco perché è importante la link building

È possibile capire come far conoscere un contenuto di qualità senza che nessuno lo conosca inizialmente?

Questa è la domanda alla quale moltissimi utenti cercano da tempo una risposta concreta, evidentemente difficile da individuare. Il problema che spesso si incontra online nel cercare di promuovere il proprio sito web è quello di riuscire a far arrivare i propri contenuti a più gente possibile. In questa prospettiva, la link building è un meccanismo utilissimo e i motivi li scopriremo più in avanti.
Molte volte notiamo contenuti poco interessanti o per nulla informativi che riscuotono un maggiore successo (in termini di visualizzazioni, diffusione tramite social media e quindi condivisione) rispetto ad altri che invece meriterebbero miglior sorte: pensiamo a siti web che diffondono notizie e articoli sul mondo della tecnologia, dello sport o di qualsiasi altra tematica. Spesso emergono quelli che sembrano realizzati peggio, a livello strutturale, e che, soprattutto, offrono contenuti di qualità inferiore.

Erroneamente molti pensano che il solo grande contenuto di un articolo che viene considerato ‘di qualità’ possa, a prescindere da ciò, avere successo e grande seguito sul web. Non è assolutamente così. Capita spesso di leggere consigli e suggerimenti sbagliati su come promuovere un contenuto su Internet.
Sappiamo che la link building rappresenta il punto di partenza della SEO (Search Engine Optimization) per far emergere i propri contenuti sul web ma alcuni utenti sono spinti ad utilizzare delle pratiche spesso scorrette per farlo (o anche stesso oltre i comportamenti eticamente corretti online), come ad esempio inserire tags nella descrizione dei propri articoli che non fanno riferimento al loro contenuto ma ad un altro evento/oggetto particolarmente importante e di rilievo che è avvenuto nel mondo o di cui se ne parla tantissimo in quel momento e che quindi viene cercato e visualizzato online tramite i più famosi motori di ricerca. Questa è una strategia sicuramente poco corretta che Google ha molto penalizzato con gli ultimi aggiornamenti ai suoi algoritmi ma che resta una scelta da prendere in considerazione, utilizzando però i tag reali.
La cosa più importante da fare per cercare di ottenere il successo e la considerazione sperata e far emergere i contenuti di vera qualità è cercare di assecondare i cambiamenti strutturali del motore di ricerca apportati da Google e trovare un giusto equilibrio con le proprie necessità, con una dose di impegno maggiore.

Abbiamo affermato prima come la pratica della link building sia utilissima nella prospettiva in cui vogliamo diffondere il nostro sito web raggiungendo un pubblico il più ampio possibile, attraverso degli strumenti giusti, corretti e accettati da Google, il motore di ricerca principale su cui vogliamo migliorare il posizionamento dei nostri contenuti.
Partendo dal presupposto e ribadendo che inserire tags e parole chiavi che non c’entrano nulla con il contenuto che abbiamo pubblicato è certamente sconsigliato, ci sono modi migliori per – letteralmente – costruire una buona rete di collegamenti al nostro sito web e posizionarlo nei piani alti delle ricerche.

Innanzitutto, è importante continuare a pubblicare contenuti di qualità e, anzi, cercare di migliorare articolo dopo articolo: la qualità viene sempre ripagata e serve necessariamente come base di partenza. In seconda battuta, bisogna revisionare i link interni e i link esterni del proprio sito: i primi sono quelli di cui abbiamo un’ampia gestione perché appunto inseriti all’interno del sito web, per i secondi, invece, non abbiamo grande potere di controllo, a meno che non investiamo in pubblicità e sponsorizzazione a pagamento per farci ‘linkare’ da più utenti in più siti possibili.
È ovvio dunque che la nostra attenzione si debba focalizzare sui link interni. In questo senso, è consigliata una revisione di tutti gli articoli e i contenuti pubblicati sul sito e favorire la navigazione dell’utente al suo interno tramite la costruzione di nuovi collegamenti a partire dagli articoli stessi. Ad esempio, se scriviamo un articolo sui migliori smartphone del 2016, alleghiamo ad una parola chiave, in questo caso “Samsung Galaxy S7 Edge”, un link che collega ad un altro articolo, presente e caricato sempre sul nostro sito internet che tratta della recensione del dispositivo stesso. In questa maniera, con un po’ di bravura e fortuna, l’utente interessato ai contenuti caricati sul sito cliccherà su altre pagine, si focalizzerà alla storia e alle tematiche trattate e avrà voglia di tornarci nuovamente per una successiva visita.

Seguendo tale strategia, Google terrà di buon occhio il vostro sito e vi farà scalare numerose posizioni all’interno del suo motore di ricerca quando gli utenti cercheranno le parole chiavi.
Guadagnando una buona reputazione dinanzi a Google e nell’internet in generale, il vostro sito acquisirà col tempo un autorità maggiore e diventerà uno dei punti di riferimento per il settore di cui si interessa. È importante sottolineare come il tutto non sia un processo semplice e veloce: ci vuole impegno, dedizione ed anche l’immancabile passione per portare avanti un progetto così ambizioso.
Se gli utenti che hanno visitato più pagine del vostro sito web grazie ai vari collegamenti creati con la tecnica della link building, sono rimasti altresì colpiti dalla qualità dei contenuti e ne diventano frequentatori assidui, la voce si spargerà velocemente e i vostri link avranno una connotazione positiva nel mondo di Internet.

A questo punto, avrete raggiunto tutti gli obiettivi per mettere in evidenza le vostre capacità: avete un sito web completo, ben strutturato ed organizzato, con i contenuti giusti e più efficaci per le tematiche trattate, che segue le regolari e corrette tecniche SEO e ottimizzazione nei motori di ricerca e che, soprattutto, ha un buon seguito di visitatori interessati e fidelizzati al brand. Costruire relazione di stretto contatto e rapporto diretto con chi apprezza i vostri contenuti è un altro dei passi importanti per trarre vantaggi, da entrambe le parti.
I vantaggi per i visitatori sono palesi e ovvi: avere un portale di riferimento in cui informarsi di ciò che interessa e nel modo in cui si vuole venga trattato un determinato argomento.
Per chi è proprietario del sito web e si occupa di caricare i contenuti e farlo crescere in immagine e reputazione online, l’apprezzamento e la condivisione dei proprio contenuti da parte degli utenti, favorisce una maggiore rilevanza nel gruppo di tutti i siti concorrenti ed è certamente una fonte di potenziale guadagno più appetibile per gli investitori del marketing online e dei social media.

In definitiva, puntando su queste strategie di link building, sarà possibile aumentare – e di tanto – non solo il volume di visite e accessi al proprio sito web, per far conoscere a più utenti della rete possibili i nostri contenuti (che, se verranno apprezzati saranno di conseguenza considerati contenuti di alta qualità) ma guadagnare una buona porzione del marketing online legato ad uno o più specifici brand che operano nel settore di nostra competenza.

La link building può esprimere il massimo delle sue potenzialità e offrire maggior profitto (dunque ottimi ritorni economici) a chi vuol operare online ed essere di supporto nel processo di internazionalizzazione d’impresa, solo se sfruttata correttamente e nella maniera più efficace, abbinata alle giuste strategie di SEO avanzate e di marketing online. Inoltre, è indubbia l’importanza dei social media in questo processo perché alla base dell’aumento di popolarità vi è una spinta iniziale che può arrivare dalle condivisioni delle proprie pubblicazioni in siti specializzati o famosi social network.
Infine, aumentando la qualità dei contenuti e favorendo la condivisione degli stessi nel maggior numero di siti online (specialmente quelli che trattano di tematiche uguali o più o meno simili), aumenterà progressivamente anche il numero dei visitatori che potranno così spargere la voce e dare sempre più maggiore visibilità al sito.

Come sempre è d’obbligo affidarsi ad una seo agency competente che sappia come utilizzare al meglio le possibilità offerte, evitando le pratiche più pericolose.

liberamente tratto da: https://www.business.com/content-marketing/even-great-content-still-needs-link-building/

Digital signage vs Sito web

La pubblicità nel corso degli ultimi anni sta subendo una vera e propria metamorfosi per adattarsi alle nuove mode e alle nuove tendenze, che impongono campagne pubblicitarie sempre più tecnologiche e mirate ad un target preciso. Le aziende lo hanno capito e quindi cercano di veicolare messaggi pubblicitari sempre più interattivi e diretti verso un determinato pubblico. Ma tra digital signage e sito web qual è la soluzione migliore per pubblicizzare la propria attività in un grande negozio o in uno showroom?

La partita è aperta ma, per quanto utile possa essere un sito web, il digital signage ha sicuramente una marcia in più per lanciare messaggi diretti ed interattivi, almeno nei centri commerciali, in un grande negozio ed in uno showroom. I monitor utilizzati come strumenti di digital signage non solo ripropongono i contenuti già presenti all’interno del sito web, ma si trasformano in una vera e propria vetrina interattiva, che il cliente può consultare per andare dritto al punto o alla sezione che maggiormente gli interessa. I monitor digital signage infatti hanno la capacità di informare il cliente sui prodotti già disponibili ed acquistabili online, sulle ultime novità, sulle promozioni, sulle offerte in corso, sulle idee di articolo e relativi accessori e complementi.

Inoltre i monitor digital signage possono essere gestiti direttamente da una sede centrale, con la possibilità di programmare i messaggi pubblicitari in base all’ora, all’affluenza di pubblico o alle nuove tendenze di mercato relative ai singoli store e alle singole aree. Tutto questo, oltre a fornire una comunicazione rapida, diretta, essenziale e senza fronzoli al target di mercato individuato, consente anche notevoli risparmi in termini di costi e di comunicazione.

Uno dei principali sistemi del digital signage è l’HDDS Vision®, un sistema software più hardware, che è stato ideato, pensato e sviluppato per fornire diverse soluzioni finalizzate alla propagazione e alla divulgazione di messaggi pubblicitari e contenuti multimediali mediante la diffusione visiva ed interattiva. E’ un sistema molto facile da gestire, ed il suo punto di forza è la grande flessibilità, dal momento che ogni contenuto multimediale può essere adattato in base alle proprie esigenze ed al messaggio pubblicitario che si intende lanciare.

HDDS Vision è dotato di due sistemi complementari per gestire gli schermi: il sistema VISION ed il sistema TOUCH. Il sistema VISION permette l’erogazione dei contenuti multimediali sullo schermo, ma in questo caso per l’utente non c’è la possibilità di interagire. Il sistema TOUCH invece permette al cliente di interagire con l’interfaccia grafica mediante il touchscreen.

SEO Locale

Che tu abbia un’attività commerciale che opera solo online oppure si appoggia ad un negozio fisico non fa alcuna differenza, è innegabile ormai che la SEO è diventata parte fondamentale di qualunque strategia di marketing digitale e consente alle varie attività di poter avere molte informazioni sui proprio clienti, sui visitatori occasionali e sui loro comportamenti d’acquisto. Un dato molto importante circa il comportamento dei consumatori è che quasi la metà di essi avvia un acquisto partendo da una ricerca sul web , in particolar modo dai motori di ricerca quali Google, Bing, Yahoo e simili. I motori di ricerca (se sfruttati a dovere utilizzando le migliori e più efficaci tecniche di ottimizzazione SEO) rappresentano una fonte incredibile che genera traffico non solo per un sito internet ma anche per un negozio fisico che gestisce parte del suo operato online. Il problema principale, però, è quello di spingere questi visitatori del sito internet ad acquistare prodotti dal negozio online oppure a recarsi il giorno dopo o il giorno stesso presso il locale fisico: il 96% del traffico di ricerca organico , infatti, si limita solamente a realizzare una ricerca di tipo informativo , senza addentrarsi ad eventuali operazioni di tipo economico, di acquisto ecc. In tal senso, è importante capire quali metodi possano effettivamente convertire questa tendenza abbastanza negativa. Una soluzione potrebbe essere rappresentata dal retargeting.

Ma cos’è esattamente il retargeting? E come funziona?

Il retargeting è una pratica molto diffusa quando si parla di tecniche SEO che aiutano alla crescita delle vendite di un’azienda che vuole puntare sul miglioramento e l’ottimizzazione della propria posizione online e sui motori di ricerca. Esso rappresenta una forma di pubblicità online che fa riferimento agli utenti e alle azioni che hanno effettuato su Internet, in tutte quelle situazioni nelle quali non c’è una conclusione o una effettiva vendita. È una delle tante strategie di marketing che permette di mantenere uno stretto contatto con i visitatori anche dopo che essi hanno abbandonato il sito web senza fare nessun acquisto. Grazie al retargeting, le aziende hanno la possibilità di raggiungere quel 96% di utenti che non hanno effettuato al primo accesso l’azione prevista, come un acquisto in uno store digitale, un’iscrizione ecc.

Il retargeting sfrutta un pratico codice Javascript che aiuta a ‘seguire’ gli utenti in giro per il web. Il suo funzionamento è molto semplice: bisogna inserire un piccolo codice nel proprio sito internet (il codice prende il nome di “pixel”), il quale viene generato quando si accede ad una campagna. Il pixel non è visibile dai visitatori del sito web e non rallenta le prestazioni e la scorrevolezza dello stesso. La sua azione è basata su un cookie anonimo che viene rilasciato al browser proprio dal codice stesso. Successivamente, i visitatori del tuo sito web che lo hanno abbandonato in precedenza e stanno navigando su altre pagine vengono intercettati da questo cookie, che permette a chi fornisce il servizio di retargeting (ovvero Google grazie all’attivazione di campagne sulla Rete Display oppure attraverso Google AdWords; inoltre, è possibile attivare un servizio di retargeting tramite Facebook) di pubblicare degli annunci che sono anche ottimizzati secondo le migliori tecniche SEO. Inoltre, il cookie si assicura che questi specifici annunci vengano mostrati solo a persone che hanno già visitato il tuo sito internet.

Tale tecnica è molto efficace se utilizzata nel modo giusto e verso i giusti visitatori e molti imprenditori ed esperti di marketing che la utilizzano per i propri siti web ne hanno dimostrato tramite dati concreti e reali l’effettiva efficacia, soprattutto in termini di aumento di redditività, spiegato da un ROI più elevato rispetto ad altre campagne pubblicità inserite in altri siti.

Il risultato è davvero sorprendente dato che vengono combinati i dati del retargeting con quelli della normale ottimizzazione del posizionamento del sito tramite le tecniche SEO e ne esce fuori un canale di marketing molto efficiente per gli inserzionisti e proprietari dei vari siti web che ne usufruiscono.

Adesso molti di voi vi starete chiedendo: ma se io posseggo un sito web che non ha molti accessi e quindi riesce a catturare pochissimi visitatori, come metto in pratica la tecnica del retargeting se non ci sono utenti da ‘seguire’ nella navigazione successiva al mio sito web? Non preoccupatevi, c’è una soluzione anche per questo.

Si chiama ‘search retargeting‘ ed ha l’obiettivo di tracciare gli utenti fin da quando loro cercano le parole chiavi sui motori di ricerca, ancora prima quindi che essi accedano ad un sito web e, soprattutto, anche se questi stessi utenti non hanno mai visitato nemmeno la home page del vostro sito. Il search retargeting è una tecnica avanzata legata al SEO, che fonda le sue radici ovviamente sul retargeting classico e agisce tramite gli annunci a display utilizzati nel marketing online e nelle ricerche organiche.

Grazie a questa tecnica, gli inserzionisti possono catturare i dati in vari modi, a partire dall’inziale ricerca dell’utente, indifferentemente dal motore di ricerca utilizzato. Una volta che viene avvistato un visitatore, il quale inserisce un termine di ricerca che rientra nel settore operativo del sito web che si vuole mettere in rilievo, allora verrà visualizzato il vostro annuncio sulla pagina in cui l’utente sta navigando.

Ovviamente, nel momento in cui voi proprietari del sito notate che, a seguito della ricerca di una determinata parola chiave, l’utente vede apparire il vostro annuncio nella sua pagina di navigazione, allora potrete costruirvi una lista di parole chiavi da utilizzare per l’ottimizzazione del vostro sito web con le più classiche e comuni tecniche SEO per il posizionamento sui motori di ricerca.

In linea teorica, è possibile individuare tre principali categorie di ricerca:

  • Informativa: queste parole chiavi sono legate a quel tipo di ricerche dell’utente che vuole semplicemente informarsi senza necessariamente convertire l’informazione in acquisto finale o atto conclusivo (come detto in precedenza è una situazione che si verifica rarissime volte);
  • Conoscitiva: a questa categoria appartengono quegli utenti che vogliono acquistare un prodotto ma non hanno ancora deciso quale e dunque cercano informazioni per capire i vantaggi/svantaggi dell’uno e dell’altro. Vogliono approfondire l’argomento che stanno analizzando da più tempo;
  • Di acquisto: la serie di parole chiavi che l’utente inserisce perché vuole immediatamente procedere all’acquisto di un determinato prodotto di cui già dispone tutte le informazioni e sul quale non ha altro dubbio da chiarire. Sono termini che non hanno un grosso volume di ricerca rispetto alle due categorie precedenti ma che comunque possono portare ad un elevato tasso di conversione dell’utenza a consumatore finale, se ben combinati con le parole chiavi delle categorie informativa e conoscitiva.

Insomma, il retargeting è uno strumento estremamente funzionale che permette di ottimizzare il proprio sito se abbinato con le adeguate tecniche SEO per le tematiche che trattiamo sul nostro sito web.

Esso non indirizza direttamente la gente dove noi vogliamo ma può dare dei vantaggi sostanziosi se inglobato in una strategia di marketing online e digitale ampia e concreta, sulla quale si basa il raggiungimento di obiettivi specifici, come l’acquisizione di traffico oppure l’aumento delle potenziali visite al tuo sito web.

liberamente tratto da: https://www.sitepoint.com/retargeting-seo-ppc-working-together/

Come la Business Intelligence può sostenere un’impresa

Ecco in breve alcuni dei principali servizi di Business Intelligence messi a disposizione da SB Italia:

Smart Business Intelligence
È questo l’approccio suggerito ai Clienti interessati ad ottenere riscontri rapidi più  che ad elaborare progetti di lungo respiro. Questa soluzione permette loro  di toccare presto con mano i risultati dell’opera del personale SB Italia. In altri casi, l’approccio Smart Business Intelligence rappresenta solo la fase iniziale – un “assaggio”, per così dire – di un piano più  ampio. Nelle soluzioni di Smart Business Intelligence è fondamentale la collaborazione con il Cliente per giungere alla definizione delle informazioni su cui  lavorare.

Enterprise Business Intelligence
La modalità Enterprise Business Intelligence consiste nell’elaborazione di sistemi di analisi complessi e avanzati, mediante la costruzione di un corporate data warehouse e lo sviluppo di pannelli e report di analisi coerenti con i vincoli dei sistemi e con i requisiti espressi dagli Utenti. È l’alternativa tipicamente utilizzata dagli esperti di SB Italia nei  confronti delle imprese di grandi dimensioni.

Business Intelligence Financial Services
SB Italia affianca il lavoro dei Direttori Finanziari delle imprese con l’applicazione di sistemi informatici sofisticati, che oltre ai numeri misurino la qualità delle performance aziendali.

Predective & Big Data Analytics
Vanno sotto il nome di Predective & Big Data Analytics le operazioni di analisi di grandi masse di dati strutturati – i c.d. big data- condotte mediante  l’utilizzo di strumenti di statistica avanzata e sistemi hardware e software molto innovativi rispetto a quelli delle tradizionali attività di Business Intelligence. Attraverso i processi di Predective & Big Data Analytics – e i sistemi di Big Data, in particolare  – SB Italia può trattare facilmente una grande mole di dati grezzi, fino  a ricavarne informazioni complete su cui  basare l’elaborazione di piani d’impresa efficaci.

Social Analytics
Le attività di Social Analytics poste in essere dagli esperti di SB Italia comprendono la raccolta, l’analisi e l’interpretazione di tutti i dati – visibili e occulti – afferenti ai social network e ad altri luoghi virtuali di aggregazione (siti, forum, blog etc.). Dai  contenuti testuali e visivi fino alla profilazione del target principale di un’azienda, le operazioni di Social Analytics rivestono ormai un ruolo indispensabile nella Business Intelligence dei grandi gruppi, come in quella destinata alle piccole e medie imprese.

Google Partner : impostare al meglio la strategia

Google Partner è il programma ufficiale di Google che certifica i professionisti qualificati ad utilizzare uno degli strumenti più famosi di Google, Google Adwords. Il programma di certificazione di Google è sta lanciato agli inizi del 2014 ed è rivolto principalmente alle agenzie e ai professionisti nel settore del web marketing.

Adwords è uno strumento molto utile per strutturare una strategia di posizionamento sui motori di ricerca. Uno strumento in continua evoluzione che consente di pianificare una campagna in base alle keyword per cui si vuole ricevere traffico attraverso la pubblicazione di annunci mirati all’interno delle ricerche degli utenti. Google Adwords è uno strumento avanzato molto professionale, la certificazione Google Partner, quindi, viene rilasciata a seguito di esami per certificare che l’agenzia o il professionista che espone il logo Google Partner ha una perfetta conoscenza dello strumento. Affidarsi quindi ad un’agenzia certificata Google Partner oppure ad un professionista certificato, rappresenta una garanzia per i propri investimenti pubblicitari in quanto si ha la certezza che lo studio della migliore strategia per Adwords, l’impostazione delle Keyword e delle inserzioni, verrà eseguito in maniera corretta e professionale.

Per ricevere la certificazione Google Partner si deve effettuare un esame in cui si deve dimostrare la conoscenza del regolamento di Google Adwords,e il suo funzionamento, soprattutto per quanto riguarda le varie funzioni delle campagne e non tanto nell’aspetto pratico dell’impostazione. La certificazione ha una durata annuale e consente di pubblicare sul sito dell’agenzia e sui biglietti da visita del professionista, il logo Google Partner. A livello commerciale, di prestigio e di visibilità, la certificazione Google Partner ha un grande valore, essere certificati come agenzia qualificata offre infatti delle garanzie al cliente. Tra gli altri vantaggi, inoltre, l’agenzia certificata Google Partner può offrire dei codici promozionali ai propri clienti. I codici promozionali possono quindi rappresentare un incentivo per chi vuole utilizzare anche in prova, le campagne Google Adwords e le agenzie o i professionisti possono utilizzare la promozione dei codici per attirare nuovi clienti e ampliare il volume di campagne Adwords gestite.

A seguito dell’introduzione della certificazione Google Partner, molte agenzie hanno inserito definitivamente l’uso di Adwords all’interno di una consulenza Seo più ampia. Spingere infatti alcune keyword verso un ottimo posizionamento aiuta un sito web a ricevere subito del traffico. Con il supporto dei risultati che Adwords garantisce si possono poi impostare strategie Seo che danno risultati nel lungo periodo e che migliorano il posizionamento organico e i dati di traffico organico.

Il ruolo delle agenzie di comunicazione: valorizzare le imprese ed i loro prodotti al 100%

In questo articolo proveremo a conoscere più da vicino il mondo della comunicazione  aziendale. Le agenzie di comunicazione, infatti, si pongono l’ambizioso obiettivo di valorizzare nel migliore dei modi prodotti ed imprese. Le agenzie di comunicazione più importanti si occupano di gestire le pubbliche relazioni in qualità di ufficio stampa per conto di prestigiose aziende nazionali e internazionali. Queste imprese possono appartenere ad una grande varietà di settori dell’economia: dall’automotive all’edilizia, dallo sport alla grande distribuzione organizzata, dall’alimentare al design d’interni.

Il fiore all’occhiello di molte agenzie è costituito dalle relazioni personali quotidiane e la solida rete di contatti costruita negli anni con giornalisti e direttori responsabili di media italiani ed esteri, nonché con gli opinion leader e le associazioni di categoria. Le società più grandi, inoltre, si avvalgono della collaborazione di una rete di agenzie europee, dotate di team fortemente specializzati nell’ambito della comunicazione in questi settori. Infine, la presenza locale garantisce un servizio ineccepibile, capace di promuovere beni e servizi sul territorio.

Ogni agenzia di comunicazione che si rispetti deve dare priorità alla rilevanza dei contenuti, alla tempestività, alla professionalità ed alla capacità di interagire efficacemente con le redazioni giornalistiche nazionali ed internazionali, siano esse specializzate o generaliste ed operanti nel settore della carta stampata, della radio, della televisione e del web. Nei rapporti con le redazioni la parola “servizio” è alla base di tutto l’operato delle agenzie. I giornalisti, infatti, devono considere l’agenzia una valida fonte di informazione,

contraddistinta dalla correttezza ed originalità dei contenuti, dalla notiziabilità delle informazioni, nonché dalla celerità e precisione dei nostri feedback. Alcuni operatori, tra l’altro, offrono diversi servizi tailor made, con uno sguardo particolare rivolto ai nuovi media.

Ogni agenzia si avvale naturalmente di un team di professionisti della comunicazione e addetti stampa interni ed esterni, altamente specializzati nei loro settori di competenza e molto competenti in materia di media generalisti e nuovi canali di informazione. Il web ricopre sempre più importanza nell’ambito della comunicazione. Per questo motivo molte società offrono servizi di Digital PR, nati con lo scopo di sviluppare le media relations sulle reti Italia-estero con i più importanti opinion leader, blogger, influencer e webzine. I Digital PR, inoltre, elaborano piani editoriali di strategie digitali e di PR online; migliorano la reputazione del brand su blog, webzine, portali e testate online; organizzano progetti ed iniziative speciali, quali blog tour, riprese video e product placement nonché diffondono contenuti in rete tramite attività di viral advertising.

Le agenzie offrono diverse soluzioni innovative per orientare l’azienda nel mondo del social media marketing e sviluppano campagne di successo volte al raggiungimento degli obiettivi concordati con il cliente. Quali sono le attività di cui si occupano concretamente? In primo luogo, alcuni esperti curano adeguatamente la veste grafica dei contenuti proposti, cercando così di costruire una corporate identity solida e riconoscibile per i target di clienti prescelti. Un altro servizio di primaria importanza è il cosiddetto community management: gli esperti si occupano di gestire i canali social, intrattenere conversazioni online, creare comunità virtuali e monitorare la reputazione virtuale su tutti i canali disponibili. Il servizio di social media marketing, invece, consiste nella realizzazione di campagne mirate ed integrate alla strategia di comunicazione e PR attraverso l’analisi degli obiettivi e l’identificazione del target dell’azienda del cliente. Molte agenzie di comunicazione offrono a questo proposito una completa pianificazione delle attività e della linea editoriale, misurano i risultati delle campagne, creano buzz e viralità intorno al brand

e delineano opportune strategie di engagement e di condivisione dei contenuti. Infine, il quarto servizio proposto da gran parte degli operatori del settore è quello di social intelligence, realizzato solitamente in partnership con un’agenzia esterna. Grazie a questo servizio è possibile effettuare monitoraggi in tempo reale, disporre di un social profiling kit e sviluppare un brand advocacy team.

Come abbiamo visto, la comunicazione aziendale richiede un numero sempre più alto di professionisti altamente qualificati e costantemente aggiornati. Rimanere sulla cresta dell’onda e promuovere le imprese e i loro prodotti in maniera adeguata è perciò sempre più difficile. Inoltre, affidarsi a soluzioni arrangiate può avere conseguenze imprevedibili sulla reputazione e sulla percezione dei consumatori, tagliando l’azienda fuori dal mercato. Questo articolo ribadisce quanto sia importante rivolgersi sempre a dei professionisti, in grado di promuovere e valorizzare concretamente il lavoro quotidiano delle imprese.

Cosa rende un video virale? Consigli base di videomaking

Lo dicono i guru del web marketing e quelli della comunicazione digitale, lo dimostrano i numeri e i dati di traffico: i video sono il contenuto più efficace per veicolare informazioni e attrarre gli utenti e la loro importanza in ottica di digital PR diventa sempre più rilevante e consistente. Le agenzie che si occupano della produzione di video a Lugano in Svizzera come a Milano o New York, con tutte le differenze di natura socio-culturale che sussistono, agiscono secondo alcuni principi validi a tutte le latitudini, in modo da realizzare prodotti di reale efficacia e in grado di propagarsi nel cyberspazio tramite like e condivisioni.

Insomma, è abbastanza scontato: non è sufficiente realizzare un video aziendale e lanciarlo sul proprio canale YouTube per raggiungere gli utenti: è necessario puntare su un aspetto specifico, che sia una leva emozionale o un video esplicativo in grado di fornire indicazioni preziose.

O sei originale o sei competente

La rete è un serbatoio di contenuti inesauribile, un incessante fornitore di svaghi e di risorse di ogni tipo. L’utente ha una soglia di attenzione sottile e sussiste una sovrabbondanza di materiali mediali che rende sempre più difficile farsi notare. Lì sta la chiave del successo di un video: essere coinvolgente e offrire qualcosa che non si è già visto, deve divertire, commuovere, spaventare, incuriosire o informare, e deve farlo fin dai primissimi secondi, poiché l’utente di oggi è impaziente e si annoia molto rapidamente.

Un video deve persuadere?

Un video è uno strumento di web marketing e, di conseguenza, dovrebbe essere anche persuasivo. Ma non è detto che compito del video sia quello di convertire in modo diretto e immediato, anzi. Molte società utilizzano le attività di videomaking per rafforzare la propria presenza sul web, per diffondere il brand e la vision a cui hanno deciso di legarsi, senza che il cortometraggio racconti nulla sui prodotti e sui servizi della società. Dunque, è giusto affermare che un video, più che persuasivo, debba essere convincente.

Titolo e thumbnail

Il video non deve essere solo efficace perché faccia successo. Serve una presentazione d’impatto; due, in particolare sono gli aspetti a cui badare: il titolo e l’immagine di copertina (o thumbnail). Il titolo deve incuriosire, spingere l’utente a soffermarsi e valutare valga la pena cliccarci sopra. Il thumbnail è, probabilmente, ancora più rilevante: scegliere il fotogramma azzeccato può fare un’enorme differenza e determinare un successo o una disfatta. Se non ci credi, prova a pensare a quello che fai tu quando navighi su YouTube o su Facebook…

Le piattaforme Forex

Il mondo del forex on line si sta sviluppando sempre di più accogliendo  numerosi investitori, infatti oltre agli esperti economici sempre più dilettanti si sta avvicinando a questo mondo attraverso l utilizzo delle piattaforme forex, che permettono di comprendere al meglio questo complicato mondo fatto di numeri e percentuali.

Le varie piattaforme hanno tutte una loro specifica caratteristica  e lavorano sempre al meglio per ottenere sempre più utenti, che accedono alle varie piattaforme utilizzando un metodo user- friendly per rendere la navigabilità e l’ utilizzo del forex il più semplice possibile offrendo anche consigli su dei materiali didattici e su quelli che sono i migliori strumenti per fare trading.

Le migliori piattaforme Forex

Quello che definisce una piattaforma Forex non è tanto la promessa di guadagno che offre, ma la sua capacità di sposare a pieno le esigenze dell’ utente e ogni piattaforma  offre dei servizi che possono essere giusti per un tipo d’ operazione ma sbagliati per un’altra.

PLUS 500

Questa particolare piattaforma è consigliata per tutti gli utenti che vogliono fare trading con CFD sul forex.

Per iniziare con Plus 500 è possibile usufruire di una demo gratuita dove iniziare a fare le prime operazioni e negoziare con piccole cifre senza alcuni condizioni di vincolo e senza rischio.

Nel momento in cui si decide di aprire uno specifico conto, la piattaforma Plus 500 vi dà la possibilità di ottenere un bonus.

E-TORO

La piattaforma E-toro è una delle più conosciute nel mondo del trading online, tanto che ha la licenza europea riconosciuta dal CySEC e quella italiana della CONSOB.

Questa piattaforma è molto sicura ed offre la possibilità a tutti gli utenti di usufruire di un tutor personale, che vi potrà guidare nelle vostre prime sessioni, dove potrete usare un account demo ed offre la possibilità di avere un assistenza telefonica 24/7.

La piattaforma E-toro è strutturata come una community e per gli utenti vip sono previsti numerosi vantaggi ed inoltre è sviluppata con elementi dei videogiochi e con grafiche  di alta qualità e valori sempre aggiornati.

MARKETS.COM

La piattaforma Markets.com è della società Safecap Investments e si occupa di tutte quelle transizioni relative al trading CFD e  ha la specifica licenza europea rilasciata dalla CySEC.

E’ una piattaforma sicura con dei sistemi di sicurezza avanzati ed è usata da broker professionisti che qui possono controllare i valori guadagnati in tempo reale e operare 24 ore al giorno.

X-TRADE

Questa piattaforma nasce nel 2007 con lo scopo di permettere a tutti i trader di accedere al mondo del forex.

X-trade è molto semplice da usare; per prima bisogna depositare almeno 100 euro  per poter fare le operazioni di forex e  CFD e inoltre c’ è la possibilità di ottenere anche dei bonus attraverso l’invio di uno specifico codice.

Come guadagnare con un blog di makeup

Se appartenete a quella fascia di webmaster che non si sono ricavate grazie al blog una carriera nel mondo dell’estetica, questo è la parte di articolo che fa per voi. Partiamo da una considerazione qualsiasi sia l’argomento del vostro blog per guadagnare online, è necessaria un considerevole traffico in entrata fatto di decine o centinaia di visite uniche al mese.

Un intenso volume di traffico può essere ottenuto solo grazie a contenuti di qualità ed un ottimo posizionamento sui motori di ricerca.

Il concetto di contenuti di qualità è molto ampio e tendenzialmente non univoco. Tendenzialmente  i blog che riescono ad ottenere intensi quantitativi di traffico grazie a contenuti di qualità offrono o guide e tutorial oppure contenuti divertenti. Alla prima categoria appartiene l’esempio tutto genuinamente italiano di Salvatore Aranzulla.

Per quanto riguarda il posizionamento sui motori di ricerca, in questo caso i fattori che lo influenzano sono ovviamente numerosi. Prima di tutto i contenuti proposti devono essere approfonditi ovvero proporre almeno 300 parole. I contenuti con ancora più lunghi saranno ovviamente premiati, meglio ancora se inframezzati da sottotitoli, immagini, video o links ad altre risorse interne ed esterne. Fondamentale poi che questi contenuti vengano proposti con frequenza e regolarità.  Per ottimizzare al meglio ogni nostro articolo prestiamo attenzione alla presenza delle keyword per la quale vogliamo posizionarci. Essa deve essere presente: nei meta tags, nei titoli, nel primo paragrafo e nel resto del testo, nel permalink, nel nome e nel alt tag delle immagini.

Ovviamente favoriscono la crescita del traffico sul sito, anche l’ottenimento di links in entrata da siti di qualità e un efficiente lavoro di presenza sui social networks.

Dopo aver fatta questa lunga premessa è possibile guadagnare con un blog di make up in tre modi.

Il primo è grazie ad un sistema di banner che retribuiscano il webmaster inserzionista tramite una modalità pay per click o una modalità pay per 1000 impression.

Il secondo è rappresentato dai programmi di affiliazione soprattutto, in questo caso quelli che propongono prodotti di trucco e di bellezza. Un esempio ottimo in questo senso è Amazon.

Ed infine la pubblicazione di articoli pubblicati in collaborazione con aziende che si occupano di makeup e bellezza.

Addio agli annunci nella Barra Destra di Google AdWords

Google AdWords: rinfreschiamoci la memoria

Google Adwords è uno degli strumenti di Google che permette di fare business sui motori di ricerca. Grazie ad esso, infatti, chi gestisce un sito può decidere di inserire un annuncio che dovrà, poi, comparire nella sidebar delle SERP (Search Engine Result Page), ovvero nei risultati che restituisce Google in base al tipo di keywords indicata.

A tal proposito, dunque, diventa fondamentale scegliere le keywords per gli annunci e Google Adwords offre, tramite lo strumento di pianificazione delle parole chiave, l’opportunità di visualizzare il traffico di ricerca intorno ad una keywords, prendendo in considerazione anche le keywords correlate. L’utente può personalizzare ed impostare a proprio piacimento i filtri relativi alle parole chiave. Una volta indicata la keywords che, secondo i suggerimenti di Google, dovrebbe corrispondere ad un prodotto o un servizio, è possibile specificare la pagina di destinazione e la categoria di prodotto. In quest’ultimo caso, è presente un menù a tendina che consente di scegliere tra un numero molto ampio di settori e, dunque, di alternative.

Il targeting serve, invece, per rendere ancora più specifica una ricerca che riguarda una keywords. A tal proposito, gli utenti possono scegliere una particolare località geografica, una lingua ed una parola chiave a corrispondenza inversa. Per controllare la media delle ricerche mensili l’utente può scegliere un intervallo di date specifico oppure può lasciare l’impostazione di base, quella che mostra la media delle ricerche dell’ultimo anno, ovvero degli ultimi dodici mesi. La ricerca può essere ulteriormente migliorata, inserendo determinati filtri per le parole chiave. Ad esempio, per quanto concerne la media delle ricerche mensili, è possibile impostare valori come maggiore o uguale a, nonché minore o uguale a e, infine, valori compresi tra due intervalli. Con gli stessi criteri è possibile impostare un’offerta consigliata e una quota relativa alle impressioni sull’annuncio. Esistono, infine, anche altre opzioni che riguardano i filtri da applicare alle keywords.

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Addio alla barra destra

Dopo questa breve panoramica su Google Adwords e sul modo in cui è possibile utilizzarlo, andiamo ora a vedere quali novità hanno interessato questo strumento nell’ultimo periodo. Da circa due mesi, infatti, gli annunci a pagamento che prima comparivano sulla sidebar di destra in SERP sono spariti.

Il primo aspetto da considerare in merito è rappresentato dal fatto che con questa decisione presa da Google il numero totale degli spazi destinati agli annunci pubblicitari si è ridotto da undici a sette.

In alto, ne potranno comparire al massimo quattro, in basso solamente tre. Non cambia nulla, invece, per quanto concerne i Product Listing Ads, ovvero gli annunci inseriti tramite l’impiego dell’applicazione Google Shopping. Non ci sono particolari novità nemmeno in merito alla forma e alla dimensione degli annunci. Gli utenti hanno a disposizione solo il formato orizzontale. Cambia poco o nulla anche per le estensioni che godranno, d’ora in avanti, di maggiore visibilità perché saranno visibili per tutti gli annunci che si trovano sulla pagina.

Dopo aver notato l’improvviso ed inaspettato cambiamento, molti utenti e clienti di Google hanno cominciato ad avere paura. Del resto, bisogna riconoscere che ci sono clienti che investono cospicue risorse per gli annunci tramite Adwords ed è, dunque, normale che qualunque situazione di incertezza o di pericolo metta subito in allarme gli utenti. C’è anche chi ha pensato che la diretta conseguenza della riduzione degli spazi disponibili fosse l’aumento del costo degli annunci. Wordstream, una società che si occupa di software di marketing dei motori di ricerca, ha analizzato quanto accaduto nei giorni immediatamente successivi all’eliminazione della barra di destra. E’ stato notato che la terza posizione in alto ha avuto un incremento in numeri di click, a discapito delle posizioni numero cinque, sei e sette che si trovano in fondo alla pagina.

Questo significa che l’importanza del terzo posto è cresciuta in maniera esponenziale. Dunque, allo stato attuale delle cose, l’unico modo per posizionarsi in alto nella sidebar di destra è utilizzare Google Shopping ma c’è da dire che non tutti possono permettersi di utilizzare lo strumento di Google che è una sorta di motore di ricerca inventato dal colosso americano che si occupa solo ed esclusivamente di acquisti online e che dimezza il tempo necessario ad un venditore per entrare in contatto con un utente interessato al suo prodotto o servizio.

Search Engine Land, sito in cui si trovano informazioni importanti relative alla SEO e, in generale, al mondo del web marketing, ha scoperto che, con l’eliminazione della sidebar di destra, è stata evidenziata una crescita da parte del CTR, ovvero del click through rate. L’acronimo CTR risulterà, forse, familiare a quanti abbiano già avuto un’esperienza con campagne di advertising online. Per chi non lo sapesse, si tratta di un dato molto importante che indica la percentuale di utenti che hanno deciso di fare click su uno specifico annuncio pubblicitario rispetto al numero totale delle impressioni. La percentuale di click, dunque, si ottiene moltiplicando per 100 il numero che viene fuori dal rapporto tra il numero di click ed il numero delle impressioni.

Search Engine Land non ha, invece, notato particolari cambiamenti per quanto concerne il pay per click e il traffico in arrivo dagli annunci. La previsione che è stata fatta, invece, riguarda il possibile calo delle impressioni ottenibili. Dunque, non sembrano esserci particolari motivi di allarmismo dinnanzi a questa situazione. Google ha cercato di non far preoccupare i propri inserzionisti, dicendo loro che non ci sarebbero stati grandi cambiamenti. Al di là di questo, però, meglio avere una panoramica completa della situazione e non sottovalutare alcun aspetto.

Ogni azienda che opera online ha caratteristiche diverse rispetto ad un’altra e, quindi, non è facile intercettare all’istante eventuali segnali deboli lanciati da un cambiamento imposto dall’alto. Non bisogna, dunque, farsi prendere dall’ansia ma valutare con serenità ogni aspetto e decidere il da farsi avendo a disposizione un numero ampio di dati e di informazioni. L’aspetto che conta di più in queste situazioni è dato dal monitoraggio. Detto in parole semplici, è fondamentale stare sempre sul pezzo. E’ l’unico modo a disposizione per notare con una certa velocità eventuali cambiamenti ed intervenire prontamente nel caso in cui fosse necessario optare per un cambio di strategia. E’ chiaro che se un inserzionista dovesse notare, in seguito a questa decisione assunta da Google, un cambiamento in negativo in merito ai risultati di una campagna, è bene riflettere sulla situazione ed apportare delle modifiche.

Quando si realizza una campagna su Google Adwords è fondamentale monitorare il punteggio che viene affidato alle parole chiave sotto l’aspetto della qualità. Si parla, in questo caso, di Quality Score. L’inserzionista deve sorvegliare tale punteggio il quale è direttamente collegato al CTR. Google ha creato il Quality Score per consentire agli annunci migliore di ottenere una migliore visibilità sfruttando anche un prezzo più basso. L’inserzionista, dunque, al fine di ottimizzare il punteggio di qualità, deve cercare di migliorare i propri annunci, in modo da favorire anche l’aumento del CTR.

Un’opportunità non sempre sfruttata a pieno dagli inserzionisti è rappresentata dalle estensioni. L’importanza delle estensioni è cresciuta maggiormente dopo l’eliminazione della sidebar laterale perché ora possono essere utilizzate per tutti gli annunci presenti sulla pagina di Google. Diventa, quindi, di vitale importanza ottimizzare le estensioni callout, le quali consentono di inserire ulteriore testo di tipo descrittivo nell’annuncio testuale standard. Altra estensione molto interessante è quella di località che consente di aggiungere informazioni a carattere geografico negli annunci testuali. Citiamo, infine, le estensioni di sitelink le quali servono ad indicare un link da aggiungere nell’annuncio di testo standard. Per ogni tipo di estensione ci sono dei requisiti da rispettare, requisiti che vengono suggeriti direttamente da Google.

In linea generale, possiamo dire che le posizioni migliori, dopo il cambiamento imposto da Google in merito alla sidebar di destra, sono la terza e la quarta perché non hanno un costo per click molto alto ma, allo stesso tempo, garantiscono una buona visibilità. Gli inserzionisti, dunque, dovrebbero impostare le loro campagne cercando di raggiungere tali posizioni. Al fine di ottenere questo obiettivo rimane fondamentale utilizzare nel migliore dei modo i vari strumenti che Google mette a disposizione degli inserzionisti così come controllare costantemente l’andamento di una campagna pubblicitaria. E’ il modo migliore per fronteggiare eventuali emergenze ed ottenere i risultati sperati.

Fotografi di matrimoni: alcune strategie SEO

I fotografi di matrimoni sono tra i professionisti del settore fotografia che sentono meno la crisi. Questo perché sono pochi gli sposi che rinunciano alle foto ed al conseguente album di nozze. Attualmente un fotografo matrimonio trova i suoi all’80% grazie ad internet ed al 20% grazie al passaparola di clienti soddisfatti. Appare chiaro quindi come il sito web di un fotografi di matrimoni debba essere particolarmente ben posizionato sui Google, il principale motore di ricerca utilizzato nel nostro paese. Di seguito vedremo alcuni spunti per la seo dei wedding photographer basati sull’esperienza del fotografo di matrimoni Glauco Comoretto.

Partiamo dall’ottimizzazione del sito. Cerchiamo prima di tutto un hosting che seppur condiviso riesca a garantirci buone prestazioni in fatto di caricamento. Successivamente creiamo un sito basato su CMS WordPress, attualmente il sistema di gestione contenuti più “Google Friendly”. Un fotografo sarebbe portato a scegliere un template caratterizzato da grandi immagini magari a pieno schermo e pochissimo testo. Niente di più deleterio però ai fini del posizionamento dove “content is the king”. Cerchiamo quindi piuttosto un tema che proponga il giusto equilibrio tra testi ed immagini, senza sacrificare troppo quest’ultime. Installiamo quindi tutti i plugin necessari a rendere il sito particolarmente veloce da caricare, attraverso sistemi di caching, di minimizzazione di html, css e javascript, nonché di ottimizzazione dei tempi di caricamento delle immagini (senza pregiudicarne troppo la qualità). Dopo di che andremo ad ottimizzare metatags, titoli, testi, permalink delle pagine e dei post nonché la struttura dei menu principali.

Come detto sopra se è vero che Content is the King e se le pagine testuali sul sito di un fotografo di matrimoni non sono poi molte, allora potrebbe essere utile predisporre un blog aziendale dove si parli espressamente di fotografia di matrimonio. Attraverso un blog aziendale pertinente e sempre aggiornato andremo a rispettare il cosiddetto “fattore freschezza” imposto da Google qualche anno fa ed avremo modo di andare a usare keyword semantiche e transazionali.

Dopo aver lavorato per bene sul sito sarà l’ora della link building. Per un wedding photographer è possibile utilizzare efficacemente il sistema del guestposting purchè non eseguito secondo ottiche sfacciatamente seo. Allo stesso modo saranno da evitare tutti i sistemi di acquisizione links per così dire “spammosa” come quelli in auge fino a pochi anni fa che prevedano l’acquisto massivo di links su siti e directory di dubbia reputazione. Un guestpost fatto bene è tipicamente molto approfondito, formattato semanticamente bene, corredato da immagini e video e non fa un uso eccessivo di keyword od anchor text sovraottimizzati.

Milano Design Week – Fuorisalone 2016

Ci siamo. Il 12 aprile si inaugura la Milano Design Week.
Sono attesi oltre 300.000 operatori da tutto il mondo che animeranno gli spazi espositivi di Rho- Fiera e non solo.
Circa 200.000 mq dove la creatività, l’innovazione e la tecnologia saranno oggetto di scambio tra designer, aziende e pubblico (che potrà accedere all’area fieristica nelle giornate di sabato e domenica).

Ma che cos’è la Milano Design Week?

Il Made in Italy dell’arredamento e dell’industria del Design prendono forma. Il classico, il moderno e il futuristico per la prima volta convivono insieme per dare ampio spazio a vere e proprie opere d’arte in una città come Milano che si trasforma in quei giorni da capitale del Business a capitale del Design.
Si potrebbe definire la design week milanese come macrocosmo dove eventi dedicati all’arredamento e allo stile italiano si incontrano.
E’ in questo evento dove il Salone del Mobile e il Fuorisalone insieme trasformano, dal 12 al 17 aprile, Milano in una babele di idee, creatività e innovazione.

Il Fuorisalone

Non si tratta di un vero e proprio evento fieristico dedicato al mobile, ma di un’espansione di molti settori divenuti sempre più affini ad esso, come il food, la tecnologia, l’arte e la moda. Quasi come la ciliegina sulla torta, arricchisce con eventi distribuiti in diverse zone di Milano l’appuntamento più importante al mondo per design addicted.
Come una vetrina esclusiva, il Fuorisalone mette a disposizione spazi a diversi espositori che possono organizzarsi autonomamente o servirsi di associazioni, come lo Studiolab, che forniscono assistenza e accompagnano, esperti ed inesperti, in tutte le fasi del processo.
Diventa così un sistema di supporto ad aziende, enti, privati ed associazioni per la realizzazione e promozione di eventi durante la Design Week, con l’obbiettivo di promuovere il design, appunto, come evento e arricchimento sul tessuto urbano.
La prima guida ufficiale al Fuori Salone ci fu nel aprile del 1991. Fu Gilda Bojardi, direttore di Interni, ad occupare lo spazio libero del Salone del Mobile e a creare una rete di showroom in città. Tra le varie esposizioni di design che portò fuori dalle mura del comparto fieristico ci fu l’opera di Sironi esposta sulla terrazza del Palazzo dell’Informazione in Piazza Cavour.

Questo fu l’inizio di un rapporto che con il tempo legò in modo diretto i due eventi il Fuorisalone e il Salone del Mobile, creando così una sinergia che come lei stessa definì:”Può fare solo del bene al design e all’Italia intera“.
Il Fuorisalone, quindi rappresenta il più importante e prestigioso evento legato al mondo del Design su scala internazionale. Su di esso molti Design Week del mondo si sono ispirati, da Londra, a Parigi, Dubai, New York, ma mai nessuna è riuscita ad avvicinarsi alla portata del numero dei visitatori che ogni anno popola Milano per questo evento.

Il Salone del Mobile

Definito come l’anima commerciale e il motore trainante, il Salone del mobile, la cui storia ne acclama l’arrivo e la cui importanza risuona a livello internazionale, è anche lui il protagonista del Design Week milanese.
L’unico evento italiano dedicato interamente al “mobile”. Riconosciuto a livello mondiale, il cui esordio ci fu nel ’61 con il Cosmit (Comitato Organizzatore del Salone del Mobile) allora come adesso il Salone del Mobile vestiva i panni di ambasciatore del Design italiano nel mondo.
Numerose sono gli espositori, quest’anno circa 2.000, che espongono in anteprima al pubblico i loro prodotti e le ultime tendenze sull’arredo.
Padiglioni espositivi, workshop, mostre ed eventi sono le lenti di ingrandimento di questo avvenimento.
Per quest’anno il classico verrà interpretato con la mostra “Before design Classic” e con un cortometraggio del regista Matteo Garrone.
Ma non solo gli arredi e i complementi sono esposti in “mostra” dando il meglio di sè. Il Salone del Mobile è anche una vetrina per i nuovi professionisti del design.
Grazie al Salone Satellite viene data la possibilità a 650 giovani nuovi designer di farsi conoscere.
La città di Milano nella seconda settimana di aprile sarà la capitale del design mondiale: dalla fiera di Rho, col Salone del Mobile, per tutta la città col Fuorisalone, con tutta quella serie di eventi, esposizioni, mostre, happening, feste, aperitivi e chi più ne ha, più ne metta, nella zona Tortona dietro porta Genova, nel quadrilatero della Moda, insomma ovunque si respirerà aria di diverse espressioni e i diversi interessi della comunità del design internazionale.
Il Salone del Mobile insieme al Fuorisalone sono diventanti per il nostro paese un esempio virtuoso ancora insuperato.

Best workplaces in Italia: la classifica e gli aspetti che fanno di un’azienda il luogo perfetto in cui lavorare

Great Place to Work è un’azienda di ricerca internazionale che ogni anno redige una lista molto particolare. Infatti in questo documento si trovano le informazioni riguardanti le migliori aziende in cui lavorare. La classifica viene fatta prendendo in considerazione molti fattori che renderebbero la vita dei dipendenti migliore. Per questo motivo non si considerano solo gli stipendi ed i bonus, ma anche la qualità dell’ambiente lavorativo.

Viene presa in considerazione anche la possibilità di avere caffè, succhi di frutta e snack gratuiti durante tutto il giorno e boccioni d’acqua per ufficio che eliminano il problema di bottigliette disseminate ovunque. Questi accorgimenti non sono solitamente richiesti esplicitamente dai dipendenti ma, in ogni caso, contribuiscono a migliorare la loro esperienza quotidiana in ufficio. La classifica viene redatta per 3 categorie principali: le aziende di grandi dimensioni, quelle medie e quelle piccole. Alcuni elementi aggiuntivi, come la flessibilità dell’orario di lavoro o la possibilità di lavorare da casa entrano a pieno titolo nel calcolo effettuato dalla Great Place to Work. Infatti tutti questi fattori influiscono non poco sulla qualità dell’ambiente in cui i dipendenti si trovano ad operare.

Come risultato, si può facilmente osservare che i best workplaces italiani sono, per quanto riguarda le large companies, il Gruppo Dow, operante nel settore chimico, seguito dai servizi finanziari e assicurativi dell’azienda ConTe.it-Admiral Group plc, a cui segue Kiabi (abbigliamento), Microsoft e Hilton. Per quanto riguarda le medium companies, invece, troviamo Cisco System (IT), Vetrya Spa (IT) e Mars Inc (prodotti alimentari). Nelle piccole imprese, ovvero quelle con meno di 50 dipendenti, le cosiddette small companies troviamo al primo posto Criteo, che si occupa di Digital Performance Advertising, In20 (IT) e Zanox, sempre legata alla pubblicità e al marketing.

Ogni azienda sa che il vero valore dell’impresa è dato da dipendenti e collaboratori che costituiscono il cardine principale di tutte le attività. Per questo motivo puntare ad una valorizzazione della vita delle persone che lavorano all’interno dell’azienda è fondamentale per creare un ambiente più dinamico e competitivo. Sottolinea molto questo aspetto l’Amministratore Delegato di Great Place to Work, Alessandro Zollo che da sempre è convinto dell’importanza del capitale umano all’interno delle aziende. A questo punto non rimane altro da fare che creare un buon curriculum e sperare di diventare un dipendente felice.

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Fonti: Wired.it, Greatplacetowork.it

Articolo realizzato in collaborazione con Blu, azienda leader specializzata da 15 anni nella distribuzione d’acqua su tutto il territorio nazionale.

Link Building: una strategia decisiva per la SEO

Quando si parla di SEO, di Google e di web marketing non è mai facile capire quali strategie siano ancora attuali e quali, invece, siano oramai obsolete e del tutto inutili. Semplicemente perché lo stesso Google si evolve di pari passo con chi si occupa di marketing, e di conseguenza si aggiorna per cercare di migliorare le risposte date agli utenti che lo utilizzano. Questo significa che i suoi algoritmi sono in continua evoluzione e, dato che Google ovviamente non ne dà comunicazione a chi si occupa di web marketing, è sempre molto arduo capire le tecniche ancora utili nel campo dell’ottimizzazione per i motori di ricerca. In tutto questo discorso, però, il link building ne esce addirittura favorito.

Link building: utile o decisiva?

Tempi addietro la link building non godeva di una grandissima fama, soprattutto per via delle tecniche di black hat, che permettevano ai cultori del SEO estremo di manipolare gli algoritmi di Google ritorcendoli contro lo stesso motore di ricerca: la costruzione dei link era uno dei modi più semplici per aggirare il sistema, e piazzare un sito web in cima alla classifica di Google. Poi l’azienda di Mountain View ha cambiato metodo, individuando i ‘furbetti’ e riportando le pratiche della link building nella legalità, fino addirittura a farle diventare la strategia SEO più incisiva in assoluto. Il perché è presto detto: Google, che ragiona con algoritmi matematici, ha bisogno di un parametro che comunichi il successo di un sito web. Ed in questo senso la densità di link d’ingresso verso uno specifico sito, presenti in portali a loro volta frequentati da tanti utenti, ha dato l’occasione al motore di ricerca di stabilire con certezza chi merita un migliore piazzamento organico. E oggi, non c’è niente di più forte del link building. La link building è decisiva tanto nella local search quanto nella Seo internazionale.

Come funziona la link building?

Ma cos’è, esattamente, la link building? Come dice la parola stessa, è quella tecnica di posizionamento SEO che parte dalla costruzione dei link, e dalla loro diffusione sul web. Il suo funzionamento dipende dagli algoritmi di Google che ragionano per ‘etichette’, ovvero per keyword individuate nella rete e ‘catturate’ dai robot per indicizzare un sito web in relazione ad un certo argomento o parola chiave. Le prime keyword analizzate da Google, manco a dirlo, sono quelle presenti nel dominio registrato, nelle URL e ovviamente nei link presenti in rete. Tutti elementi che fanno parte delle strategie di link building, che si dividono in interne ed esterne.

Tutto parte dalla link building interna

Una buona strategia di link building parte innanzitutto dalla costruzione delle URL del proprio sito web e dalla scelta di un dominio che contenga le keyword più indicate per la propria attività, che si tratti di un blog o di una vetrina aziendale. Fatto ciò, si dovrà creare delle URL secondarie che rappresentino al meglio l’argomento di quella pagina: anche in questo caso, la scelta delle parole chiave sarà fondamentale per l’adeguato piazzamento sui motori di ricerca. Nel caso in cui si possegga un e-commerce, si dovranno anche piazzare nelle pagine prodotto dei link ad articoli simili, che potrebbero interessare l’utente: questa tecnica, più che per il posizionamento, serve per aumentare traffico e conversioni in acquisto. Queste sono strategie di link building interna, e sono le uniche a poter essere controllate direttamente dal web master.

La link building esterno e le web agency

Ma le strategie SEO di link building non si esauriscono certo con le tecniche di costruzione interna. Google, quando decide la posizione di un sito web, tiene particolarmente conto della fama del sito, e lo fa misurando e calcolando la densità dei link d’ingresso presenti negli altri siti sul web. Il link building esterno, dunque, consiste in una strategia di diffusione del proprio link all’interno dei portali con tante visite: possono essere citazioni, oppure backlink collegati a determinate keyword all’interno degli articoli. Com’è ovvio che sia, la vera impresa è riuscire a convincere i portali a fornire il link al proprio sito. Esistono due modi per farlo: scrivere contenuti di grande qualità e farsi notare, oppure ingaggiare un’agenzia seo che gestisca una serie di network affidabili e importanti. Nell’ultimo caso, il consiglio è sempre quello di stare molto attenti a chi ci si affida, per evitare di vedere i propri link in finti portali creati appositamente: la semplice quantità non solo non premia, ma può anche portare a penalizzazioni di Google.

Web Agency: l’importanza del marketing per il proprio business online

Oggi Internet rappresenta il luogo digitale all’interno del quale si svolgono tutte le maggiori dinamiche di mercato: questo significa che ogni azienda dovrebbe essere presente al suo interno con un sito web od un e-commerce che possano permetterle di ampliare i propri orizzonti, per conquistare un target potenzialmente molto vasto e per ottenere un ritorno economico in grado di fare la differenza.

Non si tratta, comunque, di un’operazione semplice: la concorrenza su Internet è particolarmente feroce, e la lotta per le prime posizioni su Google diventa sempre più difficile ogni giorno che passa. Per questo motivo, rivolgersi alla giusta web agency diviene una necessità per fare business online: la consulenza e l’azione di un team di professionisti è la base da cui partire per ottenere visibilità e successo sul web.

Dal branding al rebranding

L’agenzia di comunicazione si occuperà innanzitutto di definire la vostra immagine: un’operazione fondamentale per consentire alla vostra attività di raggiungere il target designato. In questo senso, a partire dal sito web fino ad arrivare al logo e ai contenuti pubblicati sui social network, gli esperti della web agency faranno tutto ciò che occorre per trasmettere correttamente il messaggio del vostro brand, spingendo i potenziali clienti all’esperienza d’acquisto e, successivamente, alla necessaria fidelizzazione. Inoltre, nel caso in cui l’approdo su Internet richiedesse una ridefinizione del vostro brand, l’agenzia di comunicazione vi aiuterà a rinfrescare il marchio, ringiovanendolo e adattandolo alle dinamiche del web.

 

La costruzione di un sito web responsive

Affidandosi ad una web agency professionale si potrà costruire un sito Internet che sia in linea con le tendenze del web, e che rappresenti nel migliore dei modi l’immagine che l’azienda desidera comunicare al proprio target. Questo significa che la vetrina aziendale dovrà possedere una grafica accattivante, in grado di catturare l’attenzione del visitatore ma, al tempo stesso, leggera e navigabile attraverso Smartphone. La consulenza di un team di esperti sarà decisiva per convertire il vostro progetto in un sito con un menu intuitivo, facilmente navigabile da chiunque ed in grado di soddisfare le richieste dei potenziali clienti: un passo decisivo per aumentarne il traffico e, dunque, la visibilità sui motori di ricerca come Google.

L’ottimizzazione del sito web in chiave SEO

Dalle keyword ai contenuti emozionali

Gli esperti SEO sapranno innanzitutto individuare le keyword più corrette per la vostra attività, sviluppando successivamente una struttura del sito web e dei contenuti che si adatti perfettamente agli algoritmi che Google utilizza per determinare il successo di un portale. Nello specifico la web agency svilupperà una sapiente strategia di link building interno ed esterno, ed utilizzerà le keyword per creare contenuti (articoli o video) che sappiano attirare l’attenzione del visitatore, offrendogli qualcosa che vada al di là della semplice esperienza d’acquisto. Il marketing emozionale è una strategia fondamentale per differenziarsi dalla massa: solo un’agenzia esperta in comunicazione riuscirà in questo intento.

La gestione delle pagine social aziendali

I social network sono una portentosa cassa di risonanza per le attività commerciali e per i siti web che le rappresentano. In questo senso, la web agency svilupperà un social media plan tagliato su misura per la vostra azienda, che includerà la pianificazione di tutte le strategie da applicare ai social network: dall’apertura di una pagina aziendale sui più famosi (Facebook, Twitter, Instagram), fino ad un programma di pubblicazione e condivisione contenuti che sia quotidiano e virale. Inoltre, l’esperto in comunicazione saprà anche come interagire con i fan della pagina nel modo più indicato.

La creazione e la gestione delle campagne ADV

Rivolgersi ad una web agency diventa anche un passo obbligatorio per qualsiasi azienda abbia intenzione di sviluppare un e-commerce per vendere prodotti online. Oltre alla creazione della piattaforma, infatti, gli esperti di web marketing si occuperanno anche della promozione dell’e-commerce sugli spazi pubblicitari di Google, attraverso uno studio del target con Analytics e la definizione di campagne di advertising di successo con AdWords.

Come posizionare un sito sui motori di ricerca

Stiamo vivendo un momento di grande cambiamento storico per la nostra società, sempre più spesso rivolta verso il digitale: una rivoluzione che ha modificato il comportamento d’acquisto dei consumatori, connessi al web via Smartphone in qualsiasi momento e occasione della loro giornata. In questo senso, è il mercato ad aver conosciuto una digitalizzazione molto invasiva: oggi, qualsiasi azienda desideri rimanere competitiva deve obbligatoriamente dotarsi di tutti gli strumenti per invadere il web e per ottenere visibilità e successo sui motori di ricerca come Google. Chi non ci riesce, è destinato ad essere eliminato dalla competizione prima ancora di prendervi parte: è la dura legge di Internet. Vediamo insieme come posizionare un sito sui motori di ricerca.

Perché proprio Google

La prima cosa da fare è spiegare perché, fra i tanti motori di ricerca in rete, dev’essere proprio Google a rappresentare la priorità quando un’azienda decide di acquisire visibilità sul web. Il motivo è che Google rappresenta per il 91% degli utenti il primo accesso a Internet: in altre parole, le ricerche sul web vengono quasi esclusivamente condotte utilizzando questo search engine. Di conseguenza, il sito web deve necessariamente rispettare gli algoritmi di posizionamento che Google utilizza.

L’importanza di fare SEO

Quando si parla di posizionamento organico all’interno delle pagine che forniscono i risultati alle ricerche degli utenti, si parla soprattutto di posizionamento seo. La SEO (Search Engine Optimization) è l’insieme di tutte quelle strategie che hanno l’obiettivo di posizionare il sito web in questione nei primi posti della prima pagina di Google. Per arrivarci, occorre prendere tutta una serie di accorgimenti quando si costruisce il proprio sito web, e quando se ne pianificano i contenuti.

Un sito web mobile-friendly

Google è particolarmente attento agli utenti che navigano da Smartphone, ed è per questo motivo che premia i siti web compatibili con Tablet e cellulari di ultima generazione con un piazzamento migliore sulle sue pagine. Per questo motivo l’azienda dovrà necessariamente affidarsi ad una web agency esperta, che sappia generare un tema visualizzabile da Smartphone e che abbia le competenze necessarie per costruire un sito web bello da vedere ma anche comodo e leggero da navigare: dotato, dunque, di una grafica che possa essere caricata velocemente sui cellulari senza sprecare troppo traffico. In alternativa si potrà utilizzare un CMS come WordPress, pieno di temi mobile-friendly gratuiti e facilmente installabili: in questo caso, il consiglio è di cercare un tutorial WordPress su YouTube.

Il segreto sono le keyword

Quando si costruisce un sito web, bisogna entrare nell’ottica che Google funziona per algoritmi matematici che, pur essendo molto avanzati, sono comunque distanti da una forma di ragionamento ‘umano’: questo significa che il motore di ricerca non è in grado, a priori, di stabilire il valore di un sito web senza la presenza di alcuni elementi. Parliamo in particolare delle keyword: le etichette che Google utilizza per ‘intercettare’ un particolare sito web nel mare magnum di Internet. Le parole chiavi sono una delle strategie SEO più importanti.

Keyword, link building e content strategy

Le keyword vanno innanzitutto piazzate correttamente nelle URL del sito (ovvero nel dominio e nei link interni delle pagine del sito): quando si fa questo lavoro, si parla di link building interno. Una volta fatto questo, dovrete innanzitutto assicurarvi che le keyword che identificano la vostra attività, o gli argomenti di cui vi occupate, siano presenti anche e soprattutto all’interno dei contenuti: dagli articoli alla vostra landing page, passando per i testi di presentazione della vostra attività. Se ad esempio vi occupate di traslochi a Roma, dovrete utilizzare la keyword ‘traslochi’ all’interno del dominio principale, e ‘traslochi a Roma’ nelle URL secondarie (es: www.pippotraslochi.com/traslochi-a-roma). Le stesse keyword andranno ripetute in funzione del quantitivo di testo complessivo all’interno delle pagine presenti sul sito, in modo naturale e senza ripeterle a cascata (il cosiddetto keyword stuffing, che porterebbe Google a penalizzarvi). Il consiglio, poi, è di utilizzare anche alcune keyword secondarie, come ad esempio ‘traslocare a Roma’.

Contenuti di qualità

Un’altra regola per favorire la visibilità su Google, è la creazione di contenuti (articoli per blog aziendali, video, schede informative) che siano originali e di qualità: con queste due caratteristiche, unite al posizionamento corretto delle keyword, il sito scalerà tantissime posizioni in poco tempo.”

Online Dispute Resolution, una soluzione per tutta l’Europa

Il commercio elettronico ha invaso il mercato merceologico già da diversi anni, tuttavia non sembra accennare a voler diminuire il proprio giro d’affari. In tutta Europa, infatti, il settore dell’e-commerce può vantar un fatturato che supera i 400 miliardi di euro ed aumenta di anno in anno. Se poi si considera che questi sono dati ufficiali e sono riferiti solamente al segmento B2C si capisce subito quanto sia importante questo mercato.

Con la sigla B2C si fa riferimento a quelle transazioni che vengono a crearsi solamente tra un commerciante professionista ed un cliente consumatore. Questo vuol dire che non sono conteggiate in questi valori le operazioni che si svolgono tra professionisti e quelle tra soli privati. Ovviamente un numero così elevato di operazioni comporta anche una difficoltà nella gestione di tutti i rapporti commerciali che quotidianamente nascono tra le varie parti. Un problema ancora maggiore, poi, è fornito dal fatto che molto spesso queste parti della transazione appartengono a due Paesi membri dell’Unione differenti. Questo comporta una complicanza nella comunicazione ancora maggiore. Qualora dovessero sorgere dei problemi, quindi, spesso non è così agevole trovare una soluzione.

Ovviamente in tutta Europa sono moltissimi i problemi che giornalmente devono essere risolti da consumatori e commercianti del settore e-commerce. Per questo motivo oggi è nato un portale che vuole offrire una soluzione univoca ed un aiuto a tutti questi soggetti che quotidianamente hanno a che fare con questi problemi. Si chiama Online Dispute Resolution, o ODR, ed è un progetto europeo che vuole promuovere la semplificazione dei rapporti e della gestione delle controversie per quanto riguarda il commercio elettronico nel continente. In sostanza qualsiasi interessato potrà sporgere un reclamo presso questo organismo e ricevere un’attenzione particolare per la gestione della pratica e la risoluzione del problema. Questo strumento è molto importante anche perché fornisce un’assistenza pre-giudiziale. Questo significa che i soggetti potranno provare a risolvere la controversia senza dover per forza passare attraverso ai meccanismi legali molto più rigorosi. Infatti gestire una controversia in maniera giudiziale potrebbe diventare anche molto complesso. Molto spesso, poi, se i due soggetti si trovano in Paesi differenti, potrebbero anche sorgere problemi legati alla differenza di normativa. Infatti l’Unione Europea emana dei regolamenti che devono essere poi recepiti da ogni Stato con una normativa nazionale. Molto spesso, però, questo non avviene in modo molto immediato e ci si può trovare in alcune situazioni in cui le leggi differiscano su uno stesso punto. A questo punto si deve cercare di capire, sempre studiando la normativa in merito, quale sia la legge che deve essere considerata in quello specifico caso. Risulta molto chiaro, quindi, che un processo giudiziale potrebbe essere anche molto complesso e, sopratutto, potrebbero facilmente lievitare i prezzi. Sopratutto quando il valore della merce non è così elevato, poi, non ha alcun senso procedere in questo modo.

L’ODR offre quindi una soluzione ben più semplice. La parte che voglia aprire la controversia è tenuta a darne comunicazione all’altra tramite un apposito modulo creato per questo scopo. A questo punto si hanno a disposizione 30 giorni per scegliere l’organismo al quale si voglia assoggettare il proprio caso per la risoluzione. Le parti lo scelgono d’accordo, in maniera tale da assicurare il massimo della trasparenza all’operazione. La valutazione da parte dell’organo interessato arriva solitamente entro le 3 settimane dal momento della richiesta, a questo punto possono essere richieste informazioni supplementari per cercare di fare il massimo della chiarezza sui fatti. L’ODR gestisce tutte le richieste grazie anche alla possibilità di svolgere il proprio lavoro in tutte e 23 le lingue che sono parlate all’interno dell’Unione. Questo è molto importante perché assicura ad ogni cittadino la possibilità di effettuare un reclamo. Dopo questo momento sono disponibili 90 giorni per risolvere la controversia dato che l’organismo avrà accettato formalmente il caso dopo la richiesta. In ogni caso è offerta anche la possibilità ad entrambe le parti di contattare uno degli sportelli nazionali in un qualsiasi momento del procedimento sopra descritto. Per il momento, comunque, alcuni Paesi membri non sono ancora dotati di detti sportelli, come ad esempio l’Italia, la Francia, il Lussemburgo e la Polonia.

La mappa delle opere d’arte in Italia in un’app

L’Italia è una nazione ricchissima di arte ed è per molti la culla stessa dell’arte.

In Italia si sono susseguiti nel tempo moltissimi artisti con le loro opere d’arte. Tra i più conosciuti in tutto il mondo sicuramente troviamo Michelangelo Buonarroti con il David, Sandro Botticelli con la Nascita di Venere, Tiziano con la Venere di Urbino, Leonardo Da Vinci con l’Annunciazione, Caravaggio con il suo Davide con la testa di Golia, Tintoretto con l’Ultima Cena, Donatello con la magnifica San Marco…

E grazie a questa cultura, questa storia e questa ricchezza, l’Italia risulta disseminata di opere d’arte di altissimo pregio e di enorme bellezza.

Un’applicazione per geolocalizzare le opere d’arte in Italia

Per poter scovare e gustare appieno questa vastità di opere d’arte bisognerebbe sogliare guide, atlanti, libri di storia dell’arte, cartine e libretti turistici di approfondimento, oppure ci si potrebbe rivolgere ad un’app dedicata proprio a localizzare, mostrare e spiegare le opere d’arte in Italia: ArtItaly!

Già nel sito di presentazione si vede quanto sia preziosa questa applicazione: si scarica e si installa nel cellulare e all’avvio ci localizza geograficamente, mostrandoci con dei segnalini le opere d’arte principali nei nostri dintorni.

Ma oltre a vedere quello che ci circonda, possiamo anche cercare quello che ci interessa: basta aprire l’applicazione e usare la sua funzione di ricerca, ed ecco che ArtItaly ci presenta opere d’arte e loro localizzazione nel territorio italiano.

Tra le funzioni troviamo la possibilità di inserire un luogo che ci interessa e ArtItaly lo visualizzerà mostrandoci i segnalini delle opere d’arte nei dintorni; troviamo la possibilità di inserire un’opera d’arte che sappiamo esistere ma non sappiamo dove si trova e ArtItaly ce la mostrerà nella mappa.

Per ogni opera d’arte ArtItaly ci mostrerà una scheda completa di foto e informazioni sull’autore e sulla storia dell’opera, oltre alle utilissime indicazioni stradali per arrivare a visitarla.

Nel sito ufficiale c’è anche un semplice ed utilissimo tutorial che spiega come sfruttare al meglio l’applicazione per scoprire le opere d’arte in Italia: https://artitaly-app.com/artitaly-app-tutorial/

L’applicazione è in costante sviluppo e aggiornamento, si può utilizzare con qualsiasi cellulare e smarthpone e si aggiorna quando necessario. L’archivio di opere d’arte al suo interno è in continua crescita, perchè vista la grandissima mole di opere e di artisti e di luoghi, il lavoro è davvero enorme, ma viene svolto per dare un servizio sempre più completo a tutti gli appassionati di opere d’arte.

In questo momento nell’applicazione si trovano inserite ben 25000 opere d’arte, con oltre 5700 foto, che corrispondono solamente al 22% del patrimonio artistico del nostro paese!

Se anche voi amate l’arte, amate la cultura, amate l’Italia, andate al sito https://artitaly-app.com/ e guardate come funziona!

Geolocalizzazione Imprese: da Google My Business a Yelp

Al giorno d’oggi è fondamentale che ogni azienda o libero professionista sia presente sul web, ma è altrettanto importante farlo nel modo giusto e riuscire a raggiungere la clientela in maniera diretta. Per questo motivo, così come è indispensabile impegnarsi ad ottimizzare il proprio sito web per uno specifico target di utenti, è necessario fare il possibile per arrivare ai consumatori geograficamente vicini al vostro business. A questo proposito, sappiate che la ricerca web geolocalizzata si rivela come la risorsa ideale per le attività che desiderano che crescere a livello locale. Perciò, per riuscire ad ottenere importanti risultati è opportuno lavorare sulla geolocalizzazione della vostra impresa.

Ma quali sono i metodi migliori per farlo? Il web mette a nostra disposizione una serie di strumenti da non sottovalutare: da Google My Business a Yelp, ecco i suggerimenti che vi aiuteranno a ottenere un’ulteriore visibilità online e a permettere ai clienti più vicini a voi di trovarvi con una maggiore facilità.

La geolocalizzazione della vostra impresa si rivela un elemento da non sottovalutare che, ovviamente, prevede alcune operazioni da compiere. Sicuramente, il primo passo per raggiungere importanti traguardi e per promuovere la vostra attività soprattutto a livello locale è ottimizzare il vostro sito web. Questo è un passo fondamentale, che andrebbe fatto ancor prima di usufruire di importanti strumenti come Google My Business.

Quando si parla di ottimizzazione del sito, s’intende certamente l’utilizzo delle keywords giuste in base alla vostra nicchia di mercato e al target di riferimento. Tuttavia, quando si cerca di crescere principalmente a livello locale, ovvero di raggiungere consumatori e clienti fisicamente e geograficamente vicini alla vostra azienda, è importante che le keywords utilizzate nel vostro sito siano geolocalizzate. Questo significa che dovranno comprendere il nome della vostra città o regione (ad es. “vendita fiori Genova”), in maniera tale che i vostri contenuti web possano apparire nei risultati delle ricerche delle persone interessate al vostro prodotto che, naturalmente, si trovano nelle vicinanze del vostro punto vendita o azienda.

Oltre all’utilizzo delle keywords geolocalizzate nei contenuti (come articoli e descrizioni dei prodotti) è opportuno che lo stesso gruppo di parole chiave vengano inserite nella descrizione della vostra azienda. In poche parole, anche la vostra pagina “Chi siamo”, o quella dei contatti, dovrà contenere delle informazioni precise, nonché la località in cui ha sede la vostra attività. In queste pagina, potrà rivelarsi molto utile includere una mappa interattiva di Google Maps. Questa integrazione si presenterà non solo importante per i vostri clienti, ma anche decisiva per lo stesso motore di ricerca e per i suoi robot che costantemente scansionano i siti web per l’indicizzazione e, trovando la mappa, riusciranno più facilmente a inserire il vostro sito all’interno dei risultati delle ricerche locali.

Perciò, il primo passo è,come sempre, ottimizzare le vostre pagine web utilizzando keywords geolocalizzate, dopodiché sarà il momento di avvalervi di tutti gli altri utili strumenti e risorse presenti online. Uno dei più funzionali e importanti è Google My Business. Si tratta di una piattaforma gratuita accessibile da tutti coloro che hanno una partita IVA, che aiuta le imprese a gestire al meglio la propria presenza online, soprattutto per quanto riguarda la geolocalizzazione. Infatti, il servizio consente di realizzare una pagina personalizzata comprensiva di tutte le informazioni aziendali (come orari, indirizzo, numero telefonici, etc.) da collegare al vostro sito. In questa scheda aziendale è possibile (e consigliabile) fare sempre buono uso delle parole chiave geolocalizzate, in maniera tale da facilitare nuovamente le scansioni del motore di ricerca e, conseguentemente, da riuscire a raggiungere un più preciso target di clienti.

Google My Business offre anche l’opportunità di ricevere recensioni e feedback dei vostri prodotti e servizi, rivelandosi così uno strumento ancora più proficuo e utile per attirare un maggior numero di potenziali clienti e fidelizzare quelli già esistenti. Sappiate inoltre che questo servizio consente di gestire al meglio anche tutti gli altri strumenti utilizzati, come Google Maps e Google+. In più, tutte le aziende già attive su Google Places e sul social network del motore di ricerca hanno ottenuto l’aggiornamento automatico a Google My Business. Pertanto, chi ha già usufruito di questa opportunità, non dovrà fare altro che procedere all’ottimizzazione della pagina personalizzata, inserendo le keywords geolocalizzate e tutte le informazioni utili mancanti, ma anche immagini, video e altri contenuti multimediali.

In poche parole, utilizzare al meglio Google My Business è un passo fondamentale per incrementare la visibilità e la popolarità online del vostro business, in quanto le informazioni inserite nella vostra scheda informativa aziendale aiuteranno il motore di ricerca a classificare la vostra azienda e a inserirla correttamente nelle proprie pagine dei risultati. Tuttavia, anche se questo si rivela uno strumento fondamentale per ottenere un maggiore successo online e offline, non dimenticate che avvalersi di più servizi presenti su internet è sempre la soluzione migliore per massimizzare la vostra presenza sul web.

Perciò, il suggerimento è anche quello di usufruire delle funzionalità e di godere dei vantaggi proposti da Google + Local, uno strumento molto simile a Google My Business, ma anche di avvalersi in particolare dell’utilità dei portali come Yelp. Sicuramente, avrete sentito parlare molto di questo sito che in pochi anni ha riscosso un notevole successo, raggiunto milioni di utenti e potenziato indirettamente tantissime tipologie di imprese. Yelp è infatti un portale realizzato con lo scopo di raccogliere le opinioni e i consigli che gli utenti si sentono di dare su diverse attività commerciali: dai negozi d’abbigliamento ai ristoranti, dalle discoteche alle pasticcerie, e molto altro. Praticamente, su questa piattaforma è possibile trovare non solo molti utenti, ma anche moltissime aziende e imprese.

Ma come può rivelarsi utile per il vostro business?

Ovviamente è importante partire dal presupposto che le persone tendono a dare molta importanza alle opinioni degli altri e, al giorno d’oggi, prima di acquistare online o di recarsi in un determinato punto vendita o ristorante, effettuano delle ricerche sul web. Leggono recensioni e feedback per capire se stanno facendo la scelta giusta e l’unico modo per riuscire a convincerle è consentire loro di trovare facilmente la vostra azienda, accompagnata da tante recensioni positive. Perciò, essere presenti su una piattaforma come Yelp consente non solo di inserire le vostre informazioni aziendali utili alla geolocalizzazione del vostro business sui motori di ricerca, ma permette anche di attirare una grande quantità di utenti che si trovano nelle vostre vicinanze e che stanno cercando proprio il vostro punto vendita, prodotto o servizio.

Iscriversi a questo portale è davvero molto semplice e veloce, ma per utilizzarlo al meglio sarà importante non limitarsi all’inserimento dei dati aziendali: il suggerimento principale è inoltre quello di chiedere alla vostra clientela fidelizzata di lasciare un commento positivo o una recensione dettagliata sui vostri prodotti e/o servizi. In questo modo, riuscirete a raggiungere molti più potenziali clienti geolocalizzati che stanno cercando di trovare nella loro zona ciò che voi offrite e che saranno fortemente stimolati dalla presenza di recensioni positive. Per quanto riguarda Yelp, è utile sapere anche che il portale integra la mappa di Google sulla pagina di ogni impresa, e questo è un ulteriore fattore in grado di comportare una maggiore visibilità sui risultati delle ricerche web geolocalizzate.

Yelp è perfetto per massimizzare la geolocalizzazione della vostra impresa anche per quanto riguarda gli altri motori di ricerca. Infatti, Apple e Bing hanno avviato una partership con questo portale, mostrando così molti dei suoi contenuti nei risultati dei loro motori di ricerca. In pratica, utilizzare questa piattaforma sarà molto utile per arrivare agli utenti che usano Chrome o che utilizzano un Android, ma anche per essere trovati da nuovi clienti che navigano da Mac, iPhone, WindowsPhone e che non usano Google come motore di ricerca predefinito.

Yelp è una risorsa particolarmente indicata per coloro che hanno ristoranti e locali di vario genere, e si presenta utile per la promozione degli eventi e delle nuove attività. Uno strumento simile a Yelp è Tripadvisor, ma tuttavia è strutturato per l’inserimento di strutture ricettive come hotel, residence, B&B, ostelli e affittacamere. Anche questo portale è estremamente utile per la geolocalizzazione delle imprese, per ottenere recensioni e feedback e per attirare sempre nuovi clienti. In conclusione, possiamo dire che entrambi possono essere definiti delle community che consentono agli utenti di scambiarsi informazioni di valore e che permettono alle aziende di acquisire una maggiore credibilità, di mostrare la propria qualità e di farsi trovare molto più facilmente.

Insomma, come potete vedere i metodi e gli strumenti per ottimizzare la geolocalizzazione della vostra impresa sono molti, e ognuno di essi presenta numerosi vantaggi. Il suggerimento finale è quindi quello di provvedere al più presto ad avviare o a perfezionare la vostra pagina di Google My Business, dopodiché scegliete gli strumenti disponibili sul web più utili e indicati per la vostra attività e sfruttateli al meglio. Facendo così, riuscirete a notare dei buoni risultati fin da subito e, con il passare del tempo, vedrete che la popolarità e visibilità del vostro brand continueranno ad crescere, sia online che offline.”

Cos’è TED? La più grande epidemia del terzo millennio sono le idee

TED è un acronimo che serve ad indicare Technology Entertainment Design ed è una rassegna focalizzata interamente sulle parole, ideata per veicolare nel modo più genuino possibile una delle risorse più importanti del pianete, ovvero le idee. Gli inventori sono Richard Wuman e Harry Marks, i quali hanno creato TED dove sono gli ospiti a dire la loro! Tutti gli anni l’edizione si svolge a Vancouver ed ogni due anni viene selezionata un’altra città casualmente in cui svolgere la rassegna, inoltre ci sono gruppi di volontari che possono organizzarla liberamente in tutto il mondo, sotto l’acronimo di TEDx. Nel 2015, ad esempio, c’è stato un esperimento di questo tipo anche a Milano, dove sono stati presenti moltissimi protagonisti di spessore, come Francesco Tullio Altan e Davide Dattoli che hanno parlato liberamente delle loro idee.

In effetti a TED è possibile affrontare un argomento scelto liberamente dall’ospite, che può andare dalla tecnologia al business, passando per molti altri settori. Grazie a questo metodo si lascia piena libertà agli oratori di rivolgersi al pubblico ed esprimere un loro sentito pensiero. Questa formula ha decisamente funzionato, dal momento che le visualizzazioni sul sito ufficiale hanno superato i 500 milioni. Molto di tutto ciò è stato possibile solo grazie ai volontari che hanno lavorato senza sosta. In particolare è d’uopo ricordare il lavoro delle persone dell’Open Translation Project che hanno permesso di tradurre tutti gli interventi in ben 107 lingue differenti. Questo ha permesso un’esplosione di visualizzazioni in tutto il mondo, specialmente in Sud America dove si è registrato un aumento del 1000%.

Articolo realizzato in collaborazione con Professione Manager, società italiana che offre una Formazione esclusiva per concept, esperienza e offerta didattica.

Dodo Mariani, pietra miliare della storia dell’oreficeria e del mondo della moda

La storia di Dodo Mariani è una delle più autentiche realtà made in Italy, dagli anni ’30 ad oggi. Orafo, stilista e scultore, Dodo Mariani è stato sin dagli esordi un emblema dello stile in tutto il mondo, impegnato nella realizzazione di prodotti unici ed eccellenti, intrisi di idee e amore, presaghi di tendenze e successi incontrastati. La sua innata predisposizione e speculazione artistica, che lo spinse ad eccellere in più campi, lo portò a lavorare nel laboratorio orafo del padre, ad inseguire il suo ambizioso sogno, attraverso l’emulazione di un’arte manuale, destinata a pochi, fatta di passione e fatica. Con quelli che oggi potremmo definire strumenti di lavoro obsoleti, l’artista diede il meglio di sè, in quanto a manualità e progettazione accurata, riuscendo ad emergere con talento. Le sue creazioni, infatti, lungi dall’essere un mero orpello ed ornamento, rappresentarono il suo trampolino di lancio. I suoi gioielli, tradizionali ed innovativi, curati nei minimi dettagli, divennero motivo d’interesse di personaggi celebri, riscuotendo il plauso in ogni evento, e da parte delle più prestigiose organizzazioni del tempo. Una carriera coltivata con lo stesso spirito di sempre, alimentata da decenni di esperienza e qualità, fino a decretarne l’importanza indiscussa, fino a diventare pietra miliare nel campo dell’oreficeria, della moda e dell’arte della scultura.

Altre indimenticabili circostanze, videro Dodo Mariani impegnato a realizzare nel 1994 un paio di splendidi orecchini, d’oro e perle incastonate, per la principessa Lady Diana, in occasione di un famoso servizio fotografico. A riprova del suo eclettismo, nel 2000 Dodo Mariani creò una statuina per Papa Giovanni Paolo II, riponendo nell’arte della scultura il suo coinvolgimento emotivo per la vita e le sue meraviglie. Oggi, infatti, le sue creazioni rispecchiano più che mai un nobile obiettivo, un ideale elevato di vita, sensibilità e cultura. I monili, dal design stilizzato, realizzati in oro giallo e rosa, argento lucido o smaltato, divengono veicoli di un messaggio di grande portata culturale. Non ricalcano gli schemi della massa, non si uniformano per creare business e marketing, soldi e fama, s’inquadrano in un’ottica più nobile. In particolare, la collezione dei ciondoli che riproduce la natura in tutte le sue variegate sfumature, richiama l’attenzione sull’importanza degli animali, amici del cuore, sul rispetto verso le creature, la vegetazione, il cielo, il sole, il mare. Indossando uno di questi gioielli, personalizzandolo in base al proprio stile e carattere, ideale in ogni occasione, più o meno informale, si avrà sempre la percezione di sposare una giusta causa, di amare incondizionatamente. La ricercatezza del design, l’ottima fattura, la levatura dei materiali utilizzati, sono una garanzia di qualità, un elemento non di poco conto, una prerogativa indispensabile. Scegliere un piccolo cadeau firmato Dodo Mariani equivale a preferire i capolavori di un artigiano dei giorni nostri, a celebrare la storia di una passione autentica, nata per impreziosire e comunicare.”

ProntoPro.it | Confronta preventivi gratis online!

ProntoPro.it è un portale dei servizi, un sito innovativo, dove elettricisti, architetti, fotografi, personal trainer, web designers, organizzatori di matrimoni e molti altri professionisti incontrano chi ha bisogno di un loro servizio. Con pochi clic gli utenti o i clienti ricevono gratuitamente preventivi entro 48 ore, sempre con pochi clic i professionisti accedono ad un mercato di clienti decisamente più vasto e di qualità di quello disponibile normalmente.

Oggi abbiamo intervistato i fondatori di ProntoPro.it, vincitrice della menzione speciale di TIM #Wcap Accelerator di Milano. Marco Ogliengo e Silvia Wang ci riveleranno più nel dettaglio la storia di una piattaforma di servizi dove professionisti qualificati entrano in contatto con clienti sul territorio italiano.

Com’è nato ProntoPro.it? Che cosa vi ha spinto a creare questo servizio?

ProntoPro.it è nato otto mesi fa, quando i suoi fondatori hanno abbandonato il loro lavoro all’estero per tornare in Italia. L’idea di creare ProntoPro.it nasce da un bisogno del mercato che abbiamo vissuto tutti sulla nostra pelle: il bisogno di trovare il giusto professionista in modo semplice e veloce. Come ad esempio trovare un imbianchino, un buon fotografo o cercare qualcuno che ti dia delle ripetizioni per un esame universitario. In tutte queste occasioni la ricerca del professionista è insidiosa, poiché è quasi impossibile avere informazioni sull’effettiva qualità dei servizi. ProntoPro.it vuole colmare questa inefficienza, mettendo a disposizione una piattaforma utile a mettere in contatto i clienti con i professionisti migliori, scelti attraverso un sistema meritocratico e trasparente.
Qual è stata la più grande difficoltà all’inizio?

Senza dubbio è stato difficile trovare le persone giuste e creare un team forte ed affiatato. Si tratta di un processo lungo e delicato, importantissimo per gettare basi solide e lungimiranti.
Qual è la soddisfazione più grande che avete raggiunto?

Abbiamo costruito una squadra di 15 persone, capaci di far crescere ProntoPro.it del 30% ogni mese, lavorando tutti i giorni fianco a fianco per migliorare la società e mettere a frutto le nostre passioni.

Quanto è utile essere curiosi nel lavoro d’imprenditore?

Moltissimo, poiché la curiosità è alla base della nascita di una start up: senza di essa mancherebbe qualsiasi spinta propulsiva.

Come definirebbe la turbolenza del mercato immobiliare degli ultimi anni? Quali sono le sue prospettive future?

Si tratta di un trend in linea con l’andamento generale dell’economia italiana. Fortunatamente il mercato si sta già riprendendo: la detrazione fiscale per le ristrutturazioni ha aiutato il settore immobiliare e le prospettive future sono molto positive.
Dove sarà ProntoPro.it fra 5 anni?

ProntoPro.it sarà un modello per i network di servizi in Italia e nel mondo.

Un futuro radioso attende ProntoPro.it: la necessità crescente di connettere efficacemente clienti, liberi professionisti ed esperti del settore è foriera di nuove opportunità di lavoro, maggiori possibilità di collaborare insieme e comporta un generale innalzamento del livello qualitativo del mercato.

La link building è morta… come la SEO?

Ogni tanto ci si ritrova ancora a parlare di link buinding, dopo anni in cui si sente nominare link baiting e link earning, sia con altri professionisti del settore, sia con clienti che dopo aver raccolto informazioni e letto ebook o manuali vogliono approfondire la spinosa questione… spinosa, sì, perchè la link building così come se ne parlava nel 2000 è cambiata! è cambiato così come cambia il web, così come cambia la fruizione delle informazioni da parte delle persone, così come cambia la gestione delle risposte alle nostre interrogazioni da parte dei motori di ricerca.
E parliamo pure di Google, perchè, nella maggior parte dei casi, parlando di SEO e di link building, parliamo di posizionamento su Google.

Voglio posizionarmi in prima pagina: creo tanti link con anchor text corrispondente alla parola chiave per cui voglio posizinarmi

Sembra una fuffata colossale, eppure anni e anni fa (nel triassico del web) si faceva così: si creavano una serie di link assolutamente artificiali con testi di ancoraggio assolutamente forzati, per influenza il posizionamento sui motori di ricerca.

Funziona ancora la creazione di link taroccati?
Google nel 2004 si era già rotto le scatole quanto bastava!
Ecco perchè fa entrare in scena il rel=”nofollow”, che inizialmente si usava in tutti i link di una pagina per far sì che il motore non li seguisse, e che adesso si usa solitamente su singoli link specifici (soprattutto dopo il momento di panico da scambio link o creazione di link farlocchi da parte di molti SEO).

ah io i link nel mio sito/blog non li metto più, perchè poi Google mi penalizza

  • se sono link utili , se sono link di approfondimento, se portano a risorse interessanti per le persone, perchè Google dovrebbe penalizzarti?
  • se sono link sponsorizzati, pubblicitari e simili, inseriscili e non farli seguire e dichiarando chiaramente che non sono risorse utili!

Con il rel=”nofollow” infatti Google sa di non dover seguire uno specifico link e non passa page rank: problema risolto alla radice.

Dove è meglio usare rel=”nofollow”?

E’ consigliato usarlo con:

  • guest post di bassa qualità con link
  • article marketing con anchor troppo spinta
  • stesso contenuto su più articoli con stessa anchor

APPROFONDIMENTO: Utilizzo di rel=”nofollow” per link specifici

Negli anni si è sempre più andati nella direzione che mira alla creazione di contenuti utili, interessanti, curiosi, in modo da far generare quanti più link spontanei possibile. In questo modo non si creano link, si creano risorse  (testi, immagini, infografiche, video, ecc) e le persone che fruiscono di tali risorse e le considerano importanti creano i link.

Google premia sicuramente i siti di alta qualità senza link forzati, che propongono risorse che ottengono link e apprezzamenti spontanei (e che gestiscono in modo coerente il rel=”nofollow” per link artificiali).

Ma allora ha ancora senso parlare di link building, article marketing, guest posting…?

Si, perchè per non rischiare di cadere nelle grinfie di penguin o di qualsiasi altro algoritmo di Google basta seguire il buon senso oltre che le regole.
Basta che non ci fossilizziamo su possibili keyword stuffing (non chiedetemi “scrivimi un articolo di 500 parole in cui la parola X sia ripetuta almeno 20 volte” altrimenti rischiate una rispostaccia), basta che non cadiamo in vecchi schemi di link (“mi dai un link in home che te ne do uno anch’io”… io ho anche le figurine, se vuoi scambiamo anche quelle) o almeno stiamo attenti con l’uso di anchor text troppo precise o tecniche, che san ben poco di naturale!

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E se fino ad ora non ho fatto attenzione a queste cose?
Teniamo sempre sotto controllo Google Search Console: Google non è così cattivo, e notifica l’eventuale presenza di link innaturali (cui si può porre rimedio con il disavow).

APPROFONDIMENTO: Disavow e rifiuto dei backlink

Realizzazione Siti Web

Essere titolari di un’attività di qualunque tipo, dirigere una onlus o, perché no, anche solo condividere un interesse comune con un gruppo di persone che necessita di coordinarsi per la propria attività, ad un certo punto comporta l’esigenza di valutare un nuovo sito internet. Il sito web infatti, rappresenta oggi una necessità più che un vezzo. Non è più un mezzo di presenza istituzionale parificabile al pari di una pagina su un annuario di settore.

Il sito web odierno è molto di più: è la possibilità di comunicare al mondo intero chi siamo, quello che facciamo, come lo facciamo; è l’opportunità di farlo 24/7… senza “interruzioni di servizio”.

Il sito web è questo e molto di più ancora: è la nostra identità cibernetica che, in molti casi, può essere anche l’unica identità di cui un’azienda dispone… basta pensare ad attività che si basano esclusivamente sulla comunicazione, portate avanti non da “persone” con nome, cognome e foto ma da “siti”, da “staff”, da “team”. Pensiamo ad attività di ecommerce la cui sede effettiva è uno shop online che si occupa di promuovere, vendere, incassare, gestire il cliente e fa seguire la logistica ad aziende specializzate.

Il sito internet riveste quindi grande importanza per tutti e diventa strategico ed indispensabile per talune attività.

Noi di Web Net 3.0 abbiamo deciso di specializzarci nella realizzazione di siti web basati su WordPress, un CMS (Content Management System) open source rilasciato sotto licenza GNU (General Public License).

Abbiamo adottato questa soluzione anche per i siti di tipo aziendale in quanto, nella nostra esperienza, abbiamo potuto constatare che “l’appetito vien mangiando” e di conseguenza anche le aziende medio-piccole apprezzano la possibilità di implementare le funzioni del proprio sito al mutare di specifiche esigenze.

Partire subito col piede giusto consente quindi, a parità di costi, di esser pronti alle novità senza dover rifare tutto per l’ennesima volta.

Nella versione base i nostri siti web di nostra realizzazione includono:

  • Personalizzazione della grafica
  • Sistema Anti Spam per modulo contatti e login
  • Modulo SEO per l’ottimizzazione dei TAG META
  • Modulo Site Map
  • Pulsanti di voto Facebook, Twitter, Google+
  • Aggiornamenti WordPress per un anno

Alcune delle integrazioni opzionali per i siti web di nostra realizzazione:

  • Integrazione con i Social Network
  • Piattaforme avanzate di commenting
  • Social Login
  • Scheda Google My Business
  • Integrazione Media
  • Importazione contenuti da altre piattaforme CMS
  • Integrazione con CRM
  • E-Commerce
  • News Letter

E molto altro ancora… l’unico limite è la fantasia. Le possibilità di integrazione e implementazione sono praticamente infinite e vengono valutate e proposte in funzione delle singole esigenze.

Individuazione delle modalità semplificate per l’informativa e l’acquisizione del consenso per l’uso dei cookie

(Pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 126 del 3 giugno 2014)

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Registro dei provvedimenti n. 229 dell’8 maggio 2014

IL GARANTE PER LA PROTEZIONE DEI DATI PERSONALI

NELLA riunione odierna, in presenza del dott. Antonello Soro, presidente, della dott.ssa Augusta Iannini, vice presidente, della dott.ssa Giovanna Bianchi Clerici e della prof.ssa Licia Califano, componenti e del dott. Giuseppe Busia, segretario generale;

VISTA la direttiva 2002/58/CE del 12 luglio 2002, del Parlamento europeo e del Consiglio, relativa al trattamento dei dati personali e alla tutela della vita privata nel settore delle comunicazioni elettroniche;

VISTA la direttiva 2009/136/CE del 25 novembre 2009, del Parlamento europeo e del Consiglio, recante modifica della direttiva 2002/22/CE relativa al servizio universale e ai diritti degli utenti in materia di reti e di servizi di comunicazione elettronica, della direttiva 2002/58/CE relativa al trattamento dei dati personali e alla tutela della vita privata nel settore delle comunicazioni elettroniche e del regolamento (CE) n. 2006/2004 sulla cooperazione tra le autorità nazionali responsabili dell’esecuzione della normativa a tutela dei consumatori;

VISTO il decreto legislativo 28 maggio 2012, n. 69 “Modifiche al decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196, recante codice in materia di protezione dei dati personali in attuazione delle direttive 2009/136/CE, in materia di trattamento dei dati personali e tutela della vita privata nel settore delle comunicazioni elettroniche, e 2009/140/CE in materia di reti e servizi di comunicazione elettronica e del regolamento (CE)

n. 2006/2004 sulla cooperazione tra le autorità nazionali responsabili dell’esecuzione della normativa a tutela dei consumatori” (pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del 31 maggio 2012 n. 126);

VISTO il Codice in materia di protezione dei dati personali (d.lg. 30 giugno 2003, n. 196, di seguito “Codice”) e, in particolare, gli artt. 13, comma 3 e 122, comma 1;

VISTA la precedente deliberazione del Garante recante “Avvio di una consultazione pubblica ai sensi dell’art. 122 volta ad individuare modalità semplificate per l’informativa di cui all’art. 13, comma 3, del Codice in materia di protezione dei dati personali” (Del. n. 359 del 22

novembre 2012, in Gazzetta Ufficiale del 19 dicembre 2012 n. 295);

TENUTO CONTO delle indicazioni fornite sul tema dal Gruppo di lavoro per la tutela dei dati personali ex art. 29, in particolare nella Opinion 04/2012 on Cookie Consent Exemption, adottata il 7 giugno 2012, e nel Working Document 02/2013 providing guidance on obtaining consent for cookies, adottato il 2 ottobre 2013 (disponibili rispettivamente ai link https://ec.europa.eu/justice/data-protection/article- 29/documentation/opinion-recommendation/files/2012/wp194_en.pdf e https://ec.europa.eu/justice/data-protection/article- 29/documentation/opinion-recommendation/files/2013/wp208_en.pdf);

TENUTO CONTO delle risultanze dei contributi pervenuti al Garante dai principali fornitori di servizi di comunicazione elettronica, nonché dalle associazioni dei consumatori e delle categorie economiche coinvolte che hanno partecipato alla suindicata consultazione pubblica;

CONSIDERATI gli ulteriori elementi emersi in occasione degli incontri tenutisi a settembre 2013 e febbraio 2014 presso l’Autorità, nell’ambito del tavolo di lavoro avviato dalla stessa al fine di sollecitare un nuovo e più diretto confronto con i suindicati soggetti, nonché con esponenti del mondo accademico e della ricerca che si occupano delle tematiche di interesse;

RITENUTO necessario adottare, ai sensi del combinato disposto degli artt. 13, comma 3, 122, comma 1 e 154, comma 1, lett. c), del Codice, un provvedimento di carattere generale, con il quale oltre a individuare le modalità semplificate per rendere l’informativa online agli utenti sull’archiviazione dei c.d. cookie sui loro terminali da parte dei siti Internet visitati si intende fornire idonee indicazioni sulle modalità con le quali procedere all’acquisizione del consenso degli stessi, laddove richiesto dalla legge;

CONSIDERATO che la disciplina relativa all’uso dei c.d. cookie riguarda anche altri strumenti analoghi (come ad esempio web beacon/web bug, clear GIF o altri), che consentono l’identificazione dell’utente o del terminale e che quindi devono essere ricompresi nell’ambito del presente provvedimento;

VISTE le osservazioni dell’Ufficio, formulate dal segretario generale ai sensi dell’art. 15 del regolamento n. 1/2000; RELATORE il dott. Antonello Soro;

PREMESSA

1. Considerazioni preliminari.

I cookie sono stringhe di testo di piccole dimensioni che i siti visitati dall’utente inviano al suo terminale (solitamente al browser), dove vengono memorizzati per essere poi ritrasmessi agli stessi siti alla successiva visita del medesimo utente. Nel corso della navigazione su un sito, l’utente può ricevere sul suo terminale anche cookie che vengono inviati da siti o da web server diversi (c.d. “terze parti”), sui quali possono risiedere alcuni elementi (quali, ad esempio, immagini, mappe, suoni, specifici link a pagine di altri domini) presenti sul sito che lo stesso sta visitando.

I cookie, solitamente presenti nei browser degli utenti in numero molto elevato e a volte anche con caratteristiche di ampia persistenza temporale, sono usati per differenti finalità: esecuzione di autenticazioni informatiche, monitoraggio di sessioni, memorizzazione di informazioni su specifiche configurazioni riguardanti gli utenti che accedono al server, ecc.

Al fine di giungere a una corretta regolamentazione di tali dispositivi, è necessario distinguerli posto che non vi sono delle caratteristiche tecniche che li differenziano gli uni dagli altri proprio sulla base delle finalità perseguite da chi li utilizza. In tale direzione si è mosso, peraltro, lo stesso legislatore, che, in attuazione delle disposizioni contenute nella direttiva 2009/136/CE, ha ricondotto l’obbligo di acquisire il consenso preventivo e informato degli utenti all’installazione di cookie utilizzati per finalità diverse da quelle meramente tecniche (cfr. art. 1, comma 5, lett. a), del d. lgs. 28 maggio 2012, n. 69, che ha modificato l’art. 122 del Codice).

Al riguardo, e ai fini del presente provvedimento, si individuano pertanto due macro-categorie: cookie “tecnici” e cookie “di profilazione”.

a. Cookie tecnici.

I cookie tecnici sono quelli utilizzati al solo fine di “effettuare la trasmissione di una comunicazione su una rete di comunicazione elettronica, o nella misura strettamente necessaria al fornitore di un servizio della società dell’informazione esplicitamente richiesto dall’abbonato o dall’utente a erogare tale servizio” (cfr. art. 122, comma 1, del Codice).

Essi non vengono utilizzati per scopi ulteriori e sono normalmente installati direttamente dal titolare o gestore del sito web. Possono essere suddivisi in cookie di navigazione o di sessione, che garantiscono la normale navigazione e fruizione del sito web (permettendo, ad esempio, di realizzare un acquisto o autenticarsi per accedere ad aree riservate); cookie analytics, assimilati ai cookie tecnici laddove utilizzati direttamente dal gestore del sito per raccogliere informazioni, in forma aggregata, sul numero degli utenti e su come questi visitano il sito stesso; cookie di funzionalità, che permettono all’utente la navigazione in funzione di una serie di criteri selezionati (ad esempio, la lingua, i prodotti selezionati per l’acquisto) al fine di migliorare il servizio reso allo stesso.

Per l’installazione di tali cookie non è richiesto il preventivo consenso degli utenti, mentre resta fermo l’obbligo di dare l’informativa ai sensi dell’art. 13 del Codice, che il gestore del sito, qualora utilizzi soltanto tali dispositivi, potrà fornire con le modalità che ritiene più idonee.

b. Cookie di profilazione.

I cookie di profilazione sono volti a creare profili relativi all’utente e vengono utilizzati al fine di inviare messaggi pubblicitari in linea con le preferenze manifestate dallo stesso nell’ambito della navigazione in rete. In ragione della particolare invasività che tali dispositivi possono avere nell’ambito della sfera privata degli utenti, la normativa europea e italiana prevede che l’utente debba essere adeguatamente informato sull’uso degli stessi ed esprimere così il proprio valido consenso.

Ad essi si riferisce l’art. 122 del Codice laddove prevede che “l’archiviazione delle informazioni nell’apparecchio terminale di un contraente o di un utente o l’accesso a informazioni già archiviate sono consentiti unicamente a condizione che il contraente o l’utente abbia espresso il proprio consenso dopo essere stato informato con le modalità semplificate di cui all’articolo 13, comma 3” (art. 122, comma 1, del Codice).

2. Soggetti coinvolti: editori e “terze parti”.

Un ulteriore elemento da considerare, ai fini della corretta definizione della materia in esame, è quello soggettivo. Occorre, cioè, tenere conto del differente soggetto che installa i cookie sul terminale dell’utente, a seconda che si tratti dello stesso gestore del sito che l’utente sta visitando (che può essere sinteticamente indicato come “editore”) o di un sito diverso che installa cookie per il tramite del primo (c.d. “terze parti”).

Sulla base di quanto emerso dalla consultazione pubblica, si ritiene necessario che tale distinzione tra i due soggetti sopra indicati venga tenuta in debito conto anche al fine di individuare correttamente i rispettivi ruoli e le rispettive responsabilità, con riferimento al rilascio dell’informativa e all’acquisizione del consenso degli utenti online.

Vi sono molteplici motivazioni per le quali non risulta possibile porre in capo all’editore l’obbligo di fornire l’informativa e acquisire il consenso all’installazione dei cookie nell’ambito del proprio sito anche per quelli installati dalle “terze parti”. In primo luogo, l’editore dovrebbe avere sempre gli strumenti e la capacità economico-giuridica di farsi carico degli adempimenti delle terze parti e dovrebbe quindi anche poter verificare di volta in volta la corrispondenza tra quanto dichiarato dalle terze parti e le finalità da esse realmente perseguite con l’uso dei cookie. Ciò è reso assai arduo dal fatto che l’editore spesso non conosce direttamente tutte le terze parti che installano cookie tramite il proprio sito e, quindi, neppure la logica sottesa ai relativi trattamenti. Inoltre, non di rado tra l’editore e le terze parti si frappongono soggetti che svolgono il ruolo di concessionari, risultando di fatto molto complesso per l’editore il controllo sull’attività di tutti i soggetti coinvolti.

I cookie terze parti potrebbero, poi, essere nel tempo modificati dai terzi fornitori e risulterebbe poco funzionale chiedere agli editori di tenere traccia anche di queste modifiche successive.

Occorre tenere conto inoltre del fatto che spesso gli editori, che comprendono anche persone fisiche e piccole imprese, sono la parte più “debole” del rapporto. Laddove invece le terze parti sono solitamente grandi società caratterizzate da notevole peso economico, servono normalmente una pluralità di editori e possono essere, rispetto al singolo editore, anche molto numerose.

Si ritiene pertanto che, anche in ragione delle motivazioni sopra indicate, non si possa obbligare l’editore ad inserire sull’home page del proprio sito anche il testo delle informative relative ai cookie installati per il suo tramite dalle terze parti. Ciò determinerebbe peraltro una generale mancanza di chiarezza dell’informativa rilasciata dall’editore, rendendo nel contempo estremamente faticosa per l’utente la lettura del documento e quindi la comprensione delle informazioni in esso contenute, con ciò vanificando anche l’intento di semplificazione previsto dall’art. 122 del Codice.

Analogamente, per quanto concerne l’acquisizione del consenso per i cookie di profilazione, dovendo necessariamente -per le ragioni suesposte tenere distinte le rispettive posizioni di editori e terze parti, si ritiene che gli editori, con i quali gli utenti instaurano un rapporto diretto tramite l’accesso al relativo sito, assumono necessariamente una duplice veste.

Tali soggetti, infatti, da un lato sono titolari del trattamento quanto ai cookie installati direttamente dal proprio sito; dall’altro, non potendo ravvisarsi una contitolarità con le terze parti per i cookie che le stesse installano per il loro tramite, si ritiene corretto considerarli come una sorta di intermediari tecnici tra le stesse e gli utenti. Ed è, quindi, in tale veste che, come si vedrà più avanti, sono chiamati ad operare nella presente deliberazione, con riferimento al rilascio dell’informativa e all’acquisizione del consenso degli utenti online con riguardo ai cookie delle terze parti.

3. Impatto della disciplina in materia di cookie sulla rete.

I cookie svolgono diverse e importanti funzioni nell’ambito della rete. Qualunque decisione in merito alle modalità di informativa e consenso online, riguardando in pratica chiunque abbia un sito Internet, avrà quindi un fortissimo impatto su un numero enorme di soggetti, che presentano peraltro, come si è detto, natura e caratteristiche profondamente diverse tra loro.

Il Garante, consapevole della portata della presente decisione, ritiene pertanto necessario che le misure prescritte nella stessa -ai sensi di quanto previsto dall’art. 122, comma 1, del Codice siano, da un lato, tali da consentire agli utenti di esprimere scelte realmente consapevoli sull’installazione dei cookie mediante la manifestazione di un consenso espresso e specifico (come previsto dall’art. 23 del Codice) e, dall’altro, presentino il minore impatto possibile in termini di soluzione di continuità della navigazione dei medesimi utenti e della fruizione, da parte loro, dei servizi telematici.

Di tali opposte esigenze, emerse chiaramente anche in occasione della consultazione pubblica e degli incontri tenuti dall’Autorità, si tiene conto in primo luogo nella determinazione delle modalità con le quali rendere l’informativa in forma semplificata.

È peraltro convinzione del Garante che i due temi, dell’informativa e del consenso, vadano necessariamente trattati in maniera congiunta, onde evitare che il ricorso a modalità di espressione del consenso online che richiedano operazioni eccessivamente complesse da parte degli utenti vanifichino la semplificazione realizzata nell’informativa.

4. L’informativa con modalità semplificate e l’acquisizione del consenso online.

Ai fini della semplificazione dell’informativa, si ritiene che una soluzione efficace, che fa salvi i requisiti previsti dall’art. 13 del Codice (compresa la descrizione dei singoli cookie), sia quella di impostare la stessa su due livelli di approfondimento successivi.

Nel momento in cui l’utente accede a un sito web, deve essergli presentata una prima informativa “breve”, contenuta in un banner a comparsa immediata sulla home page (o altra pagina tramite la quale l’utente può accedere al sito), integrata da un’informativa “estesa”, alla quale si accede attraverso un link cliccabile dall’utente.

Affinché la semplificazione sia effettiva, si ritiene necessario che la richiesta di consenso all’uso dei cookie sia inserita proprio nel banner contenente l’informativa breve. Gli utenti che desiderano avere maggiori e più dettagliate informazioni e differenziare le proprie scelte in merito ai diversi cookie archiviati tramite il sito visitato, possono accedere ad altre pagine del sito, contenenti, oltre al testo dell’informativa estesa, la possibilità di esprimere scelte più specifiche.

4.1. Il banner contenente informativa breve e richiesta di consenso.

Più precisamente, nel momento in cui si accede alla home page (o ad altra pagina) di un sito web, deve immediatamente comparire in primo piano un banner di idonee dimensioni ossia di dimensioni tali da costituire una percettibile discontinuità nella fruizione dei contenuti della

pagina web che si sta visitando contenente le seguenti indicazioni:

a) che il sito utilizza cookie di profilazione al fine di inviare messaggi pubblicitari in linea con le preferenze manifestate dall’utente nell’ambito della navigazione in rete;

b) che il sito consente anche l’invio di cookie “terze parti” (laddove ciò ovviamente accada);

c) il link all’informativa estesa, ove vengono fornite indicazioni sull’uso dei cookie tecnici e analytics, viene data la possibilità di scegliere quali specifici cookie autorizzare;

d) l’indicazione che alla pagina dell’informativa estesa è possibile negare il consenso all’installazione di qualunque cookie;

e) l’indicazione che la prosecuzione della navigazione mediante accesso ad altra area del sito o selezione di un elemento dello stesso (ad esempio, di un’immagine o di un link) comporta la prestazione del consenso all’uso dei cookie.

Il suindicato banner, oltre a dover presentare dimensioni sufficienti a ospitare l’informativa, seppur breve, deve essere parte integrante dell’azione positiva nella quale si sostanzia la manifestazione del consenso dell’utente. In altre parole, esso deve determinare una discontinuità, seppur minima, dell’esperienza di navigazione: il superamento della presenza del banner al video deve essere possibile solo mediante un intervento attivo dell’utente (appunto attraverso la selezione di un elemento contenuto nella pagina sottostante il banner stesso).

Resta ferma naturalmente la possibilità per gli editori di ricorrere a modalità diverse da quella descritta per l’acquisizione del consenso online all’uso dei cookie degli utenti, sempreché tali modalità assicurino il rispetto di quanto disposto dall’art. 23, comma 3, del Codice.

In conformità con i principi generali, è necessario in ogni caso che dell’avvenuta prestazione del consenso dell’utente sia tenuta traccia da parte dell’editore, il quale potrebbe a tal fine avvalersi di un apposito cookie tecnico, sistema che non sembra particolarmente invasivo (in tal senso, si veda anche il considerando 25 della direttiva 2002/58/CE).

La presenza di tale “documentazione” delle scelte dell’utente consente poi all’editore di non riproporre l’informativa breve alla seconda visita del medesimo utente sullo stesso sito, ferma restando naturalmente la possibilità per l’utente di negare il consenso e/o modificare, in ogni momento e in maniera agevole, le proprie opzioni relative all’uso dei cookie da parte del sito, ad esempio tramite accesso all’informativa estesa, che deve essere linkabile da ogni pagina del sito.

4.2. L’informativa estesa.

L’informativa estesa deve contenere tutti gli elementi previsti dall’art. 13 del Codice, descrivere in maniera specifica e analitica le caratteristiche e le finalità dei cookie installati dal sito e consentire all’utente di selezionare/deselezionare i singoli cookie. Deve essere raggiungibile mediante un link inserito nell’informativa breve, come pure attraverso un riferimento su ogni pagina del sito, collocato in calce alla medesima.

All’interno di tale informativa, deve essere inserito anche il link aggiornato alle informative e ai moduli di consenso delle terze parti con le quali l’editore ha stipulato accordi per l’installazione di cookie tramite il proprio sito. Qualora l’editore abbia contatti indiretti con le terze parti, dovrà linkare i siti dei soggetti che fanno da intermediari tra lui e le stesse terze parti. Non si esclude l’eventualità che tali collegamenti con le terze parti siano raccolti all’interno di un unico sito web gestito da un soggetto diverso dall’editore, come nel caso dei concessionari.

Al fine di mantenere distinta la responsabilità degli editori da quella delle terze parti in relazione all’informativa resa e al consenso acquisito per i cookie di queste ultime tramite il proprio sito, si ritiene necessario che gli editori stessi acquisiscano, già in fase contrattuale, i suindicati link dalle terze parti (con ciò intendendosi anche gli stessi concessionari).

Nel medesimo spazio dell’informativa estesa deve essere richiamata la possibilità per l’utente (alla quale fa riferimento anche l’art. 122, comma 2, del Codice) di manifestare le proprie opzioni in merito all’uso dei cookie da parte del sito anche attraverso le impostazioni del browser, indicando almeno la procedura da eseguire per configurare tali impostazioni. Qualora, poi, le tecnologie utilizzate dal sito siano compatibili con la versione del browser utilizzata dall’utente, l’editore potrà predisporre un collegamento diretto con la sezione del browser dedicata alle impostazioni stesse.

5. Notificazione del trattamento.

Si ricorda che l’uso dei cookie rientra tra i trattamenti soggetti all’obbligo di notificazione al Garante ai sensi dell’art. 37, comma 1, lett. d), del Codice, laddove lo stesso sia finalizzato a “definire il profilo o la personalità dell’interessato, o ad analizzare abitudini o scelte di consumo, ovvero a monitorare l’utilizzo di servizi di comunicazione elettronica con esclusione dei trattamenti tecnicamente indispensabili per fornire i servizi medesimi agli utenti”.

L’uso dei cookie è, invece, sottratto all’obbligo di notificazione sulla base di quanto previsto dal provvedimento del Garante del 31 marzo 2004, che ha inserito espressamente, tra i trattamenti esonerati dal suindicato obbligo, quelli “relativi all’utilizzo di marcatori elettronici o di dispositivi analoghi installati, oppure memorizzati temporaneamente, e non persistenti, presso l’apparecchiatura terminale di un utente, consistenti nella sola trasmissione di identificativi di sessione in conformità alla disciplina applicabile, all’esclusivo fine di agevolare l’accesso ai contenuti di un sito Internet” (deliberazione n. 1 del 31 marzo 2004, pubblicato in Gazzetta Ufficiale del 6 aprile 2004 n. 81).

Dal quadro sopra delineato, emerge pertanto che, mentre i cookie di profilazione, i quali hanno caratteristiche di permanenza nel tempo, sono soggetti all’obbligo di notificazione, i cookie che invece hanno finalità diverse e che rientrano nella categoria dei cookie tecnici, ai quali sono

assimilabili anche i cookie analytics (v. punto 1, lett. a), del presente provvedimento), non debbono essere notificati al Garante.

6. Tempi di adeguamento.

Come già evidenziato in precedenza, il Garante è consapevole dell’impatto, anche economico, che la disciplina sui cookie avrà sull’intero settore della società dei servizi dell’informazione e, quindi, del fatto che la realizzazione delle misure necessarie a dare attuazione al presente provvedimento richiederà un notevole impegno, anche in termini di tempo.

In ragione di ciò, si ritiene pertanto congruo prevedere un periodo transitorio di un anno a decorrere dalla pubblicazione della presente decisione in Gazzetta Ufficiale per consentire ai soggetti interessati dal presente provvedimento di potersi avvalere delle modalità semplificate ivi individuate.

7. Conseguenze del mancato rispetto della disciplina in materia di cookie.

Si ricorda che per il caso di omessa informativa o di informativa inidonea, ossia che non presenti gli elementi indicati, oltre che nelle previsioni di cui all’art. 13 del Codice, nel presente provvedimento, è prevista la sanzione amministrativa del pagamento di una somma da seimila a trentaseimila euro (art. 161 del Codice).

L’installazione di cookie sui terminali degli utenti in assenza del preventivo consenso degli stessi comporta, invece, la sanzione del pagamento di una somma da diecimila a centoventimila euro (art. 162, comma 2-bis, del Codice).

L’omessa o incompleta notificazione al Garante, infine, ai sensi di quanto previsto dall’art. 37, comma 1, lett. d), del Codice, è sanzionata con il pagamento di una somma da ventimila a centoventimila euro (art. 163 del Codice).

TUTTO CIO’ PREMESSO IL GARANTE

1. ai sensi degli artt. 122, comma 1 e 154, comma 1, lett. h), del Codice -ai fini dell’individuazione delle modalità semplificate per l’informativa che i gestori di siti web, come meglio specificati in premessa, sono tenuti a fornire agli utenti in relazione ai cookie e agli altri dispositivi installati da o per il tramite del proprio sito stabilisce che nel momento in cui si accede alla home page (o ad altra pagina) di un sito web, deve immediatamente comparire in primo piano un banner di idonee dimensioni contenente le seguenti indicazioni:

a) che il sito utilizza cookie di profilazione al fine di inviare messaggi pubblicitari in linea con le preferenze manifestate dall’utente nell’ambito della navigazione in rete;

b) che il sito consente anche l’invio di cookie “terze parti” (laddove ciò ovviamente accada);

c) il link all’informativa estesa, che deve contenere le seguenti ulteriori indicazioni relative a:

• uso dei cookie tecnici e analytics;

• possibilità di scegliere quali specifici cookie autorizzare;

• possibilità per l’utente di manifestare le proprie opzioni in merito all’uso dei cookie da parte del sito anche attraverso le impostazioni del browser, indicando almeno la procedura da eseguire per configurare tali impostazioni;

d) l’indicazione che alla pagina dell’informativa estesa è possibile negare il consenso all’installazione di qualunque cookie;

e) l’indicazione che la prosecuzione della navigazione mediante accesso ad altra area del sito o selezione di un elemento dello stesso (ad esempio, di un’immagine o di un link) comporta la prestazione del consenso all’uso dei cookie;

2. ai sensi dell’art. 154, comma 1, lett. c), del Codice ai fini di mantenere distinta la responsabilità dei gestori di siti web, come meglio specificati in motivazione, da quella delle terze parti prescrive ai medesimi gestori di acquisire già in fase contrattuale i collegamenti (link) alle pagine web contenenti le informative e i moduli per l’acquisizione del consenso relativo ai cookie delle terze parti (con ciò intendendosi anche i concessionari).

Si dispone che copia del presente provvedimento sia trasmessa al Ministero della giustizia ai fini della sua pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana a cura dell’Ufficio pubblicazione leggi e decreti.

Roma, 8 maggio 2014

IL PRESIDENTE

Soro

IL RELATORE

Soro

IL SEGRETARIO GENERALE

Busia

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Social Network

I Social Network: una realtà da non sottovalutare

I servizi di social network management e di social media marketing sono sempre più importanti in un contesto come quello attuale in cui i social coinvolgono e collegano letteralmente miliardi di persone. Da Facebook a Twitter, passando per LinkedIn e Instagram, i social media negli ultimi anni hanno rivoluzionato la comunicazione e le interazioni tra gli individui, e di conseguenza tra le aziende e gli individui.

La creazione di sentimenti condivisi e lo sfruttamento della tecnologia sono solo due dei tanti elementi che devono essere presi in considerazione da chi si trova a gestire le pagine social di un brand. Sì, perché ormai nessun marchio e nessuna impresa può fare a meno di integrare i social media nella propria comunicazione aziendale: essi risultano, in molti casi, più efficiente di qualsiasi altro mezzo (le newsletter, per esempio, ma anche le pubblicità tradizionali in televisione o sulla stampa), perché favoriscono una condivisione immediata e gratuita.

social-network

Feedback immediato

Non va dimenticato, poi, che i social network consentono di ottenere un feedback immediato rispetto al successo o all’insuccesso di un messaggio, di una intera campagna, di un video o di una foto: il meccanismo dei like, dei follower e dei commenti permette di toccare con mano il sentiment dell’utenza.

La gestione dei rapporti online è lo scopo principale del social media marketing, che si pone l’obiettivo di originare conversazioni con i consumatori e con gli utenti, per generare la cosiddetta affinità. Il compito che fino a qualche tempo fa veniva demandato ai blog oggi è riservato in gran parte ai social network, che si contraddistinguono per una relazione di tipo uno a uno che mette in contatto il mittente con il destinatario. Tra gli esempi più frequenti si può citare il marketing virale che, a partire dalla creazione di un video, propone la diffusione di un contenuto che intende generare hype, dichiarando o non dichiarando l’identità del brand che lo ha pubblicato.

Social Media Marketing – PPC

Infine, merita di essere menzionato anche il social media marketing ppc (cioè pay per click), che consiste nell’acquisto (dietro pagamento, quindi) di inserzioni pubblicitarie online, e più precisamente sui social network. La comparsa di messaggi promozionali su Facebook e su Twitter garantisce una notevole diffusione dei messaggi stessi, mentre la dinamica ppc fa sì che gli inserzionisti paghino la somma da corrispondere secondo il principio click-through rate, cioè in proporzione ai clic: in sostanza, solo nel momento in cui gli utenti cliccano realmente sulle inserzioni. Si tratta di una forma di keyword advertising che unisce i vantaggi offerti dai social network con i pregi del pay per click, che assicura una eccellente visibilità e permette di controllare nell’immediato e in modo diretto sia il Roi, cioè il ritorno sull’investimento, sia le spese da sostenere.

Internet: Garante privacy, no ai cookie per profilazione senza consenso

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Internet: Garante privacy, no ai cookie per profilazione senza consenso

In un banner le informazioni all’utente e la possibilità di scegliere quali cookie autorizzare

Stop all’installazione dei cookie per finalità di profilazione e marketing da parte dei gestori dei siti senza aver prima informato gli utenti e aver ottenuto il loro consenso. Chi naviga on line potrà quindi decidere in maniera libera e consapevole se far usare o no le informazioni raccolte sui siti visitati per ricevere pubblicità mirata.

Lo ha stabilito il Garante privacy con un provvedimento generale [doc. web n. 3118884] pubblicato sulla Gazzetta ufficiale, adottato al termine di una consultazione pubblica, nel quale ha individuato modalità semplificate per rendere agli utenti l’informativa on line sull’uso dei cookie e ha fornito indicazioni per acquisire il consenso, quando richiesto dalla legge.

I cookie sono piccoli file di testo che i siti visitati inviano al terminale (computer, tablet, smartphone, notebook) dell’utente, dove vengono memorizzati, per poi essere ritrasmessi agli stessi siti alla visita successiva. Sono usati per eseguire autenticazioni informatiche, monitoraggio di sessioni e memorizzazione di informazioni sui siti (senza l’uso dei cookie “tecnici” alcune operazioni risulterebbero molto complesse o impossibili da eseguire). Ma attraverso i cookie si può anche monitorare la navigazione, raccogliere dati su gusti, abitudini, scelte personali che consentono la ricostruzione di dettagliati profili dei consumatori.

“Con questo provvedimento, maturato anche attraverso la consultazione dei vari stakeholder, diventa più facile il rispetto degli obblighi previsti dalla normativa europea” – commenta Antonello Soro, presidente del Garante privacy. “La procedura semplificata consentirà agevolmente ai navigatori di manifestare un consenso davvero libero e consapevole”.

Per proteggere la privacy degli utenti e consentire loro scelte più consapevoli, il Garante ha dunque stabilito che, d’ora in poi quando si accede alla home page o ad un’altra pagina di un sito web deve immediatamente comparire un banner ben visibile, in cui sia indicato chiaramente:

1) che il sito utilizza cookie di profilazione per inviare messaggi pubblicitari mirati;

2) che il sito consente anche l’invio di cookie di “terze parti”, ossia di cookie installati da un sito diverso tramite il sito che si sta visitando;

3) un link a una informativa più ampia, con le indicazioni sull’uso dei cookie inviati dal sito, dove è possibile negare il consenso alla loro installazione direttamente o collegandosi ai vari siti nel caso dei cookie di “terze parti”;

4) l’indicazione che proseguendo nella navigazione (ad es., accedendo ad un’altra area del sito o selezionando un’immagine o un link) si presta il consenso all’uso dei cookie.

Per quanto riguarda l’obbligo di tener traccia del consenso dell’utente, al gestore del sito è consentito utilizzare un cookie tecnico, in modo tale da non riproporre l’informativa breve alla seconda visita dell’utente.

L’utente mantiene, comunque, la possibilità di modificare le proprie scelte sui cookie attraverso l’informativa estesa, che deve essere linkabile da ogni pagina del sito.

A mero titolo di esempio, il Garante ha predisposto un modello di banner disponibile sul proprio sito www.garanteprivacy.it Roma, 4 giugno 2014

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Google #Mobilegeddon: premiati i siti mobile-friendly

Google ha da poco applicato l’aggiornamento dell’algoritmo battezzato #mobilegeddon creando come sempre nuovo panico tra le file dei proprietari di siti e soprattutto delle web agency. Il motivo è semplice: ci si aspetta un nuovo sconvolgimento della serp. E’ però importante rilevare che questo sconvolgimento riguarderà solo la serp dei dispositivi mobile. In pratica, fedele al suo obiettivo di migliorare l’esperienza di navigazione dell’utente, Google ha deciso di premiare i siti “mobile friendly” con un miglior posizionamento quando le ricerche vengono effettuate da dispositivi mobili (smartphone e tablet).

In realtà sembra che l’aggiornamento sia meno impattante di come possa sembrare. Siti che ancora non sono mobile friendly ma che al tempo stesso sono siti di qualità e che soddisfano le query di ricerca, manterranno comunque il loro posizionamento e soprattutto la navigazione desktop non sarà compromessa.

Ad ogni modo, visto e considerato che la navigazione da mobile raggiunge spesso e volentieri il 60% del traffico totale, forse è giunta l’ora di procedere ad aggiornamento di quei siti che ancora non sono pronti per i device mobili.

Di seguito la traduzione del post sul blog ufficiale di Google: Rolling out the mobile-friendly update

Come abbiamo osservato all’inizio di quest’anno, oggi è il giorno in cui iniziamo a presentare al pubblico di tutto il mondo il nostro aggiornamento mobile-friendly. Stiamo migliorando il posizionamento delle pagine mobile-friendly nei risultati di ricerca su dispositivi mobili. Adesso chi effettua ricerche potrà trovare più facilmente risultati di alta qualità e pertinenti in cui il testo è leggibile senza picchiettare o zoomare, gli oggetti da selezionare sono opportunamente distanziati, e la pagina evita contenuti ineseguibili o scorrimenti orizzontali.

google-mobilegeddon
L’aggiornamento mobile-friendly del 21 aprile migliora il posizionamento delle ricerche mobile-friendly per le pagine leggibili e usabili su dispositivi mobili.

Questo aggiornamento:

  • Riguarda solo il posizionamento di ricerche su dispositivi mobili
  • Riguarda i risultati di ricerca in tutte le lingue globalmente
  • Opera su pagine singole, non su siti interi

Sebbene la modifica mobile-friendly sia importante, noi usiamo ancora una pluralità di criteri per classificare i risultati di ricerca. L’intento della query di ricerca rimane un criterio molto importante – perciò anche se una pagina con contenuti di alta qualità non è mobile-friendly, potrebbe ugualmente ottenere un posizionamento alto se ha un contenuto ottimo per la query.

Per verificare che il tuo sito sia mobile-friendly, puoi esaminare pagine singole con il test Mobile-Friendly o controllare lo stato di tutto il sito attraverso il rapporto di Usabilità Mobile in Strumenti Webmaster. Se le pagine del tuo sito non sono mobile-friendly, potrebbe esserci una notevole diminuzione di traffico su dispositive mobile da Google Search. Ma non preoccuparti, una volta che il tuo sito diventerà mobile-friendly, noi riesamineremo automaticamente (ovvero scansione e indicizzazione) le tue pagine. Puoi anche accelerare il processo richiedendo una nuova scansione a Google, così le tue pagine potranno essere considerate mobile-friendly nel posizionamento.

Responsive Web Design

Da diverso tempo ormai si sente parlare di siti “responsive design“.

Però non tutti sanno con esattezza a cosa ci si riferisca quando si parla di “responsive design“… non che sia obbligatorio saperlo però, nel momento in cui occorre decidere che strada prendere per un nuovo sito, o anche solo per un aggiornamento dell’attuale, diventa importante disporre di quel minimo di elementi e conoscenze atte a consentirci una scelta consapevole e proficua.

I siti web, originariamente, sono nati per esser navigati usufruendo di pc desktop e successivamente su pc portatili. I siti, di fatto venivano sviluppati decidendo a priori la miglior risoluzione di visualizzazione che cambiava con l’incrementarsi delle prestazioni delle schede grafiche e dei monitor: dal 640×480 all’800×600 e poi al 1024×768 ecc.

Si decideva a priori la larghezza della pagina in visualizzazione, si formattavano tabelle e immagini in funzione di questa larghezza e man mano che la tecnologia avanzava il sito web si dimostrava sempre più inadeguato.

Responsive_design

L’avvento di device di tutti i tipi ha poi complicato maggiormente la situazione: pensate alla visualizzazione di un sito 800×600 su uno smartphone… se ne vedono ancora tanti in giro e di sicuro è un tipo di navigazione che toglie il piacere della navigazione stessa anche in presenza di un sito ben fatto.

Grazie alla potenzialità dell’html e dei fogli di stile css si è quindi passati da una programmazione del sito in valori assoluti ad una programmazione del sito in valori percentuali. In un sito responsive la pagina non sarà larga 720 pixel ma ad esempio 100% dello spazio disponibile, la tabella non sarà larga 200 pixel ma il 20% della spazio in cui viene collocata. E così via per le immagini e per tutti gli atri elementi necessari alla costruzione del sito.

Molto succintamente un sito responsive è un sito che è un grado di adattarsi al monitor in cui viene visualizzato senza necessità di esplicitamente richiedere una visualizzazione particolare (una volta molti siti offrivano la possibilità di essere visualizzati in 2 o 3 risoluzioni differenti e l’utente sceglieva in funzione del suo monitor).

Le statistiche parlano chiaro:

  • si vendono sempre più smartphone e sempre più tablet
  • aumentano le persone che, nei primi venti minuti dopo il risveglio, utilizza un dispositivo elettronico diverso dal pc: chi controlla la posta, chi entra in Facebook e chi effettua un ricerca Google per poi navigare in un sito che soddisfa i criteri di ricerca
  • i siti responsive hanno una percentuale di utenti mobile circa 4 volte superiore rispetto ai siti tradizionali: questo significa che un utente mobile, quando capita su un sito tradizionale, la maggior parte delle volte passa oltre alla ricerca di un sito perfettamente navigabile con il device in uso

Soddisfare le esigenze di fruibilità del sito di una platea sempre più vasta è uno dei fattori vincenti del proprio business anche quando non parliamo di e-commerce o di internet-business

Pensate ad una persona che sta viaggiando in treno e con il suo smartphone cerca un ristorante dove pranzare una volta giunto a destinazione.
Un sito di tipo tradizionale potrebbe obbligare questa persona ad uno scrolling continuo all’interno del menù ad esempio, determinando un’esperienza di navigazione quanto meno negativa e quindi, potenzialmente, l’utente cercherà un altro ristorante quando magari sarebbe stato pienamente soddisfatto dalla cucina di quello che stava cercando di esaminare.
Un sito responsive adatterà il menu del ristorante alle modalità di visualizzazione dello smartphone rendendo l’esperienza di navigazione positiva, piacevole ed utile.

Se poi il sito è realizzato con un responsive design ti tipo evoluto, sfruttando appieno le potenzialità della tecnologia Framework (come ad esempio il sito Web Net 3.0 sul quale siete), allora lo smartphone scomporrà la pagina in blocchi che poi proporrà sequenzialmente, sostituirà il menu usato per la versione desktop con un menu realizzato ad hoc per la versione smartphone (quell’icona con le tre linee orizzontali che appare solo quando si naviga da smartphone).

Il responsive design è quindi la scelta ottimale per quanti non necessitano di applicazione specifiche per il mobile e non obbliga alla realizzazione di una doppia versione del sito: versione desktop e versione mobile ready.


Il partner ideale per
il posizionamento sui motori di ricerca

Contatti

Web Net 3.0
di Francesco Colasuonno
Via Oldrado da Tresseno 12
20127 Milano

Tel: +39.3356408081
PI IT13326330969
REA MI2716006

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